Paolo Cugini
Coscientizzare i poveri significa mostrargli innanzitutto che Dio creò
l’uomo e la donna a sua immagine e che un aspetto essenziale (a) di questa
uguaglianza divina è l’uguaglianza sociale. Se il mondo è diviso tra ricchi e
poveri ciò non è dovuto alla volontà di Dio ma all’egoismo umano. Ciò significa
che gli esclusi devono essere messi a conoscenza del progetto iniziale di Dio
per poter collaborare alla sua ricostruzione. In questa prospettiva, quanto
maggiore sarà nella comunità del Vangelo la capacità di vivere in armonia, di
rompere le barriere e le divisioni di condizioni sociali, e di etnie tanto più
le persone riusciranno ad assimilare l’idea di uguaglianza.
Dall’assimilazione del valore di
uguaglianza, il processo di coscientizzazione passa all’idea di cittadinanza.
Se siamo uguali davanti a Dio, allora non esiste nessuno autorizzato ad
umiliare gli altri, a porsi in un atteggiamento di superiorità. Ciò vale anche
per coloro che del popolo sono eletti per governare la città: si tratta di un
servizio e non di una forma di autoaffermazione personale. Coscientizzare gli
esclusi è accompagnarli lentamente ad essere partecipi e protagonisti nelle
città. È un processo lentissimo destinato costantemente a fallire per causa
della distinzione del sentimento di uguaglianza aperto da generazioni di
politici corrotti e senza scrupoli. Ma il cammino è necessario per non
continuare a generare sacche di umanità passiva e morta. Sono gli esclusi che
devono apprendere a trovare risposte per uscire dall’esclusione. Allo stesso
tempo, mentre si coscientizzano gli esclusi, devono essere coscientizzate le
classi dirigenti, per lo meno le persone, più sensibili, più umane, più coscienti
della uguaglianza del genere umano, affinché formulino leggi giuste e rispetto
se delle dignità umane.
I poveri, gli esclusi non partecipano allo sviluppo della città, al
cammino democratico perché sono stati abituati a considerarsi inferiori,
abituati a tacere, abituati a pensare che la loro opinione non vale nulla. È
inutile allora reclamare, come fanno alcuni politici, che “nessuno partecipa…”,
quando si è fatto di tutto affinché diventi ben chiaro che chi decide tutto è
solo un gruppo di poche persone. Una
mentalità nuova che deve essere generata.
(dal diario del 2005).
Nessun commento:
Posta un commento