SAGRA DI REGINA PACIS
Venerdì 15 settembre 2017
Don Fernando Borciani
Sintesi: don Paolo Cugini
E’ stato un personaggio completo. È
stato uomo di Chiesa e uomo di confine, con lo sguardo oltre la Chiesa.
Innestato in Cristo che generava aperture al mondo e sguardo in avanti.
La dimensione contemplativa della vita
Ogni anno scriveva una lettera
pastorale alla diocesi. Appena arrivato a Milano, a settembre scrisse la sua
prima lettera pastorale: la dimensione contemplativa della vita. Fu molto
chiara questa sua prima mossa: non c’è vita cristiana se non c’è vita
spirituale. Martini viveva una grande intimità con Gesù. In ogni incontro Gesù
non si ripete mai. Nel 2008 quando rientrò da Gerusalemme scrisse: “Ciò che mi costa di più è che in alcuni
momenti la mia debolezza fisica m’impedisce di mantenere vivo il mio contatto
con Gesù”. Martini scrive nel 1995-96 la lettera pastorale: Ripartire da
Dio.
Il Cardinal Martini: l’uomo della Parola di Dio
Quando parliamo della Sacra Scrittura
si arriva al cuore della spiritualità di Martini. È difficile che un papa citi
singole persone ancora vive nella Chiesa. Papa Benedetto XVI citò Martini come
vero maestro della Lectio divina. Giovanni Paolo II disse: “Mi piace menzionare il cardinale Martini le
cui catechesi attiravano molte persone alle quali svelava il tesoro la Parola
di Dio”. Papa Francesco disse: “Martini
aveva una grande familiarità con la Parola di Dio… È stato per molti di noi un
maestro per far apprezzare la Bibbia”. La Parola di Dio è stata la passione
del Cardinale Martini. Non fu solo studioso, ma un innamorato della Parola di
Dio. Martini era convinto che tanti errori della Chiesa fossero dovuti ad un
deficit delle sacre scritture. “Ciò che
sto facendo… Sono conforme al Vangelo?”. Il segreto di martini era la
lectio divina quotidiana. Inventa la scuola della Parola nel suo primo anno di
episcopato. Li faceva il primo giovedì del mese. Colpiva il vocabolario
semplice di Martini. La Parola di Dio plasmò soprattutto lui, una figura
diversa, senza tattiche, né strategie: un pastore autentico. Dio ci chiede di
essere veri, non perfetti.
La cattedra dei non credenti
Attenzione a chi non è credente. “L’espressione dei non credenti va intesa
come dare voce, dare voce ai cammini suscitati nel credente. La presenza di non
credenti che con personale sincerità si dichiarano tale, e la presenza di
redenti che hanno la volontà di entrare in se stessi è utile agli uni e agli
altri”. Vennero realizzate 12 sezioni. Vennero affrontati i maggiori temi
umani e spirituali: scienza, speranza, dolore, ecc. Fu un’iniziativa
pioneristica e coraggiosa. Altri vescovi poi fecero la stessa cosa. L’obiettivo
fu una palestra di addestramento per un dialogo non conflittuale tra il
credente e non credente. Pensava che c’è in tutti un credente e non credente:
siamo tutti credenti e non credenti insieme. Approfondiamo insieme: questo è
stato l’obiettivo di Martini. Se ci togliamo maschere, ruoli, funzioni, ci
troviamo tutti sulla stessa strada verso la verità. Invito a viere nell’autenticità,
senza paure. Novembre 1989 Martini disse: “La
differenza è tra pensanti e non pensanti”. La cattedra fu l’indicazione di
una metodologia pastorale profondamente rinnovata.
Chiesa e missionarietà
Il Signore ci ha fatti cristiani per
renderci testimoni della speranza che è in noi. Martini tenne sempre molto presente
le parole della liturgia episcopale: “Per coloro che non appartengono al gregge
del Signore, prenditi cura anche di loro”. Scrisse: Alzati e va a Ninive la
grande città (1991). Nel 2002, durante una veglia in Duomo disse: “Attraversate la città contemporanea sapendo
che insieme è possibile conoscerla nella sua diversità. Favorite i rapporti tra
persone che sono diverse. Siate promotori di nuove agorà”. Nel 1980 entrò
in Milano a piedi con un Vangelo in mano. Aveva scelto la strada. La sua
pastorale era la strada, perché la strada è di tutti, è laica e ti costringe a
parlare la lingua di tutti. Dell’episcopato si deve dire che ‘ un sacramento
della strada (Giovanni Paolo II). L’episcopato è il sacramento della strada.
Nel 1996 disse: “Vorrei farmi tuo compagno di strada”. Lettera pastorale: Partenza da Emmaus, sul tema della
missione. Fu una lettera poco capita. Manca l’entusiasmo di fede che è
contagioso. “Solitamente partiamo dalle
comunità già costituite. Mettere la missione dopo non dice come stanno davvero
le cose. Dobbiamo trovare l’armonia tra la pastorale e la dimensione
missionaria. La tradizione c’insegna che nella realtà storica la missione ha
preceduto la comunità”.
Come vedo e desidero la Chiesa di domani?
Una chiesa che si muove come la prima
Chiesa, quella degli Apostoli. “Non ci
proponiamo nessun proselitismo. Ci basta essere come Gesù, vivere il Vangelo”.
L’opera dello Spirito Santo nella Chiesa. Martini riteneva che grazie allo
Spirito Santo la Chiesa è in grado di aiutare il mondo a trovare la direzione
giusta. La Chiesa è una goccia capace di orientare la società. Per questo non
ha vita facile nella società. Diceva che sarebbero solo minoranze qualificate a
cambiare la Chiesa. Per cambiare la Chiesa bisogna amarla fino al dono della
propria vita. Martini era cosciente che su alcuni punti era necessario parlare.
“Ho fatto un sogno”. Auspico un confronto
su questi temi: ruolo della dona, la visone cattolica sulla sessualità. Martini
morì con la convinzione che le sue idee sarebbero rimaste solo un sogno.
Sognava una Chiesa che infonde coraggio, aperta e giovane. Martini diede un’intervista
al Corriere della Sera in cui usò l’espressione: noi viviamo in una Chiesa che
è rimasta indietro 200 anni. “Portiamo ai
sacramenti che necessitano una nuova forza? Come può la Chiesa a portare aiuto
a chi ha situazione familiari complesse?”.
Due tratti personali di Martini
Aveva una grande capacità di
ascoltare le persone. Solo chi sa ascoltare è capace di orientare le persone. Quando
eri con lui, eri tutto per lui. Martini non parlava molto. Rifletteva molto
rimettendo tutto nelle mani di Dio. Fu questa dote che lo rese un padre
comprensivo. Un altro tratto di Martini: era allergico alle polemiche. Molti
però polemizzavano con lui. “La
mormorazione rappresenta la spia di un’aria stagnante sottilmente avvelena e
deprime”. Martini aveva idee avanzate sulla Chiesa, volte a far evolvere il
cammino della Chiesa. Mai si collocava in logiche di contrapposizione e
polemica. Tutto in Martini poggiava su Gesù. Ogni appunto per la Chiesa partiva
da un grande amore per la Chiesa.
Conclusione
Martini ogni anno a Natale scriveva
una lettera. Martini amava molto Gerusalemme e il popolo ebraico. Scrisse 22
discorsi alla città. Ci sono anche discorsi sulla vita sacramentale. Fu anche
presidente dei vescovi europei. Molti libri di Martini sono stati trascritti
dal registratore.
Nessun commento:
Posta un commento