giovedì 10 settembre 2020

LO STUPORE DELLA SPERANZA

 



Ripropongo un brano preso da una bellissima poesia dello scrittore francese Charles Péguy sul tema della speranza. Penso ci possa aiutare per comprendere che la fatica di credere in un mondo migliore non è solo nostra: anche Dio spera per noi e con noi. Così si esprimeva Péguy nel 1911:

 

La fede non mi stupisce

Non è stupefacente

Risplendo talmente nella mia creazione.

Nel sole e nella luna e nelle stelle.

In tutte le mie creature…

La carità va da sé. Per amare il prossimo c’è solo da lasciarsi andare, c’è solo da guardare una simile desolazione. Per non amare il prossimo bisognerebbe farsi violenza, torturarsi, tormentarsi, contrariarsi. Irrigidirsi. Farsi male. Snaturarsi, prendersi a rovescio, mettersi a rovescio.

Riprendersi. La carità è tutta naturale, tutta zampillante, tutta semplice, tutta alla buona. È il primo movimento del cuore. È il primo movimento che è quello buono. La carità è una madre e una sorella…

Per non amare il prossimo, bambina, bisognerebbe tapparsi

gli occhi e gli orecchi. A tante grida di desolazione…

Ma la speranza, dice Dio, ecco quello che mi stupisce.

Me stesso. Questo è stupefacente.

Che quei poveri figli vedano come vanno le cose e che credano che andrà meglio domattina.

Che vedano come vanno le cose oggi e che credano che andrà meglio domattina.

Questo è stupefacente ed è proprio la più grande meraviglia della nostra grazia.

E io stesso ne sono stupito.

E bisogna che la mia grazia sia in effetti di una forza incredibile.

E che sgorghi da una fonte e come un fiume inesauribile. Da quella prima volta che sgorgò e da sempre che sgorga. Perché le mie tre virtù, dice Dio. Le tre virtù mie creature.

(Charles Péguy, da Il portico del mistero della seconda virtù, 1911)

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