giovedì 23 settembre 2021

UN CORSO PER OPERATORI PASTORALI CON LE PERSONE LGBT

 

 


[Articolo di Luciano Moia e pubblicata sul quotidiano Avvenire il 22 settembre 2021, p.16]

«Aiutare le comunità a camminare in una prospettiva sinodale vuol dire anche aiutare a comprendere il significato della pastorale per le persone lgbt nel cammino della Chiesa». L’ha spiegato nei giorni scorsi il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, intervenendo al Corso di formazione per operatori pastorali di persone e gruppi di cristiani omosessuali che per tre giorni ha radunato alcune decine di sacerdoti, religiosi e laici, al centro di spiritualità Villa San Giuseppe, accanto al santuario di San Luca, proprio nel capoluogo petroniano.

Zuppi ha sollecitato ad affrontare ‘serenamente’ questo cammino perché il prezzo da pagare non affrontandolo sarebbe troppo alto: la sofferenza di tante persone. «Persone che sono fatte così – ha osservato l’arcivescovo di Bologna – e che sono parte della comunità». Con l’auspicio che, anche grazie alla pastorale per e con le persone omosessuali, arrivi un po’ d’entusiasmo per il cammino sinodale e si abbia il coraggio di andare ovunque: «C’è una marea di gente che sta aspettando, che pone domande, dobbiamo rispondere in modo vero, concreto, generativo». Zuppi ha poi proposto un parallelo tra la pastorale per le persone lgbt e l’impegno per le periferie esistenziali.

«Tra gli inviti di papa Francesco – ha fatto notare – quello sull’impegno di andare verso le periferie esistenziali è insieme il più citato e il più disatteso. È un impegno certamente difficile. Spesso si tratta di andare verso le periferie del nostro cuore, quelle non chiarite perché troppo complicate, che rendono faticoso andare fino in fondo». Allo stesso modo la pastorale con le persone omosessuali che, secondo l’arcivescovo di Bologna, non può essere definita pastorale di frontiera perché «tutta la pastorale è di frontiera, è nella natura di Cristo andare oltre, superare i confini». Scomodo sì, ma occorre farlo, superando i pregiudizi, come appunto quando si affrontano questioni legate alle persone lgbt. Temi, in ogni caso, che sia dall’intervento di Zuppi, sia dalle riflessioni degli altri relatori, appaiono non più eludibili perché ritardi e indifferenza si traducono in altrettante ferite per persone già a lungo ai margini della vita delle comunità.

Concetti che si ritrovano anche nel testo inviato dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione per le cause dei santi, che ricordando il suo incontro con una coppia di genitori con un figlio gay, ha condiviso la loro sofferenza nel vedere la scarsa accoglienza da parte della comunità cristiana. «Come è possibile – si chiede Semeraro – che invece di accompagnare situazioni già di per sé estremamente complesse, noi rendiamo addirittura più pesante tanta complessità?». Da qui l’invito all’accoglienza autentica con un approccio che sappia mettere al primo posto «la maternità e paternità pastorale della Chiesa, perché si tratta innanzi tutto di figlie e di figli nostri, che vanno accolti prima di tutto come tali, al di là di aggettivi e definizioni che pure descrivono la loro condizione di vita».

Ma, ha ribadito il porporato, solo dopo «una sincera accoglienza si potrà parlare di integrazione nella comunità cristiana, tenendo conto della particolare condizione di vita, come insegna il Papa in Amoris laetitia. E l’accoglienza, scrive ancora Semeraro, deve tradursi nella disponibilità ad ascoltare il loro vissuto, lenire le ferite, accettare la disponibilità ad avventurarci nelle zone di frontiera «fuori dai nostri confini culturali, sociali, e perfino ecclesiali».

Ma come tradurre queste indicazioni in prassi pastorale per le persone omosessuali? Durante il corso di formazione ne hanno parlato don Gabriele Davalli, direttore dell’Ufficio famiglia della diocesi di Bologna e responsabile per la pastorale con persone lgbt e don Gianluca Carrega, che ha lo stesso incarico per la diocesi di Torino (esperienze che riferiamo nell’articolo qui a fianco). E poi padre Victor De Luna, responsabile dell’apostolato Courage, che ha spiegato i capisaldi di una proposta che mette al primo posto castità, testimonianza, amicizia, comunione e servizio.

