Paolo Cugini
Città del Vaticano. In vista del Sinodo
sull’Amazzonia, è cominciato un processo di articolazione che raccoglie alcune
istituzioni e organizzazioni della Chiesa con il proposito di creare uno spazio
per il dialogo e l’ascolto, che accompagna il Sinodo sull’Amazzonia in
svolgimento a Roma. Come ricorda Roberto Carrasco Rojas, OMI, uno dei
membri del comitato di coordinamento, “non si
tratta solamente di presentare varie attività, si tratta piuttosto di un
esercizio in comunicazione e dialogo interculturale, un’interazione con ciò che
è nuovo, diverso, ancora sconosciuto”.
Amazzonia Casa Comune – è questo il nome dell’iniziativa -, è un impegno a rendere presente la
vita dell’Amazzonia e chi vi abita. Nell’Amazzonia, maloca è il
posto in cui le comunità indigene si siedono per semplicemente essere,
ascoltare, celebrare e essere capaci di capire quello che succede nella vita
della comunità. I fratelli e le sorelle indigeni e altri
rappresentanti del territorio, assieme alla presenza ecclesiale in quel
territorio, sono gli attori e protagonisti di questo spazio.
Amazzonia Casa Comune è, dunque, uno spazio ecclesiale in cui vengono discussi temi che i
fratelli e le sorelle dell’Amazzonia considerano prioritari. Concretamente
questo spazio ha come punto di riferimento costante la Chiesa di Santa Maria in
Traspontina dov’è attivata una mostra fotografica permanente sulla realtà
amazzonica e dove avvengono le principali celebrazioni liturgiche durante il
Sinodo. Oltre a questo spazio, altri eventi stanno avvenendo presso l’Istituto
Consolata e presso il Centro Internazionale della Gioventù San Lorenzo.
Tra gli eventi in programma ne segnalo alcuni. Il primo è il percorso
organizzato all’Istituto Consolata dal titolo: I Volti dell’ad Gentes.
Tra i vari interventi, significativi sono stati quelli di padre Livio Girardi e
di suor Amelia Gomes. Padre Livio Girardi ha proposto una
riflessione sulla metodologia dei missionari nella terra Indigena Raposa Terra
do Sol, in cui si è passati dal progetto di sacramentalizzazione, tipico
dell’impostazione missionaria prima del Concilio Vaticano II, ad un maggiore sforzo
d’inculturazione. Come ha sostenuto padre Girardi: “nel 1974 i missionari
della Consolata decidono di dedicarsi totalmente ai popoli indigeni e spinsero
la Chiesa di Roraima (Brasile) a fare lo stesso”. Dal canto suo, suor
Amelia Gomes ha evidenziato il processo d’inculturazione messo in atto nel
cammino di evangelizzazione di alcune comunità della Guinea Bissau. “Il
nostro stile di missione– ha sottolineato suor Amelia - è basato sulla
semplicità, privilegiando la cura delle relazioni. Questi gesti ci hanno
permesso di conoscere la tradizione e la cultura del popolo. Partecipando della
loro vita, ci ha permesso di essere accolti. Per mezzo della vicinanza e del
dialogo abbiamo iniziato un percorso di evangelizzazione. Abbiamo osservato,
ascoltato senza fretta, progettando la missione con pazienza senza fretta”.
Il confronto che
sta avvenendo nello spazio di Amazzonia
Casa Comune sui diversi modelli di
missione attuati dai missionari nelle terre indigene, è di estrema importanza
perché può aiutare ad uscire da quei processi di colonizzazione missionaria
denunciati da Papa Francesco in questi giorni. In questa prospettiva, toccante
è stata la testimonianza condivisa da alcuni rappresentanti dei popoli indigeni
presenti in questi a giorni a Roma per accompagnare il Sinodo sull’Amazzonia,
sulla figura del laico spagnolo Vicente
Canãs, che ha attuato per molti anni nel territorio amazzonico in difesa dei
popoli indigeni. Il cacique (capo indigeno) José Luis, intervenuto nella tavola
rotonda organizzata all’Istituto Consolata venerdì 11 ottobre sul tema: Il
protagonismo dei popoli indigeni, ha
condiviso la sua testimonianza con le seguenti parole: “Ho accompagnato il
lavoro del CIMI in Rondonia e ho visto che sono persone che sono venute per
aiutarci. Vicente Canas ci ha aiutato molto. I missionari sono persone che si
donano per gli altri, si dimenticano di sé stessi, si consegnano
spiritualmente, si distaccano dai beni. Oggi il mondo ha bisogno di persone
così”. Mentre i Padri sinodali si confrontano sulle linee pastorali da
adottare per dei cammini di evangelizzazione sempre più inculturati da attuare
nei territori amazzonici, negli spazi di Amazzonia
Casa Comune il confronto sta
avvenendo su percorsi d’inculturazione già sperimentati e, il dato sicuramente
più interessante, è la testimonianza diretta di alcuni rappresentanti dei
popoli indigeni. Parole significative perché testimoniano la bontà del Vangelo
come proposta possibile di un modo diverso di entrare in relazione con popoli e
culture “altre” che, piuttosto della violenza e della soppressione, sceglie il
cammino dell’ascolto e della valorizzazione. Come ha sostenuto l’indigena
Ernestina, sempre nello spazio del dibattito sul protagonismo dei popoli indigeni:
“I missionari rispettano la cultura
indigena e non hanno mai impedito i nostri rituali, le nostre celebrazioni.” Ascoltare queste parole in un contesto politico in cui
le conquiste di tanti anni di lotta in Brasile sono messe a dura prova dalla
brutalità del neo presidente Bolsonaro, imprime forza e coraggio a coloro che
vivono in queste zone ricche di tensioni.
Molti
sono ancora gli eventi in programma ad Amazzonia Casa Comune. Chi fosse interessato può consultare il sito: amazonia-casa-comun.org
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