Eccoci qua |
Paolo
Cugini
Mercoledì 13 giugno.
Siamo giunti nella prelatura di Itaituba alla sera dopo un viaggio veramente
pesante. In Aereo da Manaus a Santarem dove ci è venuto a prendere un
consacrato carmelita per fare circa 400 Km su strade sterrate allucinanti,
intervallate da pezzi di asfalto. Giunti alla prelatura ci ha accolti il
Vescovo mons Wilmar Santin visibilmente stanco, anche lui proveniente da un
viaggio all’interno della prelatura: 450 km per realizzare alcune cresime. Cena
e poi a letto.
Il vescovo Wilmar Santin: è sempre sorridente e trasmette un'energia incredibile |
Giovedì 14 giugno.
In città tutti i giorni, eccetto il sabato, alle 6,45 ci sono le lodi e mesa
con la comunità, alla quale ci siamo uniti anche noi. Subito dopo la colazione
partenza su due macchine per visitare le comunità di una delle due parrocchie
della città, vale a dire Nostra Signora del Buon Rimedio. La periferia della
città di Itaituba, che conta con circa cento mila abitanti, è molto vasta. In
molti dei quartieri le strade non sono ancora asfaltate. Mentre viaggiavamo
suor Celina ci ha raccontato la situazione pastorale delle varie comunità
incontrate. Oltre alla sede della parrocchia Nostra Signora del Buon Rimedio,
ci sono 28 comunità. Da quasi due anni la parrocchia non ha un parroco. Era l’unica
parrocchia ad avere un parroco diocesano.
In macchina per la visita alle comunità della città Don Gabriele Carlotti, il vescovo Mons Wilmar e suor Celina |
Le suore accompagnano la formazione e
la coordinazione del lavoro pastorale delle comunità nella città, visitando
anche le famiglie. E’ una città in continua espansione e, di conseguenza,
continuamente si assiste al fenomeno già incontrato dell’invasione di terra da
parte delle famiglie che vengono da fuori per abitare in città. Le famiglie che
desiderano offrire un’educazione migliore ai figli sono obbligate a spostarsi
in città poiché nelle comunità rurali al massimo ci sono le scuole elementari. Lo
stesso discorso vale per la salute. Chi vive nelle comunità della campagna o
lungo il fiume in caso di necessità deve far ricorso all’ospedale che trova in
città. Non osiamo immaginare il trasporto in ambulanza in simili strade. Ci
siamo fermati dinanzi ad una cappella in legno e abbiamo visitato una zona in
cui la comunità ha comprato un terreno con l’idea di costruire la nuova
cappella. Tutto è fatto con i mezzi della comunità che si organizza, oltre che
la decima, con dei momenti di festa e altre iniziative per raccogliere fondi. A
detta di suor Celina, è in questi momenti in cui le persone si uniscono per costruire
qualcosa insieme, che cresce il senso di appartenenza alla comunità. Mentre
visitavamo la periferia della città, siamo rimasti impressionati dal numero
enorme di chiese evangeliche e neo-pentecostali: ce ne sono davvero tantissime.
La maggior parte dei quartieri che abbiamo visitato sono in condizioni di
grande povertà.
strada in un quartiere della città |
Una chiesetta di una delle tante comunità dei quartieri della città |
Nel pomeriggio lunga chiacchierata
con Mons Wilmar Santin di 65 anni, vescovo della
Prelatura di Itaituba dal 2011, che ci ha fatto il quadro completo della
situazione della prelatura.
La chiacchierata con il vescovo |
I
Municipi di Itaituba sono Ruropolis, Trairao, Novo
Progresso, Jacarèacanga. Oltre a questi c’è una punta del municipio di Altamira
che è pastoralmente servita dalla prelatura: Castelo de Sonhos e Cachoeira da
Serra. Il municipio di Altamira è molto lungo ed era troppo per una prelatura
sola, quindi l’hanno divisa. Di questi due ultimi municipi non si sa quanto
siano estesi, comunque la prelatura ha un territorio grande quanto lo Stato del
Paranà.
