sabato 16 giugno 2018

ITAITUBA: LA PRELATURA SUL FIUME TAPAJOS

Eccoci qua





Paolo Cugini

Mercoledì 13 giugno. Siamo giunti nella prelatura di Itaituba alla sera dopo un viaggio veramente pesante. In Aereo da Manaus a Santarem dove ci è venuto a prendere un consacrato carmelita per fare circa 400 Km su strade sterrate allucinanti, intervallate da pezzi di asfalto. Giunti alla prelatura ci ha accolti il Vescovo mons Wilmar Santin visibilmente stanco, anche lui proveniente da un viaggio all’interno della prelatura: 450 km per realizzare alcune cresime. Cena e poi a letto.

Il vescovo Wilmar Santin: è sempre sorridente e trasmette un'energia incredibile

Giovedì 14 giugno. In città tutti i giorni, eccetto il sabato, alle 6,45 ci sono le lodi e mesa con la comunità, alla quale ci siamo uniti anche noi. Subito dopo la colazione partenza su due macchine per visitare le comunità di una delle due parrocchie della città, vale a dire Nostra Signora del Buon Rimedio. La periferia della città di Itaituba, che conta con circa cento mila abitanti, è molto vasta. In molti dei quartieri le strade non sono ancora asfaltate. Mentre viaggiavamo suor Celina ci ha raccontato la situazione pastorale delle varie comunità incontrate. Oltre alla sede della parrocchia Nostra Signora del Buon Rimedio, ci sono 28 comunità. Da quasi due anni la parrocchia non ha un parroco. Era l’unica parrocchia ad avere un parroco diocesano. 

In macchina per la visita alle comunità della città
Don Gabriele Carlotti, il vescovo Mons Wilmar e suor Celina

Le suore accompagnano la formazione e la coordinazione del lavoro pastorale delle comunità nella città, visitando anche le famiglie. E’ una città in continua espansione e, di conseguenza, continuamente si assiste al fenomeno già incontrato dell’invasione di terra da parte delle famiglie che vengono da fuori per abitare in città. Le famiglie che desiderano offrire un’educazione migliore ai figli sono obbligate a spostarsi in città poiché nelle comunità rurali al massimo ci sono le scuole elementari. Lo stesso discorso vale per la salute. Chi vive nelle comunità della campagna o lungo il fiume in caso di necessità deve far ricorso all’ospedale che trova in città. Non osiamo immaginare il trasporto in ambulanza in simili strade. Ci siamo fermati dinanzi ad una cappella in legno e abbiamo visitato una zona in cui la comunità ha comprato un terreno con l’idea di costruire la nuova cappella. Tutto è fatto con i mezzi della comunità che si organizza, oltre che la decima, con dei momenti di festa e altre iniziative per raccogliere fondi. A detta di suor Celina, è in questi momenti in cui le persone si uniscono per costruire qualcosa insieme, che cresce il senso di appartenenza alla comunità. Mentre visitavamo la periferia della città, siamo rimasti impressionati dal numero enorme di chiese evangeliche e neo-pentecostali: ce ne sono davvero tantissime. La maggior parte dei quartieri che abbiamo visitato sono in condizioni di grande povertà.

strada in un quartiere della città

Una chiesetta di una delle tante comunità dei quartieri della città


Nel pomeriggio lunga chiacchierata con Mons Wilmar Santin di 65 anni, vescovo della Prelatura di Itaituba dal 2011, che ci ha fatto il quadro completo della situazione della prelatura.

La chiacchierata con il vescovo


I Municipi di Itaituba sono Ruropolis, Trairao, Novo Progresso, Jacarèacanga. Oltre a questi c’è una punta del municipio di Altamira che è pastoralmente servita dalla prelatura: Castelo de Sonhos e Cachoeira da Serra. Il municipio di Altamira è molto lungo ed era troppo per una prelatura sola, quindi l’hanno divisa. Di questi due ultimi municipi non si sa quanto siano estesi, comunque la prelatura ha un territorio grande quanto lo Stato del Paranà.



Nella prelatura ci sono i cercatori d’oro perché è una zona ricca di oro. Ciò comporta tutta una situazione sociale piuttosto grave. Il governo sta favorendo il garimpo, vale a dire l’estrazione dell’oro. Molti sono anche gli stranieri che arrivano, soprattutto canadesi.

Cercatori d'oro


Altri settori significativi sul piano economico sono l’industria del legno e la produzione di NIOBIO (Columbio): è usato per i computer. Brasile e Canada sono i maggiori produttori. Questo provoca grande contaminazione di mercurio. I composti del Columbio sono molto tossici e danneggiano in modo irrecuperabile l’organismo. Questo vale anche per il mercurio.

Idroelettrica: esiste un grande progetto nell’area, nella Bacia del Tapajòs sono progettate 43 centrali idroelettrica.

