Paolo
Cugini
Lo
capisci pian piano, mentre cammini nella vita e vai avanti negli anni,
rimanendo attento agli eventi, confrontandoli con il passato. E già questo non
è facile, amico mio, perché le distrazioni sono tante e se non si rimane
concentrati è facile imboccare un sentiero che ti porta lontano. E poi ti perdi
e, quando ti perdi, carissima amica, non è facile, per nulla facile ritrovare
il cammino. A volte lo ritrovi per caso e allora il cuore scoppia di gioia,
com’è la vita quando l’accogli come un dono che, come tale non riesci a
programmare, a mettere a posto in ogni dettaglio. Dono, sorpresa: sono le
qualità degli eventi che, quando ascoltati, manifestano la novità, la bellezza
del cammino che, per certi aspetti, è fatto proprio perché uno si perda. Che
noia, infatti, quella vita sempre sulla strada principale, sull’autostrada del
senso comune, delle idee preconfezionate. Sono i curiosi, sono i bambini
distratti, sono i ragazzi e le ragazze ribelli che, ad un certo punto, buttano
l’occhio a destra e a sinistra – meglio sempre a sinistra, è una questione di
stile e di sentire con il mondo, soprattutto con il mondo che ama e che soffre,
quel mondo che ama e desidera la giustizia e non riesce ad accettare le
disuguaglianze e allora è attratto dai sentieri che vede sul ciglio sinistro
dell’autostrada della vita - e ci si butta con tutte le forze. Perdersi non è
un peccato, perché fa parte del cammino, anche perché, spesso e volentieri, è
perdendosi che s’impara a vedere la realtà con occhi nuovi, da punti di vista
nuovi e si vedono cose mai visti prima.
Nessuno, allora, dovrebbe chiedere
perdono del sentiero imboccato, perché è grazie a quella perdita, a quella
momentanea distrazione, a quel fugace colpo di testa, a quella svista, a quella
curiosità, che qualcuno inizia a comprendere qualcosa di nuovo della vita. Benedette
ribellioni! E’ grazie a quel sentiero imboccato, che la vita acquista un sapore
nuovo, autentico. E’ grazie alla curiosità per qualcosa che è ignoto che
possiamo avvicinarci a Dio. E allora, una volta ritornato, anche solo per
qualche istante sulla strada principale della vita, potrà aiutare gli altri,
coloro che non escono mai, tutti coloro che non uscendo mai cominciano a
pensare e ad inventare e a spargere ai quattro canti leggende assurde sui
sentieri laterali, come se fossero luoghi maledetti, come se l’unico spazio
benedetto fosse la strada centrale. Non lo sanno, e non potranno mai saperlo
che non è così. Glielo dobbiamo dire
noi, i ribelli, che le cose sono diverse, che la realtà è tutt’altro che
piatta, che c’è qualcosa che va scoperto, cercato. E’ la nostra missione.
Lo
capisci piano piano, dicevo, mentre cammini nei sentieri della vita; capisci
che non è detto che la religione ti possa servire per diventare una persona
migliore. Dipende come la prendi e da che lato la guardi. Dipende anche da chi
ti introduce nel mistero di Dio. Da bambino la vivi come qualcosa di bello,
come qualcosa di naturale che fanno e vivono tutti. Soprattutto, ti sembra che
tutti anelino all’incontro con Dio, che tutti desiderino il cammino del bene,
perché credi, e lo credi fin dal profondo del cuore, che per tutti il senso
della vita sia proprio questo, il bene, e non ti passa nemmeno per la testa che,
mentre aspiri al bene, ci possa essere qualcuno che aspiri qualcosa d’altro.
Non lo pensi e non ti passa nemmeno nell’anticamera del cervello che mentre tu
aspiri al bene, mentre cerchi Dio c’è qualcuno lì vicino a te, dinanzi a te,
qualcuno che tu non immagineresti mai, nemmeno nel più triste dei romanzi, che
colui che sta accanto a te, vicino a te, dinanzi a te, cerca qualcosa d’altro.
