Paolo Cugini
E’
stato un momento di preghiera indescrivibile. E’ questa la sensazione a caldo
che si sentiva nell’aria, vale a dire la sensazione di aver partecipato ad un
evento carico di emozioni in cui si sentiva forte la presenza di Dio. Senza
dubbio Dio è stato presente con noi in questa veglia, non solo perché eravamo
in una chiesa, ma perché ha fatto sentire la sua presenza attraverso gesti,
parole, incontri, canti. Molta gente,
proveniente anche dalle città vicine, hanno partecipato all’evento. Si sono
viste persone di tutte le età. C’erano giovani, anziani, scout, giovani
africani, fedeli parrocchiani. Non è stata una veglia, dunque, ristretta a
coloro che ruotano attorno al mondo LGBT: c’era tutta l’umanità presente nella
chiesa di Reggio Emilia. La presenza del
Vescovo ha senza dubbio attirato il mondo cattolico alla Veglia. Questo è già
un primo fatto estremamente positivo, che vale la pena sottolineare. La presa
di posizione coraggiosa del Vescovo non ha sol creato unità, ma ha soprattutto attirato
l’attenzione di tutta la comunità sul tema delle persone omosessuali. E’ stato
proprio questo il punto di partenza del discorso di Mons. Camisasca: “prima di
tutto sono qui perché voi siete persone”.
C’era
molta attesa per le parole del vescovo
Massimo Camisasca, che si è dimostrato un vero padre, un vero pastore che guida
il suo gregge, mostrando attenzione per tutti, esprimendo parole di accoglienza
e di comprensione.
“Sono qui per pregare. Che cos’è una Veglia: è
attingere allo sguardo che Gesù ha avuto sull’uomo e sulla donna e chiedere Dio
che questo sguardo possa entrare anche in noi. Gesù non è stato connivente con
nessun peccato dell’uomo. Se oggi possiamo dire nel tuo essere straniero, nel
tuo orientamento di vita che non c’è nulla che possa discriminarti lo dobbiamo
a Gesù. Il suo è stato un segno spesso non compreso. Occorre una continua
conversione del cuore. Per questo partecipo alla sofferenza di chi è rimasto
colpito”.
La
maggior parte delle persone presenti, non addentro alle tematiche delle persone
omosessuali, hanno colto il valore di una Chiesa che si sta sforzando di
capire, di porsi al fianco delle persone LGBT, per ascoltare la loro
sofferenza, camminare con loro. A me sembra che la veglia abbia aiutato ad
aprire gli occhi dei fedeli. E’ stato come un collirio. Grazie alla presenza
del vescovo i fedeli si sono accorti che esistono persone omosessuali, che non
ha senso demonizzarle, perché sono persone e perché davanti a Dio tutti possono
inginocchiarsi e pregare. La presenza del Vescovo ha tolto il velo sui
pregiudizi che derivano dall’ignoranza, e dall’accettare, senza riflettere, il
pensiero comune. E’ stato, dunque, un atto di svelamento, di comprensione
nuova. Ai fedeli presenti alla Veglia è tata offerta la possibilità di
comprendere in modo nuovo il mistero delle persone omosessuali.
“Cos’è la verità che rende liberi: è
Gesù, è metterci alla sua scuola, è accogliere tutte le sue parole, senza selezionarle
a nostro piacimento. Dio non ci chiede tutto subito, è paziente. Chiede a noi
quello che passiamo dare oggi. Nello stesso tempo è esigente, per trovare
orizzonti nuovi alla nostra carità. Sono queste le due parole che vorrei
consegnarvi in questa veglia: pazienza di Dio ed esigenza del suo messaggio”.
Il
Cammino di una piena integrazione delle persone LGBT dentro la chiesa è ancora
molto lungo. Ma siccome il cammino per raggiungere qualsiasi meta è fatto di
tappe, senza dubbio quella della veglia del 20 maggio a Reggio Emilia, è stata
una tappa significativo verso l’accoglienza piena delle persone LGBT nella
Chiesa.
Grazie di cuore, don Paolo, a nome delle sorelle e dei fratelli di Cammini di Speranza!
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