domenica 17 settembre 2017

MASCHIO E FEMMINA DIO LI CREO’ - ENZO BIANCHI AL FESTIVAL DELLA FILOSOFIA 2017






FESTIVAL DELLA FILOSOFIA
17° EDIZIONE
MODENA 17 SETTEMBRE 2017




Sintesi: Paolo Cugini

Cammino di convergenza politica e culturale. Antidoto verso la patrologia delle paure è l’iniziativa culturale.
Riflettiamo sulla creazione all’interno della tradizione ebraico cristiane. Due capitoli all’inizio della Bibbia cercano di dire che cos’è l’uomo. Sono composizioni teologiche che cercano di alzare il velo su Dio. Sono capitoli che vogliono fare emergere un progetto di umanità. Abbiamo davanti a noi degli scritti umani composti da autore e redattore umani, segnati da una precisa cultura, in un tempo definito della nostra storia. Il genere letterario di questi testi è il mito. Il mito è dotato di una visione specifica, e che vuole dire ciò che è universale e rispondere alla domanda: che cos’è dell’umano?
Attenzione al vocabolario. Adamo non è il nome di un uomo. Adam è il terrestre o il terroso, colui che è tratto dalla terra: adamà.

Primo racconto (VI a.C.): Gen 1,1-2,4a. E Dio disse facciamo Adam a nostra immagine, A NOSTRA SOMIGLIANZA... E Dio creò adam.
Questa pagina ci parla di Dio, dell’umanità e ci parla degli animali, di Dio e dell’umanità nei suoi rapporto. Rispetto agli animali, rispetto a Dio chi è il terrestre? Adamo non era maschio. E’ un’umanità che si manifesta come maschio e come femmina,.
Nella Bibbia non c’è nessuna creazione dal nulla. Dio crea il terrestre a sua immagine. Ma non lo crea a sua somiglianza. La somiglianza spetta all’umano, al terrestre.
Non c’è scritto che il terrestre è fatto a somiglianza di Dio. Lo fa a sua immagine ma a SUA somiglianza no. Dio creando l’umano a sua immagine vuole che sia il suo rappresentante nel mondo. Dio lo creò il terrestre. Adam designa l’umanità intera che porta in sé la differenza del maschio e della femmina, come tutti gli animali. Non c’è ancora l’uomo e la donna nel primo racconto. Davanti a Dio c’è tutta l’umanità.

Crescete e moltiplicativi. Quella realtà terrestre è un’umanità plurale. L’essere umano è in sé relazione. L’umano esiste in quanto maschio e femmine. Non sono pluralità esclusive. Gli umani sono immagine di Dio e si realizzano accettando la differenza reciproca. C’è una valorizzazione della completezza che da solo l’uomo e la donna non possiede.
Non c’è una visone cinica della differenza sessuale come più tardi comparirà nel cristianesimo. Dio vuole che l’uomo e la donna portino a compimento l’umanizzazione e deve avvenire nel vivere e nella vita. Vivere significa venire al mondo. Gli umani sono animali: questo lo dimentichiamo. La differenza sta nella responsabilità. L’umano deve farsi responsabile della terra.
Fruttificate, moltiplicatevi, riempite la terra.

Sottomettetela e dominate. Non significano un’AZIONE violenta, ma di dare ordine alla terra, di custodire. E’ servizio alla vita, alla terra.

Responsabilità: la devono prendere insieme maschio e femmina. Quando si dice dominare sugli animali, dominate sull’animale che è in voi. Siamo animali chiamati a diventare uomini sottomettendo l’animale che è in noi. Abbiamo un’animalità che va dominata. In ciascuno di noi c’è qualcosa di selvatico che dev’essere dominata. L’animalità è la sessualità selvaggia che dev’essere dominata.
L’animalità può anche essere collettiva: il branco, la follia omicida di un popolo in certi momenti della storia.
Agli umani Dio da come cibo verdure e frutti della terra. Gli animali non possono essere mangiati dall’uomo. L’uomo ha la vocazione di essere vegetariano. Alla fine di questo racconto: E Dio vide che era cosa molto buona.

