martedì 10 marzo 2015

CHE BELLA CHIESA!

 ARCHIVIO BRASILE



Paolo Cugini


Dal 17 al 20 novembre si è svolta a Ruy Barbosa lannuale Assemblea diocesana. Presenti oltre al vescovo e i preti della diocesi, le suore e tanti laici. Nella prima giornata dellassemblea è stata presentata una sintesi del lavoro svolto nelle parrocchie, soprattutto si è cercato di verificare se le priorità diocesane, indicate lo scorso anno, sono state messe in pratica. Il secondo giorno è iniziato con lanalisi della situazione della Chiesa seguita da un dibattito tra i partecipanti dellAssemblea. Nei lavori di gruppo del sabato, si è discusso sul cammino della nostra diocesi e indicato le nuove priorità, che poi sono state presentate all'Assemblea riunita. Durante i tre giorni dellAssemblea diocesana, trascorsi tra incontri, lavori di gruppo, liturgie e pasti, la sensazione era quella di partecipare ad una Chiesa di persone uguali. Può sembrare un pò forte e strana quest affermazione, per questo provo a spiegarmi meglio. In nessun momento durante questi giorni ho avvertito la sensazione che, come prete, ero più importante dei laici o delle suore presenti, e che la mia parola valesse più della loro. Mi sono sentito un figlio di Dio assieme ad altri figli e figlie di Dio, che discutevano assieme e in modo egualitario sul cammino dellunica Chiesa alla quale apparteniamo. Siccome tutti apparteniamo a questa Chiesa, tutti, sia uomini che donne, sia laici che religiosi e sacerdoti, sono coinvolti a discutere con gli stessi diritti e doveri. Tutti, durante questi tre giorni ci siamo sentiti coinvolti a pensare assieme le sorti e il cammino della nostra Chiesa. È in circostanze come questa che avverto il significato e, allo stesso tempo, limportanza della Chiesa, popolo di Dio in cammino e che la Chiesa non é di qualcuno, ma nostra, perché Cristo è morto per tutti e non per qualcuno. Durante i pasti era bello vedere le persone presenti all’'Assemblea discutere sugli argomenti emersi, segno di una effettiva valorizzazione di tutti, perché lopinione di tutti è presa in considerazione.

Ciò che fa riflettere, soprattutto ad un prete come me che è stato formato in Italia, è il modo democratico di procedere, il modo del Vescovo di essere pastore, di condurre un
Assemblea. Quando si parla di democrazia nella Chiesa molta gente storce il naso. Abituati a vedere e vivere la Chiesa come unistituzione gerarchica, dove qualcuno decide e gli altri obbediscono, si pensa che sia questo il modo di viverla. Leggendo il Vangelo in questi anni di missione assieme alle comunità delle campagne e ai poveri dei quartieri delle periferie delle città in cui sono stato parroco, mi sono accorto che non è così. Gesù aveva un modo molto democratico di procedere. Ciò è ben visibile nelle parabole che raccontava, dove faceva di tutto per coinvolgere gli interlocutori. Lo stile democratico di Gesù è visibile nel dialogo con i suoi discepoli, continuamente coinvolti nell’'annuncio del Regno di Dio. Lo stile comunitario di Gesù era chiarissimo nel modo di vivere, atteggiarsi, parlare. La sua comunità non era fatta solamente di uomini, ma anche di donne. Lo ricorda il Vangelo di Luca (8,1-3). Qui da noi la maggior parte dei liders di comunità sono donne e, mi viene da dire: che donne! Oltre ad amministrare, spesso e volentieri da sole,  la casa piena di figli, queste donne guidano la celebrazione domenicale nella comunità. È logico, allora, che esigano e trovino spazio per esprimersi nella Chiesa che servono con tanto amore.
 
Nell'Assemblea diocesana di Ruy Barbosa le sedie sono disposte in circolo, in questo modo diviene evidente che nessuno partecipante arriva all’'Assemblea solamente per ascoltare, ma per intervenire attivamente e anche che nessuno arriva all’'Assemblea solamente per parlare ed esigere di essere ascoltato. Durante lAssemblea le linee della diocesi sono discusse assieme e le priorità sono messe a votazione. In nessun momento dellAssemblea il Vescovo ha imposto la sua opinione, ma é intervenuto in diverse circostanze a motivare e spiegare il senso degli emendamenti proposti.  Nelle varie votazioni realizzate, Dom André de Witte  è questo il nome del vescovo di Ruy Barbosa ha sempre accettato lesito delle votazioni, anche quando il risultato era contrario a quello che lui votava. Qualcuno potrebbe obiettare che nella Chiesa spetta al Vescovo indicare il cammino. Anch'io la pensavo così quando sono arrivato in Brasile. In questi anni di missione il Signore mi ha mostrato un modo differente di essere Chiesa, un modo diverso più evangelico? di condurre il gregge. Interessante sono stati i momenti di dibattito per discutere sulle varie proposte emerse nei lavori di gruppo. Molti prendevano la parola - laici, preti, suore, vescovo - per difendere e sostenere la propria opinione.
 