Nella
prelatura ci sono i cercatori d’oro perché è una zona ricca
di oro. Ciò comporta tutta una situazione sociale piuttosto grave. Il governo
sta favorendo il garimpo, vale a dire
l’estrazione dell’oro. Molti sono anche gli stranieri che arrivano, soprattutto
canadesi.
Cercatori d'oro |
Altri
settori significativi sul piano economico sono l’industria del legno e la produzione
di NIOBIO
(Columbio): è usato per i computer. Brasile e Canada sono i maggiori
produttori. Questo provoca grande contaminazione di mercurio. I composti del
Columbio sono molto tossici e danneggiano in modo irrecuperabile l’organismo.
Questo vale anche per il mercurio.
Idroelettrica:
esiste un grande progetto nell’area, nella Bacia del Tapajòs sono progettate 43
centrali idroelettrica.
Sul
territorio della prelatura ci sono attualmente 8 parrocchie: due in Itaituba e una in ogni municipio e poi Castelo
de Sonhos. Le due parrocchie della città di quasi centomila abitanti possono
contare con un solo presbitero.
Esistono
anche due aree pastorali che funzionano come parrocchie, anche se la
documentazione (certificati di battesimo, matrimoni, ecc.) rimane nella chiesa
centrale. C’erano due preti oblati, che sono andati via ed erano coloro che si
occupavano di queste due aree. Adesso chi aiuta è suor Creuza che si occupa di
queste due zone pastorali con 28 comunità attive e altre 15 sono inattive. Ci sono
comunità sul fiume a alcune all’interno.
Nella
prelatura esiste un’area indigena
chiamata san Francesco: è una missione attiva di circa 100 anni, una delle missioni
più antiche in Brasile che lavora con i popoli indigeni ed è gestita dai
francescani, che sono arrivati nel 1910. Quest’immensa area indigena è composta
da circa 130 villaggi di indios. Ci sono anche i carmeliti scalzi che stanno
aiutando.
“Oggi attendiamo 5 villaggi – ci
racconta il vescovo - che non avevano ricevuto servizio pastorale
dalla Chiesa sino ad oggi. Altri villaggi si, con i Francescani. Le ultime sono
state visitate da un prete circa due anni fa. Questi villaggi non sono
organizzati e non hanno tradizioni. Gli indigeni parlano portoghese Nei villaggi indigeni c’è la visita del
padre ogni tre mesi”.
In
Ruropolis ci sono tre preti stranieri verbiti. Tutti i preti presenti in
diocesi sono religiosi: Verbiti, Oblati, carmelitani, Cavanis (il loro carisma
è l’educazione e stanno fondando una facoltà cattolica e stanno aprendo un
asilo), Francescani.
Pastorali
Sociali attive nella prelatura
·
CPT (pastorale della terra) si è
costituita con il nuovo Vescovo.
·
Pastorale dei bambini
è presente da molto tempo, anche se non sempre è strutturata. Il vescovo precedente
aveva investito molto nella formazione degli agenti della pastorale del
bambino.
·
Pastorale del migrante:
ci sono molti migranti provenienti dal Mato Grosso
·
Pastorale carceraria
·
Pastorale delle persone anziane,
che è articolata nelle due parrocchie della città di Itaituba
·
Pastorale della sobrietà
per persone con dipendenza chimica
·
Pastorale di AIDS
·
Pastorale indigenista:
è il quarto anno che s’incontrano per uno scambio di opinione e formazione
·
Pastorale di Giustizia e Pace
·
Radio Comunitaria:
ci sono cinque soci di cui tre legati alla Chiesa
Le
distanze sono enormi, oltre a ciò le strade sono sterrate e, quelle asfaltate
sono piene di buche. Questo dato è importante per caprie le difficoltà che
incontrano gli operatori pastorali nel loro servizio.