Un approccio quindi tutto pastorale che, come è apparso da tutti contributi – tale anche lo spirito del Corso di formazione – preferisce lasciare sullo sfondo le questioni dottrinali. Perché solo uno sguardo pastorale – hanno spiegato nelle conclusioni padre Pino Piva, gesuita esperto di pastorale di frontiera e Gianni Geraci – può favore l’integrazione delle persone omosessuali nella comunità cristiana.

«Due le prospettive considerate urgenti: quella dei ‘single’ lgbt, perché la loro condizione nella Chiesa li pone in una situazione di ‘regolarità’ nei confronti delle norme ecclesiastiche e quindi dovrebbe permettere loro di inserirsi apertamente e pienamente nella comunità cristiana anche a partire dal loro orientamento».

Più problematica la questione delle coppie omosessuali. A questo proposito Piva e Geraci hanno proposto un parallelo con le coppie divorziate in seconda unione, secondo quanto spiegato nel capitolo VIII di Amoris Laetitia che affronta la questione in modo inclusivo. «Se anche per le persone omosessuali vale l’obiettivo di accogliere, discernere e integrare, perché non estendere anche a loro gli stessi criteri pastorali dell’Esortazione postsinodale?».

Il Tema del corso

La proposta del cardinale Zuppi al Corso per operatori con persone omosessuali: sono periferia esistenziale Il cardinale Semeraro: invece di accoglierli troppo spesso rendiamo più̀ pesante questa complessità̀. Al Corso di formazione anche l’intervento di don Gianluca Carrega (Torino): «Queste persone chiedono di essere accompagnate e formate. È ora di uscire da una pastorale di nicchia»

Il Vescovo Russo: segno del volto materno della Chiesa

     Al Corso di formazione per accompagnatori spirituali e operatori pastorali per gruppi e persone omosessuali è arrivato anche il messaggio del vescovo Stefano Russo, segretario generale della Cei che, rivolgendosi a padre Pino Piva, organizzatore dell’evento, ringrazia per l’impegno profuso «segno di quel volto materno della Chiesa a tutti caro» e auspica in un prossimo incontro di «condividere quanto di prezioso state facendo». Nei mesi scorsi agli operatori pastorali impegnati con persone e gruppi omosessuali si era rivolto anche il presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, con una lettera riservata in cui esprime grande vicinanza e condivisione per le persone impegnate in questo apostolato, assicurando gli aiuti necessari per questi itinerari di integrazione ecclesiale.

Il Corso concluso nei giorni scorsi fa parte di un progetto che ha già visto un modulo di approfondimento teologico svoltosi a febbraio con gli interventi di Damiano Migliorini, don Stefano Guarinelli, Chiara D’Urbano e padre Giovanni Salonia. Mentre a giugno il modulo proposto ha approfondito gli aspetti teologici con don Aristide Fumagalli, Cristina Simonelli, don Basilio Petrà e don Gianluca Carrega.

fonte Dal corso per operatori pastorali di Bologna: «La pastorale con le persone LGBT sia parte del cammino sinodale» - Progetto Gionata 

 

lunedì 20 settembre 2021

FEDE E POLITICA - CARDINAL MATTEO ZUPPI

 





DODICI MORELLI  20 Settembre 2021

Sintesi Paolo Cugini

 

Il tema della politica interessa alla chiesa. Oggi le scelte che faremo sono le scelte che condizioneranno i prossimi anni. Occorre capire come vogliamo uscire da questa situazione.  

Il tempo è superiore allo spazio. Il tempo vuole dire quello che oggi non c’è ma ci sarà in base alle scelte che facciamo oggi. Ad una persona che fa politica questo discorso sta stretto.

Scegliere qualcosa che guarda al futuro fa bene alla politica. Spesso la politica punta più sulla comunicazione che sui contenuti. Spesso le regole della comunicazione condizionano i contenuti.

