Relatore: Don Angelo
Baldassarri
Sintesi: Paolo cugini
Il
cammino in questi cinque anni ha portato a comprendere l’importanza di camminare
insieme e uscire da un’autoreferenzialità. Non tutti vivono questo percorso con
lo stesso slancio.
Le
cose che sono emerse di più:
1. L’affaticamento
è dovuto dal moltiplicarsi delle cose da fare
2. Il
cammino lo si fa volentieri quando le prospettive si percepiscono feconde. Si
tratta di precisare le prospettive.
L’aspetto
maggiore da affrontare è il cambiamento epocale che stiamo vivendo. Siamo in
una società che sempre più non conosce il Vangelo. C’è un lutto da vivere e
quindi, da reimpostare il modo in cui entriamo in contatto con questo mondo
scristianizzato. Dentro a questo c’è il tema della missionarietà. Il punto
importante è capire che la zona è un’occasione per ripensarci in modo
missionario. Non c’è solo un calo di presbiteri, ma è cambiato il mondo. Oggi
la gente si sposta sempre di più e non s’identifica più con la parrocchia.
La
motivazione da rilanciare è questa: proposta che ci fa immaginare di portare il
Vangelo adesso a chi non lo conosce. Il problema è il contrasto tra le tante
cose da fare e il nuovo che aspetta una nuova prospettiva.
Occorre
coinvolgere di soggetti pastorali che ci sono nelle nostre comunità. Come
Diocesi valorizzando le zone si cerca di creare comunità sorelle per portare il
Vangelo insieme. Le zone pastorali non sono delle collegiate, cioè una
parrocchia che mette insieme più comunità. Si tratta di mettere in rete le
comunità.
Occorre
sottolineare la necessità di far conoscere le parrocchie tra di loro. È importante
pensare cammini di formazione comunitaria, come zona. Anche la Caritas la si può
proporre insieme. Uno snodo importante che sta emergendo è pensare che si possono
valorizzare ciò che è specifico di una zona. Ad esempio, se in una zona c’è un
ospedale, sarà importante pensare una pastorale che tenga conto di ciò.
Il
lavoro del moderatore è quello di aiutare le varie realtà a vivere in armonia. L’idea
è quella di scrivere un piccolo testo in cui si precisano le scelte che sono in
atto. Occorre vedere di verificare che in ogni zona ci sia una comunità di
preti e non lasciarli da soli. Altro punto importante è trovare collaboratori
validi sul territorio. Si potrebbe provare ad affidare parrocchie ad alcuni
laici. Fare in modo che quando ci sono gli avvicendamenti dei parroci fare in
modo che il cambio preveda il coinvolgimento delle comunità: si tratta di
accompagnare la complessità del cambiamento.
Ci
s’interroga sulla possibilità di celebrazione della Parola nei giorni festivi
là dove non c’è il presbitero. Occorre verificare se si deve favorire la
celebrazione festiva.
C’è
da tener conto che le zone sono molto diverse. Da parte delle parrocchie del
centro è fare un’unica zona con un unico parroco.
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