Nella religione. Si hai capito bene, amico caro. C’è qualcuno che utilizza la
religione per raggiungere i suoi scopi venuti dal regno del male. Forse un
giorno era partito bene, era partito come qualsiasi persona cercando, cioè il
cammino del bene, il cammino di Dio. E poi qualcosa è successo, qualcosa dentro
di lui si è spezzato forse a causa di eventi negativi, di frustrazioni umane,
di qualcosa di desiderato e mai raggiunto. E così lentamente, piano piano, il
cammino verso il bene ha preso la direzione opposta. Ci sono delle ragioni che
non si sapranno e scopriranno mai. Questa, però, è la cosa strana, e cioè che
nonostante tutto, nonostante il cammino verso il male, rimane nello spazio
religioso.
Lo
capisci pian piano che coloro che sono al potere, coloro che in un certo senso
ti guidano, che hanno il ruolo di guidarti, di dirigere qualcosa – una
fabbrica, un comune, una chiesa, una scuola, una nazione, un partito, ecc. -non
è detto che siano i migliori del settore: anzi. Più sei disposto a cedere
qualcosa della tua dignità, più hai la possibilità di salire nella scala
sociale, nella scala del potere, di coloro che contano e dirigono le sorti di
qualcosa. E così, l’umanità è quasi sempre guidata da persone senza scrupoli,
dai peggiori, dalla feccia, da coloro che ad un certo punto della loro vita
hanno iniziato a cedere, a calare le braghe, a perdere la loro dignità. Più sali
nella scala sociale più trovi gente squallida, senza scrupoli, disposti a tutto
pur di apparire, anche perché non hanno più nulla in termini di rispetto e
dignità. Eppure, ed è questo l’aspetto della storia che rende triste, sono
proprio loro a comandare il destino di tutto un popolo, di tutto un gruppo: è
la feccia al potere. E questo, carissimo amico, prima lo capisci meglio è. Per
non lasciarti travolgere, per non cadere nella loro rete, per non ritrovarti a
metà del cammino della vita a scoprire l’inganno nel quale sei caduto ad un
certo punto del percorso.
Lo
capisci pian piano che se cerchi il bene, se cerchi un senso della vita, se
capisci che la vita è un dono prezioso che vale la pena viverla con passione,
devi abituarti a camminare da solo. Lo capisci lentamente che occorre camminare
sui sentieri della vita mantenendo gli occhi sempre aperti e lo sguardo
attento, soprattutto, guardando bene negli occhi chi si presenta dinnanzi a te.
Anche perché i maestri nell’arte della vita non li trovi sulle cattedre, non li
trovi di sicuro nelle banche, nemmeno seduti sulle comode poltrone della
politica, dell’economia o della religione, ma nei posti più nascosti, nei
luoghi trascurati da chi cerca il successo. Perché chi ama la verità, non desidera
apparire, perché ha capito che la verità si nasconde, non si confonde con la
superficialità, con l’apparenza, non si offre al primo arrivato. E allora
bisogna cercare e, per questo lavoro di ricerca, occorre accettare le rinunce
che vengono come conseguenza. E lo dovrai fare spesso e volentieri da solo, da
sola, perché gli adulti, caro mio, da un pezzo hanno abbandonato i cammini
nascosti nei boschi, per starsene tranquilli sulle strade asfaltate delle
sicurezze. Hanno imparato, questi furbacchioni, a rimanere protetti sulla
strada maestra, nella che non presenta ostacoli, perché gli hanno insegnato e
loro hanno creduto, che la vita è tranquillità, che nella vita bisogna fare di
tutto per mettersi a posto, sistemarsi, fare le cose in ordine come fanno
tutti. E allora, carissima amica, non buttare via i tuoi vent’anni ad accontentarti
di quello che trovi sui banchi del mercato, quello che i tuoi occhi vedono in
modo immediato. Vai altrove, non fidarti troppo alla svelta di quello che ti
dicono i sensi: fermati, rifletti.