Il problema è dover prendere decisioni in fretta, perché rende complicato il percorso. A volte le complicazioni sono difficili da gestire. Il problema è avere delle prospettive a lungo termine.  Necessità di avere un piano strategico che serve a tutti e che mette insieme le parti. A tutti i politici deve stare a cuore la vita in tutte le sue situazioni. La chiarezza d’intenti è fondamentale. Un esempio è la città di Barcellona. È questa capacità decisionale e la chiarezza d’intenti che è necessaria nell’oggi della vita politica.

Altro esempio sono le risorse e il suo uso. Non è possibile continuare a sostenere il benessere che c’è in occidente. Emergente diviene sempre più il tema dell’acqua.

L’economia non può trasformarsi in speculazione. Dovremmo sempre cercare di uscire dalla prigione dell’immediato per collocare le cose in un orizzonte sempre più ampio.

Quando è l’economia a comandare sulla politica, non è positivo. Il pericolo è che comandino le mafie, logiche perverse mafiose. Non dobbiamo mai sottovalutare la capacità del male. Perché la mafia ha investito sulla droga?

Carità politica, progredire verso un ordine sociale, la cui anima sia la carità. La politica è una delle forme più preziosa della carità. Dinanzi ai problemi il politico cerca delle strategie per porre delle soluzioni a lungo termine.

 

 

 

venerdì 17 settembre 2021

RELIGIONI E PROSTITUZIONE - LE VOCI DELLE DONNE


 

Prosegue l'impegno dell'Osservatorio Interreligioso sulla Violenza contro le Donne (OIVD) con la Federazione Donne Evangeliche Italiane (FDEI) nell’affrontare la questione prostituzione come espressione della violenza contro le donne, a cui anche le culture religiose non sono estranee. 


Il Gruppo Prostituzione OIVD ha infatti organizzato un ciclo di incontri su: 


RELIGIONI E PROSTITUZIONE - LE VOCI DELLE DONNE


Al primo appuntamento sentiremo le voci di:

Paola Cavallari,  presidente OIVD e socia Coordinamento Teologhe italiane

Lidia Maggi teologa e pastora battista



Per accedere all'incontro (non comunicare il link se non a persone fidate)

https://us02web.zoom.us/j/84573088564?pwd=S1Y4QkZPRW5IeENGS2F5QS91azJrQT09#success

 



lunedì 13 settembre 2021

Come essere presbitero oggi? Padre Timothy Radcliffe




TRE GIORNI DEL CLERO

BOLOGNA 13 SETTEMBRE 2021

Sintesi: Paolo Cugini

Tutta la predicazione inizia con l’ascolto. 

"In passato l’ignoranza non ti ha mai impedito di parlare".  

La gente sente che la chiesa non ha parole per le donne, gli omosessuali. 

Due discepoli sono in viaggio per Emmaus, erano disillusi. Tutto è sempre andato fallito. Hanno perso la fede e la speranza. Lasciano la comunità dei discepoli e tornano a casa. Come fa Gesù a raggiungerli? Gesù non dice che hanno torto, ma chiede di che cosa stanno parlando. Gesù non parla finché non abbia ascoltato.

Molte persone, anche sacerdoti, si sentono soli, dimenticate e incomprese. Forse è utile guardare i film e le canzoni che loro ascoltano. Se i giovani si trovano in un luogo è lì che dobbiamo avvicinarci.

Gesù non blocca i discepoli di Emmaus, ma cammina con loro. La chiesa è chiamata ad uscire da se stessa, ad andare nelle periferie esistenziali. Condividere il viaggio di tutti, ascoltare le convinzioni di tutti. Lo sconosciuto si unisce ai discepoli di Emmaus per ascoltare la loro conversazione. Gesù è un uomo di conversazione. La prima domanda è: con chi dovremmo parlare mentre camminiamo per strada? Chi è per noi la donna al pozzo? Gesù espone le scritture, perché sono il dialogo di Dio con l’umanità. Dio si fa conoscere attraverso il dialogo che desidera avere con noi. La conversazione è l’unico modo per annunciare Gesù. Qualsiasi altro modo rischia di cadere in ideologia. Arte della conversazione è la qualità specifica del presbitero in questo tempo. Arte d’interagire con persone che pensano in modo diverso. La società occidentale si sta uniformando, persone che pensano allo stesso modo. Gesù è sia al centro che al margine. Anche noi dobbiamo vivere in entrambi i luoghi. La Chiesa è la nostra casa, eppure siamo persone anche delle periferie. Dobbiamo a Gerusalemme e sulle strade di Emmaus.

