mercoledì 5 aprile 2017

CHIAMATI ALLA SPERANZA



IN CAMMINO CON GEREMIA

(GER 18, 1-10)
Riflessione di don Matteo Mioni

Sintesi: Paolo Cugini

Geremia c’invita a riflettere sulla vocazione alla speranza. Geremia è chiamato ad aprire il cuore del popolo alla speranza.
L’immagine del Vasaio: è nella bottega del vasaio che Geremia ascolta la Parola di Dio.

In questi termini: mi è stata rivolta la Parola attraverso un gesto, un atteggiamento. Riconoscere che dentro ciò che vediamo Dio ci parla. Linguaggio della parola e dei gesti. L’insegnamento di Dio è quello di chi mostra qualcosa d’importante. Nel Tempio Gesù si mise a sedere ed indicò ai discepoli quello che stava facendo una povera vedova. Gesù insegna spesso facendo vedere. Possiamo essere maestri facendo vedere qualcosa.
Geremia percepisce il linguaggio di Dio nelle opere del vasaio. Per essere gente di speranza dobbiamo essere dei contemplativi, che vedono come Dio sta dentro alle situazioni che vive, e si accorge come il cielo è venuto ad abitare sulla terra.

Che cosa contempla Geremia? Un Dio che lavora, che si sporca le mani con l’uomo, che dedica tanto tempo all’uomo. Il Vasaio impasta la creta, la modella, riprova. È una scena meravigliosa. Dio non dice di buttare via, ma riprova. Dio prova con l’uomo e riprova all’infinito. Dio ci prova. È bello avere un Dio che prova, no va sul sicuro. Con l’uomo Dio non può che provarci con pazienza, misericordia e pietà. Dio è il primo che vive nei confronti dell’uomo la speranza.
Quella del vasaio un’immagine che è sorgente inesauribile di speranza. Non è un segno di debolezza, ma della vera onnipotenza: un amore che non si ferma nemmeno dinanzi ai fallimenti della sua creatura. Quando vediamo che Dio con noi ha sempre voglia di riprovarci di nuovo, siam entrati entro il cammino della speranza di Dio, della sua fedeltà e misericordia. Non c’è nulla che ci blocca come la persona che ci dà una scadenza, e non ci dà la libertà di sbagliare. Possiamo gioire perché noi siamo suoi, gregge del suo pascolo: è questo il primo esito della speranza: la gioia di sentirci suoi vasi, la gioia di appartenere alla sua libertà.

Capacità del contemplativo: sa vedere dove nasce la speranza. È un grande dono. All’uomo non conviene resistere a Dio, ma lasciarci plasmare, lasciarci mettere le mani addosso. L’amore che ci offre ci costringe a cambiare.
Gioia di appartenere alle sue mani e la consapevolezza del potere che abbiamo di resistere al suo potere.
v. 5: doppia immagine. Dobbiamo accettare di litigare con quello che la Parola di Dio ci dice. Invito alla conversione.
Altro testo che invita alla vocazione del contemplativo è l’immagine del mandorlo. Cosa vediamo? Vedere nel ramo di mandorlo. Dio vigila sulla sua Parola. È il primo Dio che vigila sulla sua Parola. Colui che vigila è il primo che si accorge. La speranza fiorisce dove vedo i segni di Dio. Che rami di mandorlo siamo? Come siamo rami di mandorlo? Dov’è la nostra vocazione alla speranza in questo tempo?

Dio ci aiuta a riconoscere la speranza anche dove non ci aspetteremmo. Anche i rovi umani hanno la dignità della fioritura. Anche là dove vediamo solo un rovo, agli occhi del contemplativo può vedere la fioritura. Saper vedere la fioritura non solo del mandorlo, ma anche dei rovi. Dio attende i frutti anche dai rovi. La fedeltà di Dio su di noi è motivo di speranza.

Canestro dei fichi. Ger 24. Un cesto con dei fichi buoni e cattivi. È un’immagine che ci apre al giudizio universale. Dio non ha voglia di buttare i fichi cattivi. Dio ha voglia di trasformare i fichi cattivi in fichi nuovi. Nella natura è impossibile, ma per Dio nulla è impossibile. Nella prospettiva di Dio non dobbiamo vincere contro i cattivi, ma fare in modo che ciò che è cattivo diventi buono. Speranza di Dio: che la zizzania diventi grano buono. Chiamati a “sprecare” speranza per quei rovi umani che diventino qualcosa di bello. Siamo chiamati a diventare comunità della speranza, comunità che hanno il coraggio di osare, di non aver paura di amare troppo. È questa la vocazione alla speranza, che è anche l’itinerario di Geremia. Da vero uomo della Parola ha attraversato la passione, la persecuzione, le tentazioni e poi è diventato annunciatore di speranza, profeta, evangelizzatore.

Ger 31,31-34: La nuova alleanza. Una legge scritta nel cuore. Il profeta di sventura è diventato il profeta della consolazione. Questa è un’alleanza per sempre. Intimità che cerca universalismo. Sono le coordinate della nuova alleanza.



4 commenti:

  1. Ola Pe Paolo como estas? ainda nao descobri como traduzir rsrsrs.

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    1. Olà Celita, que bom ler a tua mensagem! E' muito bom saber que voce lembra ainda de mim. Eu estou bem, graças a Deus, trabalhando muito pelo Reino de Deus. E voce como està? A tua familha? E a comunidade de Ipiraì? Manda um grande abraço para todo mundo! O meu email è este: regirponspi@gmail.com

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  2. Nossa!!!!!
    Belissima reflexão, padre...
    Devo confessar que não esperava menos do senhor e de padre Matteo.

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