Sul territorio della prelatura ci sono attualmente 8 parrocchie: due in Itaituba e una in ogni municipio e poi Castelo de Sonhos. Le due parrocchie della città di quasi centomila abitanti possono contare con un solo presbitero.
Esistono anche due aree pastorali che funzionano come parrocchie, anche se la documentazione (certificati di battesimo, matrimoni, ecc.) rimane nella chiesa centrale. C’erano due preti oblati, che sono andati via ed erano coloro che si occupavano di queste due aree. Adesso chi aiuta è suor Creuza che si occupa di queste due zone pastorali con 28 comunità attive e altre 15 sono inattive. Ci sono comunità sul fiume a alcune all’interno.

Nella prelatura esiste un’area indigena chiamata san Francesco: è una missione attiva di circa 100 anni, una delle missioni più antiche in Brasile che lavora con i popoli indigeni ed è gestita dai francescani, che sono arrivati nel 1910. Quest’immensa area indigena è composta da circa 130 villaggi di indios. Ci sono anche i carmeliti scalzi che stanno aiutando.
“Oggi attendiamo 5 villaggi – ci racconta il vescovo -  che non avevano ricevuto servizio pastorale dalla Chiesa sino ad oggi. Altri villaggi si, con i Francescani. Le ultime sono state visitate da un prete circa due anni fa. Questi villaggi non sono organizzati e non hanno tradizioni. Gli indigeni parlano portoghese Nei villaggi indigeni c’è la visita del padre ogni tre mesi”.

In Ruropolis ci sono tre preti stranieri verbiti. Tutti i preti presenti in diocesi sono religiosi: Verbiti, Oblati, carmelitani, Cavanis (il loro carisma è l’educazione e stanno fondando una facoltà cattolica e stanno aprendo un asilo), Francescani.
Pastorali Sociali attive nella prelatura

·         CPT (pastorale della terra) si è costituita con il nuovo Vescovo.
·         Pastorale dei bambini è presente da molto tempo, anche se non sempre è strutturata. Il vescovo precedente aveva investito molto nella formazione degli agenti della pastorale del bambino.
·         Pastorale del migrante: ci sono molti migranti provenienti dal Mato Grosso
·         Pastorale carceraria
·         Pastorale delle persone anziane, che è articolata nelle due parrocchie della città di Itaituba
·         Pastorale della sobrietà per persone con dipendenza chimica
·         Pastorale di AIDS
·         Pastorale indigenista: è il quarto anno che s’incontrano per uno scambio di opinione e formazione
·         Pastorale di Giustizia e Pace
·         Radio Comunitaria: ci sono cinque soci di cui tre legati alla Chiesa

Le distanze sono enormi, oltre a ciò le strade sono sterrate e, quelle asfaltate sono piene di buche. Questo dato è importante per caprie le difficoltà che incontrano gli operatori pastorali nel loro servizio.

Nella prelatura è presente l' ECC (Incontro degli Sposi con Cristo): è iniziato nel 2014 nella città di Itaituba. L’ECC è una proposta pastorale rivolta direttamente alle coppie di sposi per aiutarli a riscoprire la loro vocazione matrimoniale e il loro inserimento nella vita della comunità cristiana. Nel 2011 era presente in Novo Progresso e in Castello de sonhos. In città sono al quarto incontro della prima tappa (il cammino ne prevede tre). L’ECC ha aiutato le coppie ad assumere l’impegno del servizio nelle comunità.

Pastorale della decima: funziona nelle parrocchie e riesce a mantenere il lavoro pastorale. Stanno lavorando per aiutare le persone ad avere uno spirito della decima per crescere nell’appartenenza alla comunità.

Catechesi: quando è arrivato il vescovo era solo catechesi tradizionale. Oggi si cerca di fare un lavoro di catechesi d’iniziazione cristiana, conforme alle indicazioni della CNBB (documento 97 del 2011). Nel 2013-14 la prelatura ha realizzato un direttorio di catechesi da tenere in comune per tutte le parrocchie. Anche alcuni manuali di altre diocesi sono stati assunti dalla Prelatura. L’obiettivo è lavorare in comunione e insieme. Altro passo importante è stata la conoscenza di Padre Abimar, teologo assessore della CNBB di catechesi, che ha realizzato incontri nella prelatura per i parroci, le suore e alcuni laici. I risultati di questo lavoro di catechesi si stanno notando. Nel 2016 c’è stato un congresso regionale sulla catechesi e hanno partecipato 21 laici della prelatura. Questo lavoro sta aiutando a togliere le comunità dalla dipendenza del prete. Altro momento importante nel cammino di ristrutturazione della catechesi è stato il Corso di catechetica: quattro settimane. Hanno partecipato tre persone. Serve per formare coordinatori diocesani. Un grande problema è la perseveranza in questi cammini formativi.