 Appartenere a tutti. I presbiteri sono chiamati a vivere costantemente in uno spartiacque. Ciascuno deve imparare a valorizzare il carisma dell’altro. Tutti sono necessari. La nostra speranza è che le nostre vite abbiano significato. Abbracciare le sofferenze delle persone, le loro storie. Abbracciare le storie delle persone.

Dicono a Gesù: resta con noi perché è sera. Offrono a Dio un pasto e un letto per la notte. Predichiamo accettando l’ospitalità. Gesù sta alla porta e bussa. Il nostro ministero sacerdotale include l’accettazione dell’ospitalità. Imparare l’arte di essere ospite nelle case di altre persone, per condividere le speranze degli altri, di chi incontriamo, Coraggio ad accettare l’invito a riposare con i giovani, artisti, per godere della loro compagnia. Essere a casa con tutti. La notte prima di morire Gesù ha compiuto un gesto di speranza. Quando tutto sembrava buio, Gesù ha dato un segno di speranza che ripetiamo ogni giorno. Che cosa dire dinanzi alle sofferenze del mondo? Gesù prese il pane e lo benedisse dicendo: questo è il mio corpo. Questa è la speranza dei discepoli: una speranza sulla morte. Come dare speranza a coloro che la perdono?

Se andiamo nei luoghi della miseria ci chiediamo che cosa dobbiamo dare? Ma è proprio lì che ci verrà dato. Se andiamo tra i giovani o tra i malati, ci sentiremo poveri, ma poi il Signore ci darà la parola necessaria. Usciamo dalle acque in cui ci sentiamo più sicuri. In Gesù si rivela il volto di Dio. Il nostro ruolo di presbiteri: essere il volto di Cristo.

Guardare le persone negli occhi. Essere messaggeri del verbo: aiutare a crescere per poi sparire. Il cuore delle persone arde quando predichiamo. Como possiamo predicare in modo che le persone siano piene di gioia? Siamo chiamati a diventare umani come lo era Gesù. 

martedì 7 settembre 2021

A che punto siamo con gli abusi di potere, di coscienza e abusi sessuali dentro le chiese?


 

A che punto siamo con gli abusi di potere, di coscienza e abusi sessuali dentro le chiese? Continua la nostra ricerca perché nelle chiese e nelle comunità religiose le voci di donne escano dal silenzio. Il nostro obiettivo è di proseguire la campagna contro gli abusi clericali sulle religiose espressione più significativa della condizione di subordinazione delle donne nella Chiesa. Per questo abbiamo voluto dare voce alle autrici di due testi differenti che aiutano a comprendere meglio questa complessa realtà: da una parte un racconto di vita religiosa segnata drammaticamente dall’abuso sessuale e dall’altra il percorso di progressiva presa di coscienza della condizione delle donne attraverso la vita religiosa ma anche la maternità e l’esperienza nel movimento femminista. Insomma diamo voce a due donne non solo vittime ma soprattutto esempio di azione di cambiamento.

 

Doris Reisinger Wagner è teologa ,filosofa e ricercatrice in questo momento è una delle massime esperte mondiali sugli abusi clericali e la sua testimonianza rappresenta una delle più forti sfide alla gerarchia ecclesiale perché va a toccare il fulcro del potere vaticano.

Paola Lazzarini è sociologa della religione, giornalista e fondatrice dell’associazione ”Donne per la Chiesa” di cui è presidente impegnata come voce critica e libera per promuovere un movimento “dal basso” di donne cattoliche.

Condurrà l’incontro Ludovica Eugenio direttora di Adista che da tempo affronta le tematiche più controverse della condizione delle donne nella Chiesa con serietà e coraggio.

Vi invitiamo a partecipare giovedì 16 settembre h 18. Troverete il link nella locandina.