IN
CAMMINO CON GEREMIA
(GER 18, 1-10)
Riflessione di don
Matteo Mioni
Sintesi: Paolo Cugini
Geremia c’invita a riflettere sulla
vocazione alla speranza. Geremia è chiamato ad aprire il cuore del popolo alla
speranza.
L’immagine del Vasaio: è nella
bottega del vasaio che Geremia ascolta la Parola di Dio.
In questi termini: mi è stata rivolta la Parola
attraverso un gesto, un atteggiamento. Riconoscere che dentro ciò che vediamo Dio ci
parla. Linguaggio della parola e dei gesti. L’insegnamento di Dio è
quello di chi mostra qualcosa d’importante. Nel Tempio Gesù si mise a sedere ed
indicò ai discepoli quello che stava facendo una povera vedova. Gesù insegna
spesso facendo vedere. Possiamo essere maestri facendo vedere qualcosa.
Geremia percepisce il linguaggio di
Dio nelle opere del vasaio. Per essere gente di speranza dobbiamo essere dei
contemplativi, che vedono come Dio sta dentro alle situazioni che vive, e si
accorge come il cielo è venuto ad abitare sulla terra.
Che cosa contempla Geremia? Un Dio che lavora, che si sporca le
mani con l’uomo, che dedica tanto tempo all’uomo. Il Vasaio impasta la creta,
la modella, riprova. È una scena meravigliosa. Dio non dice di buttare via, ma
riprova. Dio prova con l’uomo e riprova all’infinito. Dio ci prova. È bello
avere un Dio che prova, no va sul sicuro. Con l’uomo Dio non può che provarci
con pazienza, misericordia e pietà. Dio è il primo che vive nei confronti
dell’uomo la speranza.
Quella del vasaio un’immagine che è
sorgente inesauribile di speranza. Non è un segno di debolezza, ma della vera onnipotenza: un
amore che non si ferma nemmeno dinanzi ai fallimenti della sua creatura. Quando
vediamo che Dio con noi ha sempre voglia di riprovarci di nuovo, siam entrati
entro il cammino della speranza di Dio, della sua fedeltà e misericordia. Non
c’è nulla che ci blocca come la persona che ci dà una scadenza, e non ci dà la
libertà di sbagliare. Possiamo gioire perché noi siamo suoi, gregge del suo
pascolo: è questo il primo esito della speranza: la gioia di sentirci suoi
vasi, la gioia di appartenere alla sua libertà.
Capacità del contemplativo: sa vedere dove nasce la speranza. È
un grande dono. All’uomo non conviene resistere a Dio, ma lasciarci plasmare,
lasciarci mettere le mani addosso. L’amore che ci offre ci costringe a
cambiare.
Gioia di appartenere alle sue mani e
la consapevolezza del potere che abbiamo di resistere al suo potere.
v. 5: doppia immagine. Dobbiamo accettare di litigare con
quello che la Parola di Dio ci dice. Invito alla conversione.
Altro testo che invita alla vocazione
del contemplativo è l’immagine del mandorlo. Cosa vediamo? Vedere nel ramo di
mandorlo. Dio vigila sulla sua Parola. È il primo Dio che vigila sulla sua
Parola. Colui che vigila è il primo che si accorge. La speranza fiorisce dove
vedo i segni di Dio. Che rami di mandorlo siamo? Come siamo rami di mandorlo?
Dov’è la nostra vocazione alla speranza in questo tempo?
Dio ci aiuta a riconoscere la
speranza anche dove non ci aspetteremmo. Anche i rovi umani hanno la dignità della fioritura.
Anche là dove vediamo solo un rovo, agli occhi del contemplativo può vedere la
fioritura. Saper vedere la fioritura non solo del mandorlo, ma anche dei rovi.
Dio attende i frutti anche dai rovi. La fedeltà di Dio su di noi è motivo di
speranza.
Canestro dei fichi. Ger 24. Un cesto con dei fichi buoni
e cattivi. È un’immagine che ci apre al giudizio universale. Dio non ha voglia
di buttare i fichi cattivi. Dio ha voglia di trasformare i fichi cattivi in
fichi nuovi. Nella natura è impossibile, ma per Dio nulla è impossibile. Nella
prospettiva di Dio non dobbiamo vincere contro i cattivi, ma fare in modo che
ciò che è cattivo diventi buono. Speranza di Dio: che la zizzania diventi grano
buono. Chiamati a “sprecare” speranza per quei rovi umani che diventino
qualcosa di bello. Siamo chiamati a diventare comunità della speranza, comunità
che hanno il coraggio di osare, di non aver paura di amare troppo. È questa la
vocazione alla speranza, che è anche l’itinerario di Geremia. Da vero uomo
della Parola ha attraversato la passione, la persecuzione, le tentazioni e poi
è diventato annunciatore di speranza, profeta, evangelizzatore.
Ger 31,31-34: La nuova alleanza. Una legge scritta nel cuore. Il
profeta di sventura è diventato il profeta della consolazione. Questa è
un’alleanza per sempre. Intimità che cerca universalismo. Sono le coordinate
della nuova alleanza.
Ola Pe Paolo como estas? ainda nao descobri como traduzir rsrsrs.
RispondiEliminaOlà Celita, que bom ler a tua mensagem! E' muito bom saber que voce lembra ainda de mim. Eu estou bem, graças a Deus, trabalhando muito pelo Reino de Deus. E voce como està? A tua familha? E a comunidade de Ipiraì? Manda um grande abraço para todo mundo! O meu email è este: regirponspi@gmail.com
EliminaNossa!!!!!
RispondiEliminaBelissima reflexão, padre...
Devo confessar que não esperava menos do senhor e de padre Matteo.
O pe Matteo è nota 10!
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