Nella
prelatura è presente l' ECC (Incontro degli Sposi con
Cristo): è iniziato nel 2014 nella città di Itaituba. L’ECC è una
proposta pastorale rivolta direttamente alle coppie di sposi per aiutarli a
riscoprire la loro vocazione matrimoniale e il loro inserimento nella vita
della comunità cristiana. Nel 2011 era presente in Novo Progresso e in Castello
de sonhos. In città sono al quarto incontro della prima tappa (il cammino ne
prevede tre). L’ECC ha aiutato le coppie ad assumere l’impegno del servizio nelle
comunità.
Pastorale
della decima: funziona nelle parrocchie e riesce a
mantenere il lavoro pastorale. Stanno lavorando per aiutare le persone ad avere
uno spirito della decima per crescere nell’appartenenza alla comunità.
Catechesi:
quando è arrivato il vescovo era solo catechesi tradizionale. Oggi si cerca di
fare un lavoro di catechesi d’iniziazione cristiana, conforme alle indicazioni
della CNBB (documento 97 del 2011). Nel 2013-14 la prelatura ha realizzato
un direttorio di catechesi da tenere in comune per tutte le parrocchie. Anche
alcuni manuali di altre diocesi sono stati assunti dalla Prelatura. L’obiettivo è lavorare in
comunione e insieme. Altro passo importante è stata la conoscenza di Padre
Abimar, teologo assessore della CNBB di catechesi, che ha realizzato incontri
nella prelatura per i parroci, le suore e alcuni laici. I risultati di questo
lavoro di catechesi si stanno notando. Nel 2016 c’è stato un congresso
regionale sulla catechesi e hanno partecipato 21 laici della prelatura. Questo
lavoro sta aiutando a togliere le comunità dalla dipendenza del prete. Altro
momento importante nel cammino di ristrutturazione della catechesi è stato il Corso
di catechetica: quattro settimane. Hanno partecipato tre persone. Serve
per formare coordinatori diocesani. Un grande problema è la perseveranza in
questi cammini formativi.
Altro
punto importante della prelatura è la Formazione:
·
C’è un centro di formazione diocesano che
è utilizzato per gli incontri che durano alcuni giorni.
·
Centro di Pastorale dove è attivo un corso
di teologia per laici che dura una settimana per mese per due anni. Qui
funziona anche le segreterie delle pastorali sociali.
·
è stato realizzato il primo seminario di
Catechesi nel 2018
Il centro di formazione |
Assemblea: Avviene
ogni 4 anni. Le persone hanno chiesto di regionalizzare la formazione. Le
priorità che l’assemblea ha indicato sono:
1. Formazione
2. Difesa
della vita: è stato fatto poco. Sono apparse alcune nuove pastorali sociali.
3. Pastorale
vocazione: è iniziata ma non si è sviluppata bene
Assemblea del 2017, priorità:
1.
Giovani
2.
Formazione
3.
Famiglia
4.
Pastorale Vocazionale
Situazione
del seminario: Non ci sono preti diocesani, ma tutti
religiosi. Attualmente c’è un seminarista che sta facendo l’esperienza
pastorale e sta passando in tutte le parrocchie della prelatura. Ce ne sono
altri tre che terminano gli studi di filosofia a Santarem. Gli studi teologici
vengono fatti a Belem. Prima c’era un seminario a Belém, ma l’hanno chiuso
perché non c’erano più seminaristi. Attualmente stanno cercando di inviare i seminaristi per Belo Horizonte dai gesuiti,
una delle migliori facoltà teologiche del Brasile. Qui c’è una comunità di
formazione a tutti i livelli e il vescovo è molto soddisfatto. Non ci sono
vocazioni, perché secondo il vescovo non è stato fatto un buon lavoro. Infatti,
ogni congregazione pensa per sé e non stimola le vocazioni diocesane.
