mercoledì 16 ottobre 2019

Amazzonia Casa Comune Eventi di condivisione e di ascolto durante il Sinodo sull’Amazzonia





Paolo Cugini

Città del Vaticano. In vista del Sinodo sull’Amazzonia, è cominciato un processo di articolazione che raccoglie alcune istituzioni e organizzazioni della Chiesa con il proposito di creare uno spazio per il dialogo e l’ascolto, che accompagna il Sinodo sull’Amazzonia in svolgimento a Roma. Come ricorda Roberto Carrasco Rojas, OMI, uno dei membri del comitato di coordinamento, “non si tratta solamente di presentare varie attività, si tratta piuttosto di un esercizio in comunicazione e dialogo interculturale, un’interazione con ciò che è nuovo, diverso, ancora sconosciuto”.

Amazzonia Casa Comune – è questo il nome dell’iniziativa -, è un impegno a rendere presente la vita dell’Amazzonia e chi vi abita.  Nell’Amazzonia, maloca è il posto in cui le comunità indigene si siedono per semplicemente essere, ascoltare, celebrare e essere capaci di capire quello che succede nella vita della comunità.  I fratelli e le sorelle indigeni e altri rappresentanti del territorio, assieme alla presenza ecclesiale in quel territorio, sono gli attori e protagonisti di questo spazio.

Amazzonia Casa Comune è, dunque, uno spazio ecclesiale in cui vengono discussi temi che i fratelli e le sorelle dell’Amazzonia considerano prioritari. Concretamente questo spazio ha come punto di riferimento costante la Chiesa di Santa Maria in Traspontina dov’è attivata una mostra fotografica permanente sulla realtà amazzonica e dove avvengono le principali celebrazioni liturgiche durante il Sinodo. Oltre a questo spazio, altri eventi stanno avvenendo presso l’Istituto Consolata e presso il Centro Internazionale della Gioventù San Lorenzo.

Tra gli eventi in programma ne segnalo alcuni. Il primo è il percorso organizzato all’Istituto Consolata dal titolo: I Volti dell’ad Gentes. Tra i vari interventi, significativi sono stati quelli di padre Livio Girardi e di suor Amelia Gomes. Padre Livio Girardi ha proposto una riflessione sulla metodologia dei missionari nella terra Indigena Raposa Terra do Sol, in cui si è passati dal progetto di sacramentalizzazione, tipico dell’impostazione missionaria prima del Concilio Vaticano II, ad un maggiore sforzo d’inculturazione. Come ha sostenuto padre Girardi: “nel 1974 i missionari della Consolata decidono di dedicarsi totalmente ai popoli indigeni e spinsero la Chiesa di Roraima (Brasile) a fare lo stesso”. Dal canto suo, suor Amelia Gomes ha evidenziato il processo d’inculturazione messo in atto nel cammino di evangelizzazione di alcune comunità della Guinea Bissau. “Il nostro stile di missione– ha sottolineato suor Amelia - è basato sulla semplicità, privilegiando la cura delle relazioni. Questi gesti ci hanno permesso di conoscere la tradizione e la cultura del popolo. Partecipando della loro vita, ci ha permesso di essere accolti. Per mezzo della vicinanza e del dialogo abbiamo iniziato un percorso di evangelizzazione. Abbiamo osservato, ascoltato senza fretta, progettando la missione con pazienza senza fretta”.

Il confronto che sta avvenendo nello spazio di Amazzonia Casa Comune sui diversi modelli di missione attuati dai missionari nelle terre indigene, è di estrema importanza perché può aiutare ad uscire da quei processi di colonizzazione missionaria denunciati da Papa Francesco in questi giorni. In questa prospettiva, toccante è stata la testimonianza condivisa da alcuni rappresentanti dei popoli indigeni presenti in questi a giorni a Roma per accompagnare il Sinodo sull’Amazzonia, sulla figura del laico spagnolo Vicente Canãs, che ha attuato per molti anni nel territorio amazzonico in difesa dei popoli indigeni. Il cacique (capo indigeno) José Luis, intervenuto nella tavola rotonda organizzata all’Istituto Consolata venerdì 11 ottobre sul tema: Il protagonismo dei popoli indigeni, ha condiviso la sua testimonianza con le seguenti parole: “Ho accompagnato il lavoro del CIMI in Rondonia e ho visto che sono persone che sono venute per aiutarci. Vicente Canas ci ha aiutato molto. I missionari sono persone che si donano per gli altri, si dimenticano di sé stessi, si consegnano spiritualmente, si distaccano dai beni. Oggi il mondo ha bisogno di persone così”. Mentre i Padri sinodali si confrontano sulle linee pastorali da adottare per dei cammini di evangelizzazione sempre più inculturati da attuare nei territori amazzonici, negli spazi di Amazzonia Casa Comune il confronto sta avvenendo su percorsi d’inculturazione già sperimentati e, il dato sicuramente più interessante, è la testimonianza diretta di alcuni rappresentanti dei popoli indigeni. Parole significative perché testimoniano la bontà del Vangelo come proposta possibile di un modo diverso di entrare in relazione con popoli e culture “altre” che, piuttosto della violenza e della soppressione, sceglie il cammino dell’ascolto e della valorizzazione. Come ha sostenuto l’indigena Ernestina, sempre nello spazio del dibattito sul protagonismo dei popoli indigeni: “I missionari rispettano la cultura indigena e non hanno mai impedito i nostri rituali, le nostre celebrazioni.” Ascoltare queste parole in un contesto politico in cui le conquiste di tanti anni di lotta in Brasile sono messe a dura prova dalla brutalità del neo presidente Bolsonaro, imprime forza e coraggio a coloro che vivono in queste zone ricche di tensioni.

Molti sono ancora gli eventi in programma ad Amazzonia Casa Comune. Chi fosse interessato può consultare il sito: amazonia-casa-comun.org








Nessun commento:

Posta un commento