lunedì 23 marzo 2015

MANIFESTAZIONE NAZIONALE A BOLOGNA CONTRO LE MAFIE. 21 MARZO 2015










Paolo Cugini
"La verità illumina la giustizia", questo lo slogan scelto per XX Giornata delle memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Libera per la XX edizione ha scelto l'Emilia Romagna, ha scelto Bologna. Ho partecipato a questa manifestazione perché credo nella possibilità di cambiare la mentalità mafiosa presente sul nostro territorio con un impegno effettivo, mettendoci la faccia.

La Giornata della Memoria e dell'Impegno ricorda tutte le vittime innocenti delle mafie. Sul palco della manifestazione che ha visto confluire più di duecento mila persone sono stati letti i nomi di circa 900 nomi di vittime innocenti delle mafie, semplici cittadini, magistrati, giornalisti, appartenenti alle forze dell' ordine, sacerdoti, imprenditori, sindacalisti, esponenti politici e amministratori locali morti per mano delle mafie solo perché, con rigore e coerenza, hanno compiuto il loro dovere.
Di manifestare contro le mafie ce n’è bisogno eccome. La scelta di Bologna come sede della manifestazione non è casuale. Come ha ricordato il sindaco di Bologna Virginio Merola “I dati del rapporto sulle Mafie in Emilia Romagna dicono che nella nostra regione il volume d’affari delle organizzazioni criminali vale circa 20 miliardi di euro”. È necessario, dunque continuare a combattere e, soprattutto promuovere la cultura della legalità. Come ha, infatti, recentemente ricordato Papa Francesco, la Mafia va a braccetto con la corruzione politica. Diviene allora necessario e sempre più urgente contrastare la cultura mafiosa con la cultura della legalità e con l’informazione. Lo ha sostenuto il Procuratore di Bologna Roberto Alfonso, in uno dei seminari tenutisi nel pomeriggio sul tema: Le mafie in Emilia Romagna. 

Il Procuratore Alfonso ha fondato la propria relazione parlando dello specifico della presenza mafiosa in Emilia Romagna utilizzando due termini: delocalizzazione e radicamento che sono “due facce della stessa medaglia.  Delocalizzazione significa esportazione dalla Calabria all'Emilia Romagna delle modalità mafiose per raggiungere il risultato.  Radicamento è qualcosa di più che un’infiltrazione. La mafia è stanziale dal giugno del 1982 in Emilia. Si sono installati in Emilia per operare in termini stabili e definitivi. Stiamo parlando dei calabresi. É un fenomeno che utilizza nel territorio modalità calabresi. Tutto ciò è appurato attraverso l’indagine”. Non si tratta di una presenza sporadica, ma di un vero e proprio insediamento per controllare il territorio. Durante il seminario in varie occasioni si è ricordato la stranezza della presenza mafioso su di un territorio che, per storia e tradizione, si pensava immune. E invece si deve parlare di mafia come  “valore aggiunto: è un termine economico che applichiamo all'organizzazione criminale dell’andrangheta. È una multinazionale, infatti è de localizzata. L’imprenditoria locale accetta perché è un vantaggio. L’omertà è dettata per lo più dalla paura di vedere il bos. Qui è un silenzio dettato dall'economia, delle agevolazioni che può ottenere. “C’è una relazione di complicità – ha sostenuto Alfonso - che diventa sempre più profonda e quando decide di sganciarsi non ce la fa. Quando gli imprenditori rimangono incastrati in questi meccanismi accumulano dei debiti e per questo falliscono”.
Le nuove generazioni, presente massicciamente alla manifestazione di Bologna sono la presenza, non solo per il futuro, ma anche nel presente, della possibilità di un cambiamento di mentalità, per passare dalla cultura dell’omertà e dei favori ad personam, alla cultura della legalità e della giustizia. Che bella gioventù!



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