Le Lettere di Alex – Cattolici LGBT 2019: in frontiera alla veglia annuale
di preghiera per il superamento dell’omofobia
Omofobia,
xenofobia e violenza di genere: problematiche unificate sotto la medesima
sensibilità che deriva dai medesimi dolori, quelli dell’esclusione. Lo spirito
del mondo e lo Spirito di Dio ispirano atteggiamenti diametralmente opposti nei
confronti del “diverso”, nei confronti cioè dei frutti multicolori del creato,
che in Cristo trova la sua massima realizzazione emergendo dal peccato. Il
dramma è che spesso si traveste lo spirito del mondo con le mentite spoglie di
uno spirito di dio (minuscole volute) al servizio della nostra ignoranza, delle
nostre fobie, dei nostri interessi, della nostra violenza o indifferenza. La
frontiera, luogo della marginalità, punto d’incontro col “diverso”, è però il
luogo privilegiato da Gesù in tutto il Vangelo. È luogo di Gesù, nella sua
somiglianza e vicinanza agli ultimi e nella sua cura verso tutte le espressioni
dell’amore. Cura che lentamente si sta manifestando nella sua Chiesa.
Non temere
perché ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni, sei
prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo (Isaia 43,
1-4).
Le veglie
annuali per il superamento dell’omofobia,
transfobia e delle intolleranze attraversano, a metà maggio,
numerose città italiane e al momento paesi come Malta, Ungheria, Spagna e Cile.
I dolcissimi versetti di Isaia 43, 1-4 sono quelli che Dio ha rivolto
quest’anno ai suoi figli LGBT. Suor
Anna Maria Vitagliani segue un gruppo di preghiera di persone
appartenenti all’associazione di credenti LGBT “Ponti Sospesi”. Alla
veglia di Napoli, celebrata
domenica 19 Maggio 2019 al Tempio Valdese di Via Dei Cimbri, la suora milanese
ha parlato di Spiritualità delle
frontiere: «Frontiera è
una parola che, soprattutto oggi in questi tempi, si associa spesso a muri e a
luogo non pacifico. L’accezione di ‘frontiera’ intesa dalla Spiritualità delle
frontiere ha origine dalla Bibbia: qui, fin dall’inizio, la frontiera è il
luogo in cui il primo uomo si incontra con la donna, con l’altro e quindi la
frontiera è il luogo dell’uomo di fronte all’altro uomo, uomo che per
definizione è “altro da me”.
È quindi
luogo d’incontro dell’alterità, qualunque essa sia. E può essere luogo
d’incontro nella fiducia, nella pace, nell’ascolto reciproco, oppure anche, e
spesso purtroppo è così, luogo di scontro caratterizzato dalla paura, paura dell’altro, di ciò che è diverso da me,
che genera sofferenze, fatiche e conflitti. Questa frontiera può essere
geografica, luogo di incontro tra popoli diversi. E ci sono anche le frontiere esistenziali, quelle che –
in fondo – ognuno di noi porta dentro e che oggi si può dire siano quei
luoghi abitati da persone che ancora si sentono e vivono in una situazione di
frontiera o periferia esistenziale;
persone che abbiamo ascoltato in questa veglia con le loro testimonianze». Per suor
Anna Maria «è una fortuna ascoltare e
accompagnare persone che oggi – e speriamo che questo non sia per sempre –
abitano queste frontiere esistenziali, come le persone LGBT, i migranti e le
persone separate in situazione di nuova unione».
L’équipe di Spiritualità delle
frontiere è nata alcuni anni fa, composta oltre che da suor
Anna Maria, da padre Pino Piva,
gesuita, e don Christian Medos.
Essa è partita dall’intuizione legata all’accezione di ‘frontiera’ e dalla
considerazione che «la prima persona
che ha abitato una frontiera esistenziale, una frontiera geografica, è stato lo
stesso Gesù. Perché Gesù è vissuto a Nazareth di Galilea. Nella Palestina del
tempo la Galilea era periferia e Nazareth
era la periferia della periferia. Nel Vangelo stesso, Natanaèle si
domanda: “Da Nazareth può mai venire qualcosa di buono?” Si! È venuto Gesù di
Nazareth, proprio dalla frontiera, dalla periferia. E quando Gesù risorge, lo
abbiamo letto nei Vangeli di Pasqua proprio poche settimane fa, un angelo si
manifesta alle donne – altra “periferia” – e dice: “È risorto dai morti, ed
ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete”. Quindi ogni frontiera, ogni periferia è già abitata
dal Signore Risorto, e dal suo Spirito che precede chiunque vada verso quella
frontiera. Questo è molto importante perché vuol dire che andare in una
frontiera geografica o esistenziale significa prima di tutto mettersi in ascolto di chi la abita e dello
Spirito del Signore che, in quella frontiera e nel cuore di quella persona, già
sta lavorando. E quindi io non debbo portare Dio o una parola che sia
già la risposta a tutte le domande possibili, ma mettermi prima di tutto in ascolto delle persone e dello
Spirito che in quelle persone, in modo privilegiato direi, già lavora. Gesù è
stato un uomo di frontiera, e negli Atti degli Apostoli vediamo lo Spirito Santo che spinge gli apostoli ad
andare verso le frontiere e, quando gli apostoli ci arrivano, scoprono che lo
Spirito già sta lavorando. Lo devono solo riconoscere e assecondare».
“Spiritualità delle frontiere”
significa questo per l’équipe di suor Anna Maria, che si occupa soprattutto di
accompagnamento spirituale di persone che quella frontiera la abitano e di
formazione degli operatori pastorali che, in ascolto, giungono in quella
frontiera, preceduti dallo Spirito. La vocazione di suor Anna Maria, con le
persone LGBT, consiste infatti nel «mettersi
in ascolto di queste persone, delle loro realtà, dei loro vissuti, della loro
esperienza del Signore e accompagnarli a crescere e rifiorire pienamente in
umanità e nella fede in quel Dio che già abita ciascuno e di cui ognuno ha già
esperienza, a partire dalla propria condizione». A giugno di tre anni fa, su TV2000, suor Anna Maria
insieme a padre Pino Piva e ad Antonio De Chiara (presidente di “Ponti
Sospesi”) ha potuto raccontare un importante tragitto del suo percorso in
frontiera, ricevendo “ufficialmente” dalla “TV dei vescovi” un profondo
ascolto, proprio quell’ascolto di questo Spirito che predilige la frontiera e
che in essa mostra la ricchezza delle diversità e la grandezza e la varietà
imperscrutabile dei misteri della vita e dell’uomo. Misteri a cui lo spirito del mondo spesso si avvicina con
paura e addirittura disprezzo, ma che lo Spirito Santo sta lentamente
mettendo in luce, accompagnando col Suo amore il cammino della civiltà.
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