lunedì 25 settembre 2017

SIAMO TUTTI MISSIONARI




Editoriale Insieme ottobre 2017
Paolo Cugini
Il mese missionario ci offre la possibilità di riflettere sulla comune indole missionaria dei battezzati. Missionarietà che siamo soliti pensarla come qualcosa di specifico, di una vocazione specifica di qualcuno che esce dal proprio paese per annunciare il Vangelo altrove. Missione significa desiderio di annunciare il Vangelo alle persone che vivono accanto a noi. Per fare questo è necessario, in primo luogo, trovarsi insieme a pregare, a chiedere allo Spirito Santo un’ispirazione, un’idea che orienti il nostro desiderio. E poi bisognerebbe cominciare, passare dall’idea all’azione, per ascoltare la realtà e da lì elaborare un progetto missionario da attuare nel nostro territorio.

Lo slancio missionario fa bene alla comunità, perché la libera dalle paure e, soprattutto, dalla tentazione di chiudersi in se stessa. Quando la comunità si preoccupa d’annunciare il Vangelo sul territorio, ha meno tempo da perdere per curare l’arredo interno, divenendo quindi più essenziale. Come ci farebbe bene questo slancio di uscita all’esterno, per lasciare le comode poltrone e così stare un po' sulla strada! Forse ci aiuterebbe anche nel cammino che stiamo realizzando nell’unità pastorale, a scoprire il dono della diversità dell’altro, ad imparare a vedere il bicchiere mezzo pieno, ad abbandonare il cronico atteggiamento di giudizio negativo verso tutto ciò che non collima con i nostri gusti e desideri.

È bello leggere nei vangeli lo sforzo che faceva Gesù per agganciare gli interlocutori e inserirli in un cammino di salvezza. Gli itinerari di evangelizzazione difficilmente escono fuori a tavolino, frutto esclusivo delle nostre proiezioni. L’uscire per andare verso coloro che non frequentano i nostri spazi, stimola la creatività pastorale e ci libera dall’ossessione di ripetere sempre le stesse proposte, allo stesso modo. La creatività pastorale sgorga dal contatto con la realtà, perché, come c’insegna papa Francesco, la realtà deve sempre precedere l’idea.


Senza dubbio lo sforzo missionario delle nostre comunità porterebbe materiale nuovo sul tavolo dei nostri consigli pastorali. Ci aiuterebbe a scoprire la situazione sociale di tante famiglie di immigrati e anche di italiani che vivono in pessime condizioni sul nostro territorio. Ci aiuterebbe a comprendere meglio la situazione giovanile dei nostri quartieri, per elaborare una pastorale giovanile meno di élite e più in sintonia con la realtà circostante. Uscire dai nostri spazi potrebbe produrre un pensiero nuovo nei nostri consigli pastorali, un’attenzione nuova, più sensibile e misericordiosa, nei confronti di tutti coloro che sotto la nostra “tenda da campo” – così come simpaticamente chiama la chiesa papa Francesco – ci stanno ancora molto stretti. Aquele abraço carinhoso. 

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