Altro punto importante della prelatura è la Formazione:
·         C’è un centro di formazione diocesano che è utilizzato per gli incontri che durano alcuni giorni.
·         Centro di Pastorale dove è attivo un corso di teologia per laici che dura una settimana per mese per due anni. Qui funziona anche le segreterie delle pastorali sociali.
·         è stato realizzato il primo seminario di Catechesi nel 2018

Il centro di formazione


Assemblea: Avviene ogni 4 anni. Le persone hanno chiesto di regionalizzare la formazione. Le priorità che l’assemblea ha indicato sono:
1.      Formazione
2.      Difesa della vita: è stato fatto poco. Sono apparse alcune nuove pastorali sociali.
3.      Pastorale vocazione: è iniziata ma non si è sviluppata bene

Assemblea del 2017, priorità:
1.      Giovani
2.      Formazione
3.      Famiglia
4.      Pastorale Vocazionale

Situazione del seminario: Non ci sono preti diocesani, ma tutti religiosi. Attualmente c’è un seminarista che sta facendo l’esperienza pastorale e sta passando in tutte le parrocchie della prelatura. Ce ne sono altri tre che terminano gli studi di filosofia a Santarem. Gli studi teologici vengono fatti a Belem. Prima c’era un seminario a Belém, ma l’hanno chiuso perché non c’erano più seminaristi. Attualmente stanno cercando di inviare i seminaristi per Belo Horizonte dai gesuiti, una delle migliori facoltà teologiche del Brasile. Qui c’è una comunità di formazione a tutti i livelli e il vescovo è molto soddisfatto. Non ci sono vocazioni, perché secondo il vescovo non è stato fatto un buon lavoro. Infatti, ogni congregazione pensa per sé e non stimola le vocazioni diocesane.

Ci sono due congregazioni femminili: Carmelitane della divina provvidenza (4); L’altra: Missionarie di Santa Teresa di Gesù Bambino (3). Queste due congregazioni sono venute per amicizia con il Vescovo. Nella parrocchia di Jacareacanga c’è la congregazione delle passioniste (3). Poi ce ne sono 3 dell’Immacolata Concezione che attuano nella missione San Francesco con i popoli indigeni.
Una delle difficoltà è l’avvicendamento del clero religioso. In una parrocchia in sei anni hanno cambiato cinque parroci. E’ faticoso portare avanti un piano pastorale. Secondo il vescovo questo è uno dei problemi principali. Si fa fatica a lavorare insieme perché ogni congregazione sembra andare per conto proprio.

Altro problema. Il vescovo anteriore non aveva un piano pastorale fatto insieme. Ogni parrocchia e area pastorale aveva una dipendenza totale con i preti. Ogni parrocchia era un’isola. Il nuovo vescovo ha iniziato la sua attività realizzando incontri con i preti per favorire la comunione del presbiterio: quattro incontri per anno. Due incontri sono di fraternità. I presbiteri hanno suggerito che gli incontri vengano fatti ogni volta in parrocchie diverse. L’idea è riuscire ad avere una linea pastorale comune e di assumere insieme la prelatura. Il vescovo ha consegnato una chiave della sua casa ad ogni prete della diocesi.

Proposta per Reggio Emilia: Assumere la parrocchia in città nostra Signora del buon Rimedio e una mano per la parte liturgica e la parte più sacramentale nelle comunità. E’ una parrocchia che è già stata affidata a Diocesani e così potrebbe avere un modello diocesano.


Esterno ed interno della chiesa della parrocchia di Nostra Signora del Buon Rimedio che il Vescovo vorrebbe affidare
alla diocesi di Reggio EMilia

Venerdì 15 giugno. Giornata trascorsa visitando le comunità della zona rurale. Tra andata e ritorno abbiamo trascorso 150 km di strada sterrata. Per lavorare pastoralmente in questi contesti ci vogliono delle schiene di acciaio. Mentre andavamo abbiamo notato che lo stile di Chiesa è lo stesso di quello che abbiamo accompagnato per anni nello Stato della Bahia, vale a dire, parrocchie costituite di Comunità Ecclesiali di Base con il laici che assumono i servizi pastorali delle comunità. Senza il loro contributo le comunità sarebbero sparite e la fede del popolo non avrebbe la possibilità di essere alimentata. Se ciò è vero in generale, lo è ancora di più in questo contesto in cui da anni non c’è un presbitero che accompagni il cammino. Dopo circa 50 Km abbiamo fatto sosta nella casa della leader della comunità Santa Teresina, che ci ha rifocillati con caffè, frutta e biscotti.
 E’ sempre bello essere accolti da un sorriso. Abbiamo continuato il cammino per giungere ad una comunità di circa 1500 persone, posta sul fiume Tapajos. Comunità ben strutturata in cui funzionano diversi servizi pastorali: la catechesi, la pastorale dei bambini, della decima e la celebrazione domenicale. “L’ultima messa nella comunità – ci dice suor Creuza che ci ha accompagnato nel viaggio e che accompagna queste comunità – è stata celebrata nel dicembre dello scorso anno e non ci sono previsioni di un’altra. Attualmente c’è un solo prete in città con quasi 100 mila abitanti e, di conseguenza, non riesce ad accompagnare anche le comunità della campagna”.