Ci
sono due congregazioni femminili: Carmelitane della
divina provvidenza (4); L’altra: Missionarie di Santa Teresa di Gesù Bambino
(3). Queste due congregazioni sono venute per amicizia con il Vescovo. Nella
parrocchia di Jacareacanga c’è la congregazione delle passioniste (3). Poi ce
ne sono 3 dell’Immacolata Concezione che attuano nella missione San Francesco
con i popoli indigeni.
Una
delle difficoltà è l’avvicendamento del clero religioso. In una parrocchia in
sei anni hanno cambiato cinque parroci. E’ faticoso portare avanti un piano
pastorale. Secondo il vescovo questo è uno dei problemi principali. Si fa
fatica a lavorare insieme perché ogni congregazione sembra andare per conto
proprio.
Altro problema.
Il vescovo anteriore non aveva un piano pastorale fatto insieme. Ogni
parrocchia e area pastorale aveva una dipendenza totale con i preti. Ogni
parrocchia era un’isola. Il nuovo vescovo ha iniziato la sua attività
realizzando incontri con i preti per favorire la comunione del presbiterio:
quattro incontri per anno. Due incontri sono di fraternità. I presbiteri hanno
suggerito che gli incontri vengano fatti ogni volta in parrocchie diverse.
L’idea è riuscire ad avere una linea pastorale comune e di assumere insieme la
prelatura. Il vescovo ha consegnato una chiave della sua casa ad ogni prete
della diocesi.
Proposta
per Reggio Emilia: Assumere la parrocchia in città
nostra Signora del buon Rimedio e una mano per la parte liturgica e la parte
più sacramentale nelle comunità. E’ una parrocchia che è già stata affidata a
Diocesani e così potrebbe avere un modello diocesano.
Esterno ed interno della chiesa della parrocchia di Nostra Signora del Buon Rimedio che il Vescovo vorrebbe affidare alla diocesi di Reggio EMilia |
Venerdì
15 giugno. Giornata trascorsa visitando le comunità
della zona rurale. Tra andata e ritorno abbiamo trascorso 150 km di strada
sterrata. Per lavorare pastoralmente in questi contesti ci vogliono delle
schiene di acciaio. Mentre andavamo abbiamo notato che lo stile di Chiesa è lo
stesso di quello che abbiamo accompagnato per anni nello Stato della Bahia,
vale a dire, parrocchie costituite di Comunità Ecclesiali di Base con il laici
che assumono i servizi pastorali delle comunità. Senza il loro contributo le
comunità sarebbero sparite e la fede del popolo non avrebbe la possibilità di
essere alimentata. Se ciò è vero in generale, lo è ancora di più in questo
contesto in cui da anni non c’è un presbitero che accompagni il cammino. Dopo
circa 50 Km abbiamo fatto sosta nella casa della leader della comunità Santa
Teresina, che ci ha rifocillati con caffè, frutta e biscotti.
E’ sempre bello
essere accolti da un sorriso. Abbiamo continuato il cammino per giungere ad una
comunità di circa 1500 persone, posta sul fiume Tapajos. Comunità ben
strutturata in cui funzionano diversi servizi pastorali: la catechesi, la
pastorale dei bambini, della decima e la celebrazione domenicale. “L’ultima messa nella comunità – ci dice
suor Creuza che ci ha accompagnato nel viaggio e che accompagna queste comunità – è stata celebrata nel dicembre dello
scorso anno e non ci sono previsioni di un’altra. Attualmente c’è un solo prete
in città con quasi 100 mila abitanti e, di conseguenza, non riesce ad
accompagnare anche le comunità della campagna”.