Secondo racconto (16 a. C.). E’ un racconto molto più antico. I miti s’incrociano. Vuole collocare l’umanità nel mondo. Vuole dirci che l’umanità è relazione. Abbiamo all’interno di questo brano come il maschio e la femmina sono chiamati a diventare uomo e donna. Donna non si nasce ma si diventa.

Si dice che Dio fa come un vasaio. L’uomo è tratto dall’umus e appare la madre dell’umanità, dei vegetali che nascono dalla terra, ma anche degli animali. L’uomo ha una natura: viene dalla terra e torna alla terra. Comunione con i minerali, con i vegetali, con gli animali. Il mondo è una grande comunità. Qual è la differenza tra gli animali e gli uomini? L’uomo è creato, ma mortale, come gli animali. Questo soffio che Dio dà all’uomo non è il soffio degli animali. Che cosa sta in questo soffio? Col soffio della bocca dio ha creato il mondo. Solo l’uomo ha la parola, gli animali hanno la voce. Questo è il soffio che Dio ha messo dentro l’uomo. Bonhoeffer: quel corpo tratto dal fango, ma in cui Dio ha messo il suo soffio è la porta dell’esistenza dello spirito di Dio nel mondo. Il nostro corpo è la porta del respiro di Dio nel mondo. Ecco l’umano che Dio colloca in un giardino perché lo custodisca. Dio assegna all’uomo un compito. Deve vivere nel giardino del mondo, deve custodirlo. A questo umano Dio consegna il giardino e lo invita a mangiare di ogni albero, ma di un albero no.
Il limite: non posso dare vita a me stesso. Se l’uomo diventa una pluralità, devo avere dei limiti nel mangiare, perché chi sta accanto a me, ha diritti come me. L’altro diventa il limite. Sartre: gli altri sono l’inferno. L’altro mi ricorda il limite. Per vivere l’umano deve accettare una mancanza, deve rinunciare al tutto e subito.

Quest’uomo non è una creazione finita. Non è buono quest’uomo che sia solo. L’uomo che viene creato è un uomo che non conosce la differenza. Deve accedere alla differenza. Uomo e donna devono farsi nella vita perché l’umanizzazione è un compito nostro.

Voglio fargli un aiuto di fronte a lui. E’ un terrestre e non conosce ancora la differenza. Dio addormenta quell’uomo che lo porta a perdere la conoscenza. Dio tagliò in due l’uomo. Non c’è nessuna costola: è una traduzione occidentale. Dio taglia in metà l’essere terrestre: un fianco è il maschile e uno femminile: uno di fronte all’altro. L’uomo finalmente parla. La parola è dare del tu, è rivolgersi all’altro. Dopo la separazione uomo e donna, allora grida. Sono nati così, da questa separazione. Questo grido che fa accedere il maschio alla parola e la femmina la parola, in questo faccia a faccia, dovrebbe essere un grido. L’uomo che cosa dice? Fa un grido verso se stesso: qualcuno che è carne della mia carne: pari natura umana.

Ci sono dei verbi possessivi. La narrazione ci dice che l’uomo ha la pretesa che la donna sia una sua proprietà. Non accetta la piena alterità della donna. E qui inizia la tragedia. Da quel giorno l’umanità è distinta in uomini e donne. Paradosso: l’uomo e donna hanno bisogno uno dell’altro. Da soli non ci sarebbe completezza. Il desiderio di non accettare l’alterità e quindi il tentativo di sottomettere l’altro. Questa è la ferita che ci portiamo. La paura ci vince fino a suggerirci la violenza. Perché l’uomo ha bisogno di anni per umanizzare la sessualità per avere amore in una reciprocità?

Dramma dell’incontro uomo e donna. La differenza uomo e donna non è facile. Perché il femminicidio? Perché nell’uomo c’è la pretesa che la donna è sua. La Bibbia vorrebbe che ci fosse sintonia, collaborazione tra uomo e donna. Non siamo uguali: è il primo apprendistato verso la differenza.
Rispetto della differenza nella società. Differenza di nuove culture, popolazioni e abbiamo paura. Questa paura è nelle radici dell’umanità, a partire dalla differenza uomo-donna.
Uomo e donna sono il risultato di un cammino di essere maschi e femmine. Affinché un maschio diventi un uomo e una femmina diventi una donna è un cammino lungo, ma che può essere realizzato solo se lo si fa insieme.





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