Anche il coordinatore della pastorale diocesano per i prossimi quattro anni é stato scelto dallAssemblea e non direttamente dal Vescovo come succede normalmente. Candidati erano tutti coloro che erano presenti: ciò significa che anche una suora o un laico o una laica potevano essere eletti. Alcuni anni fa era stata eletta una suora, Teresina, come coordinatrice della pastorale diocesana. Le votazioni si sono svolte con scrutino segreto in due momenti. È stato eletto padre Luis Miguel, un sacerdote spagnolo di 37 anni, già coordinatore della pastorale diocesana negli ultimi quattro anni. La rielezione avvenuta con la stragrande maggioranza dei voti, é dovuta al suo lavoro, molto apprezzato in diocesi. Anche l elezione del coordinatore della pastorale diocesana si è svolto in un clima democratico, senza imposizioni o forzature, nel rispetto di tutti i presenti. È partecipando a momenti come questi che mi sembra di capire il significato delle idee emerse nel Concilio Vaticano II, della Chiesa como Popolo di Dio o come comunione. Interessante è che, nel nostro cammino ecclesiale, le cariche non sono eterne. Siccome si tratta di servire la Chiesa, i criteri richiesti non sono speciali titoli, ma soprattutto amore e fede. Per questo motivo, periodicamente gli incarichi diocesani vengono rinnovati per permettere ad altri di mettersi a servizio della Chiesa.
 
Quando partecipo di assemblee in cui la discussione e i momenti di votazione sono democratici, dove nessuno impone la propria opinione, ma si cerca di arrivare ad un consenso comune, lasciando lo spazio per esprimere il proprio parere a coloro che lo desiderano, mi sembra di vivere nella Chiesa voluta da Gesù. Spesso e volentieri partecipando di incontri ecclesiali in Italia esco con la sensazione che gli assunti della chiesa sono cose per specialisti, per gente che ha studiato,mentre le persone comuni, non solo non sono invitate, ma debbono solo eseguire e obbedire. Al contrario, dopo lAssemblea diocesana a Ruy Barbosa, dove chiunque poteva intervenire liberamente e, soprattutto dove lopinione di tutti veniva ascoltata, son tornato a casa con la sensazione di aver partecipato ad un momento ecclesiale, in cui tutti sono protagonisti e responsabili. Mi è sembrato di capire che la diversità di ministero nella Chiesa non è nell'ordine dellimportanza, di una speciale qualità che il sacramento dellordine dovrebbe imprimere, ma nella disponibilità a servire sempre di più, a mettersi sempre più in basso e non in alto. Mentre partecipavo all’'assemblea diocesana di Ruy Barbosa mi venivano in mente le parole del Vangelo di Giovanni 13, della famosa scena della lavanda dei piedi. Gesù si è messo a lavare i piedi dei discepoli dopo che il testo del Vangelo ricordava che Gesù sapeva che il Padre aveva messo tutto nelle sue mani. Con il potere che il Padre mise nelle sue mani, Gesù si inginocchia per lavare i piedi ai suoi discepoli.

C´é un modo umano dintendere il potere e un modo evangelico, che dovrebbe essere visibile nella Chiesa, corpo di Cristo. Il potere del Padre presente nella Chiesa di Cristo dovrebbe essere visibile non nei segni del potere mondano vestiti, palazzi, distanza tra i membri -, ma nel modo di porsi a servizio gli uni degli altri. Questo modo, questo stile semplice e significativo era ben visibile durante lAsseblea diocesana di Ruy Barbosa. Nessuno era vestito con i simboli di un presuppposto potere mondano e nessuno si atteggiava come se fosse diverso dagli altri, esigendo attenzioni e privilegi particolari. Durante lAssemblea in nessun momento il vescovo, o il vicario generale né tanto meno il coordinatore diocesano di pastorale, hanno preteso una visibilità speciale. Al contrario, ho visto Don André, nei momenti di intervallo, dialogare con pazienza con coloro che durante lAssemblea si mostravano intransigenti in una particolare posizione. Ho visto il mio vescovo a servizio della Verità non con i segni del potere mondano vestiti, atteggiamenti, posizione, - ma con il marchio invisibile del servo obbediente, che si fa carico delle sofferenze degli altri e le porte senza nessuna recriminazione, così come Gesù ha fatto con noi.
 
Quando penso che sono stato inviato in missione per uno scambio di chiese, credo che ciò che il Signore mi chiede di restituire é questo stile di Chiesa. Quando tornerò in Italia e tutto indica che sarà nel breve periodo desidero mettermi a disposizione per lavorare nell’'edificazione di una Chiesa più umana, più egualitaria e democratica. Assim seja!


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