Pensa
a come Gesù ha vissuto la sua adolescenza e la sua giovinezza. Se Gesù è stato
un adulto coi fiocchi, uno di quelli che se ne trovano pochi, cioè uno che
sapeva quello che diceva, perché prima di aprire la bocca aveva già vissuto
quello che stava per dire, è perché durante l’adolescenza e la giovinezza si è
nascosto, non si è esposto, è stato in silenzio, ha vissuto in luoghi isolati.
Prima di manifestare il suo carisma, ha cercato di capire il senso della sua
vita, della sua presenza nella storia: ha cercato di capire chi era. Quanti
giovani si bruciano perché troppo alla svelta vengono fuori allo scoperto,
fidandosi solo dell’apparenza, dell’arroganza di un vigore che poi con il tempo
scompare. Quello che Gesù ha fatto su di sé, vale a dire un lavoro lungo di
silenzio e riflessione per capire e decidere la direzione da dare alla sua
vita, lo ha proposto ai suoi discepoli e alle sue discepole. Li ha chiamati, lo
hanno seguito rinunciando al resto, hanno trascorso tre anni con Lui, ascoltandolo,
condividendo la vita quotidiana, osservano il suo stile di vita. Questo, a mio
avviso, è stato il più grande lavoro di Gesù: ha insegnato ad un gruppo di
uomini e donne come si sta al mondo e il prezzo che si deve pagare per essere
una persona autentica, per vivere con dignità. Chi trova sul proprio cammino
della vita un tipo alla Gesù, trova il più grande tesoro. E’ chiaro che i tipi
alla Gesù non si trovano nei luoghi comuni, nelle situazioni normali dell’esistenza:
va cercato.
Perchè cercare la Verità da solo? Ci sono altri cercatori della Verità che puoi incontrare lungo la strada e con i quali poter condividere il cammino se non tutto almeno in parte. Camminare insieme è sempre meno faticoso!
RispondiEliminaPerché è difficile incontrare qualcuno che ti accompagni nel cammino, qualcuno disinteressato è che sappia dove sta anando. Mi riferisco alla ricerca della giovinezza.
RispondiEliminaGrazie. Profondo e condivisibile come sempre...
RispondiElimina
RispondiEliminaA cinquant'anni suonati è accaduto. Mi riferisco ad un totale ribaltamento della mia vita, della nostra vita di coppia e di famiglia. Non per merito mio ma di Elena e del suo sì. Della caparbietà con la quale ha cercato e trovato. Per merito di un amico sacerdote, matto come un cavallo, che si impegna a vivere la propria vita e il proprio sacerdozio ad imitazione di Cristo. Merito di nuovi amici che ci hanno accolto, ascoltato, guidato con pazienza lungo strade nuove, sentieri "a sinistra" della via principale. Amici che ci hanno dato fiducia condividendosi con noi aprendoci il cuore. Allora l'ultimo velo che copriva le miserie umane di coloro che lungo il cammino della vita si sono "persi" nell'autostrada, hanno smesso di cercare decidendo di difendere le consuetudini, è caduto. Vedere con chiarezza queste miserie soprattutto nella chiesa è stato molto doloroso ma necessario e fecondo.
Ma questo cammino al quale Qualcuno ci ha chiamati ha un senso e raggiunge un traguardo (peraltro non definitivo, si cerca incessantemente) quando è condiviso con i compagni di viaggio, preziosi amici nuovi e ritrovati. Forse tutto questo poggia sui sentieri che abbiamo percorso in gioventù. Forse lì abbiamo costruito in noi la base per continuare la ricerca, per imparare ad accogliere i compagni di viaggio, per affrontare le delusioni generate dall'uomo e da una chiesa che ha abbandonato (almeno una parte di essa lo ha fatto con esiti tragici) la ricerca, la curiosità, a favore della sicurezza, della "tradizione". Sono certo che tante persone conosciute in gioventù ci hanno guidato verso esperienze di vita "alternative" che hanno lasciato il segno, come una profonda aratro, preparando il terreno per la semina e rendendolo più produttivo.
Grazie Signore, grazie Paolo e grazie a tutti gli amici che camminano e cercano insieme a noi.
Don Paolo, tu sei una persona che il Signore ha davvero chiamato.
RispondiEliminaE io sono davvero commosso all'idea di averti incontrato.