Cappella della comunità di San Giovanni Battista |
Mentre
suor Creuza parlava, pensavo alla fatica che facciamo in Italia per spostare
l’orario di una messa o, addirittura per toglierne una. Qui il problema non si
pone: il prete non c’è. E’ vero che sono contesti diversi, come del resto
sempre ci viene rinfacciato a noi preti missionari, come se fosse una colpa
essere stati inviati in missione dal nostro vescovo e dalla nostra diocesi di
origine, ma la Chiesa è la stessa. Forse l’importanza di una diocesi come
Reggio Emilia di avere un piede nelle missioni, serve anche per questo:
aiutarci a guardare i problemi tenendo conto punti di vista diversi, sguardi di
Chiesa che sono altro rispetto al punto di vista unico. La Chiesa proprio
perché è cattolica è universale, costituita da tutti i popoli di tante culture diverse;
quando la comunità si chiude in sé stessa e pensa a se stessa tenendo conto del
suo unico punto di vista, s’impoverisce.
Nonostante questa mancanza di preti, è bello
vedere che la comunità continua a vivere. Appena arrivati abbiamo notato il
clima di festa attorno alla cappella di san Giovanni Battista. “Ci stiamo preparando per la festa del
patrono – ci dice la leader della
comunità -. E poi per l’occasione ci
sarà il matrimonio di 12 coppie!”.
Abbiamo
poi ripreso il viaggio per dirigerci nella comunità di Filadelfia e Moreira.
Quest’ultima ci ha colpito particolarmente: una comunità immersa nella natura.
C’erano piante enormi di manga, banana e altri tipi di frutta oltre a piante di
fiori. A 20 metri dalla cappella un gruppetto di bambini schiamazzavano allegri
mentre facevano il bagno nel fiume. Nelle comunità della campagna il tempo
sembra fermarsi. Le famiglie che vivono qui hanno un pezzetto di terra in cui
possono piantare ciò che serve per vivere. Le grandi piogge, caratteristica di
tutta l’Amazzonia, mantengono una vegetazione ricchissima e con colori
impressionanti. Nel ritorno ci siamo fermati alla comunità di Santa Teresina,
nella quale abbiamo trovato il pranzo pronto.
Alla
sera messa nelle comunità. La suora che articola
la pastorale nella città, ha approfittato della presenza di preti che sanno il
portoghese per collocarci a celebrare messa in alcune comunità della città. Io
ho celebrato la messa nella comunità di san Sebastiano. Come sempre la liturgia
era tutta preparata in ogni sua parte, dai laici della comunità. Alla fine
hanno fatto di tutto per trattenermi implorandomi di ritornare.
Il
vescovo alla sera non c’era. E’, infatti, partito
nel pomeriggio per celebrare le cresime in una comunità che dista 650 Km di
strade allucinanti! In questa comunità rimarrà sino a giovedì e ne approfitta
per stare con la gente e con il prete della parrocchia. Quando siamo arrivati
mercoledì sera era appena giunto da un altro viaggio faticosissimo. Lui però, è
sempre sorridente e con la battuta pronta: un uomo veramente straordinario e
con una fede impressionante. Incontrare persone così motiva il ministero e
rafforza il desiderio della missione.
La cattedrale della Prelatura di Itaituba |
Domani rientro a Manaus. E qui che condivideremo le nostre considerazioni delle visite realizzate, da consegnare la Vescovo Massimo
Forza Don Paolo
RispondiEliminaNossa! Que coisa boa saber que mesmo sem padre suficiente, a comunidade mantém sua fé viva e continua com suas atividades. Boas visitas para vocês. Um grande abraço amigo Pe. Paolo!
RispondiEliminaGrazie Paolo per le tue condivisioni! Vi sentiamo un poco più vicini e abbiamo la grazia di confrontarci con realtà dove le nostre "difficolta" risultano essere "inezie"! Certo Reggio Emilia non è il Brasile. Emergono però le nostre chiusure e il nostro vuoti egoismo. La difficoltà a vivere insieme in comunità rispettando, anzi valorizzando, le nostre differenze senza pretesa alcuna di detenere la verità. E mi riferisco per primo a me stesso.
RispondiEliminaGrazie e un grande abbraccio a tutti