Cappella della comunità di San Giovanni Battista

Mentre suor Creuza parlava, pensavo alla fatica che facciamo in Italia per spostare l’orario di una messa o, addirittura per toglierne una. Qui il problema non si pone: il prete non c’è. E’ vero che sono contesti diversi, come del resto sempre ci viene rinfacciato a noi preti missionari, come se fosse una colpa essere stati inviati in missione dal nostro vescovo e dalla nostra diocesi di origine, ma la Chiesa è la stessa. Forse l’importanza di una diocesi come Reggio Emilia di avere un piede nelle missioni, serve anche per questo: aiutarci a guardare i problemi tenendo conto punti di vista diversi, sguardi di Chiesa che sono altro rispetto al punto di vista unico. La Chiesa proprio perché è cattolica è universale, costituita da tutti i popoli di tante culture diverse; quando la comunità si chiude in sé stessa e pensa a se stessa tenendo conto del suo unico punto di vista, s’impoverisce.
 Nonostante questa mancanza di preti, è bello vedere che la comunità continua a vivere. Appena arrivati abbiamo notato il clima di festa attorno alla cappella di san Giovanni Battista. “Ci stiamo preparando per la festa del patrono – ci dice la leader della comunità -. E poi per l’occasione ci sarà il matrimonio di 12 coppie!”.


Abbiamo poi ripreso il viaggio per dirigerci nella comunità di Filadelfia e Moreira. Quest’ultima ci ha colpito particolarmente: una comunità immersa nella natura. C’erano piante enormi di manga, banana e altri tipi di frutta oltre a piante di fiori. A 20 metri dalla cappella un gruppetto di bambini schiamazzavano allegri mentre facevano il bagno nel fiume. Nelle comunità della campagna il tempo sembra fermarsi. Le famiglie che vivono qui hanno un pezzetto di terra in cui possono piantare ciò che serve per vivere. Le grandi piogge, caratteristica di tutta l’Amazzonia, mantengono una vegetazione ricchissima e con colori impressionanti. Nel ritorno ci siamo fermati alla comunità di Santa Teresina, nella quale abbiamo trovato il pranzo pronto.



Alla sera messa nelle comunità. La suora che articola la pastorale nella città, ha approfittato della presenza di preti che sanno il portoghese per collocarci a celebrare messa in alcune comunità della città. Io ho celebrato la messa nella comunità di san Sebastiano. Come sempre la liturgia era tutta preparata in ogni sua parte, dai laici della comunità. Alla fine hanno fatto di tutto per trattenermi implorandomi di ritornare.

Il vescovo alla sera non c’era. E’, infatti, partito nel pomeriggio per celebrare le cresime in una comunità che dista 650 Km di strade allucinanti! In questa comunità rimarrà sino a giovedì e ne approfitta per stare con la gente e con il prete della parrocchia. Quando siamo arrivati mercoledì sera era appena giunto da un altro viaggio faticosissimo. Lui però, è sempre sorridente e con la battuta pronta: un uomo veramente straordinario e con una fede impressionante. Incontrare persone così motiva il ministero e rafforza il desiderio della missione.
La cattedrale della Prelatura di Itaituba


Domani rientro a Manaus. E qui che condivideremo le nostre considerazioni delle visite realizzate, da consegnare la Vescovo Massimo

 
Don Umberto e don Gabriele a fare la spesa

3 commenti:

  1. Nossa! Que coisa boa saber que mesmo sem padre suficiente, a comunidade mantém sua fé viva e continua com suas atividades. Boas visitas para vocês. Um grande abraço amigo Pe. Paolo!

    RispondiElimina
  2. Grazie Paolo per le tue condivisioni! Vi sentiamo un poco più vicini e abbiamo la grazia di confrontarci con realtà dove le nostre "difficolta" risultano essere "inezie"! Certo Reggio Emilia non è il Brasile. Emergono però le nostre chiusure e il nostro vuoti egoismo. La difficoltà a vivere insieme in comunità rispettando, anzi valorizzando, le nostre differenze senza pretesa alcuna di detenere la verità. E mi riferisco per primo a me stesso.
    Grazie e un grande abbraccio a tutti

    RispondiElimina