MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER LA CELEBRAZIONE DELLA LIV GIORNATA MONDIALE DELLA PACE 1°
GENNAIO 2021
Sintesi: Paolo Cugini
La vita e il ministero di Gesù incarnano l’apice della
rivelazione dell’amore del Padre per l’umanità. Nella sinagoga di Nazaret, Gesù
si è manifestato come Colui che il Signore ha consacrato e «mandato a portare
ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai
ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi» (Lc 4,18). Nella sua
compassione, Cristo si avvicina ai malati nel corpo e nello spirito e li
guarisce; perdona i peccatori e dona loro una vita nuova. Gesù è il Buon
Pastore che si prende cura delle pecore; è il Buon Samaritano che si china sull’uomo
ferito, medica le sue piaghe e si prende cura di lui (cfr Lc 10,30-37).
Le opere di
misericordia spirituale e corporale costituiscono il nucleo del servizio di
carità della Chiesa primitiva. I cristiani della prima generazione praticavano
la condivisione perché nessuno tra loro fosse bisognoso (cfr At 4,34-35) e si
sforzavano di rendere la comunità una casa accogliente, aperta ad ogni
situazione umana, disposta a farsi carico dei più fragili. Divenne così abituale
fare offerte volontarie per sfamare i poveri, seppellire i morti e nutrire gli
orfani, gli anziani e le vittime di disastri, come i naufraghi.
La diakonia delle origini, arricchita dalla riflessione dei
Padri e animata, attraverso i secoli, dalla carità operosa di tanti testimoni
luminosi della fede, è diventata il cuore pulsante della dottrina sociale della
Chiesa, offrendosi a tutte le persone di buona volontà come un prezioso
patrimonio di principi, criteri e indicazioni, da cui attingere la “grammatica”
della cura: la promozione della dignità di ogni persona umana, la solidarietà
con i poveri e gli indifesi, la sollecitudine per il bene comune, la
salvaguardia del creato.
Ogni aspetto della vita sociale, politica ed economica trova il
suo compimento quando si pone al servizio del bene comune, ossia dell’insieme
di quelle condizioni della vita sociale che permettono sia alle collettività
sia ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più
celermente. La solidarietà esprime concretamente l’amore per l’altro, non come
un sentimento vago, ma come determinazione ferma e perseverante di impegnarsi
per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno perché tutti siamo
veramente responsabili di tutti.
Non può essere autentico un sentimento di intima unione con
gli altri esseri della natura, se nello stesso tempo nel cuore non c’è
tenerezza, compassione e preoccupazione per gli esseri umani. Pace, giustizia e
salvaguardia del creato sono tre questioni del tutto connesse, che non si
potranno separare in modo da essere trattate singolarmente, a pena di ricadere
nuovamente nel riduzionismo.
La bussola dei principi sociali, necessaria a promuovere la cultura
della cura, è indicativa per le relazioni tra le Nazioni, che dovrebbero essere
ispirate alla fratellanza, al rispetto reciproco, alla solidarietà e all’osservanza
del diritto internazionale. A tale proposito, vanno ribadite la tutela e la
promozione dei diritti umani fondamentali, che sono inalienabili, universali e
indivisibili. Va richiamato anche il rispetto del diritto umanitario,
soprattutto in questa fase in cui conflitti e guerre si susseguono senza
interruzione.
La promozione della cultura della cura richiede un processo
educativo e la bussola dei principi sociali costituisce, a tale scopo, uno
strumento affidabile per vari contesti tra loro correlati. Vorrei fornire al
riguardo alcuni esempi. L’educazione alla cura nasce nella famiglia, nucleo
naturale e fondamentale della società, dove s’impara a vivere in relazione e
nel rispetto reciproco. Sempre in collaborazione con la famiglia, altri
soggetti preposti all’educazione sono la scuola e l’università, e analogamente,
per certi aspetti, i soggetti della comunicazione sociale. Le religioni in
generale, e i leader religiosi in particolare, possono svolgere un ruolo
insostituibile nel trasmettere ai fedeli e alla società i valori della
solidarietà, del rispetto delle differenze, dell’accoglienza e della cura dei
fratelli più fragili.
La cultura della cura, quale impegno comune, solidale e
partecipativo per proteggere e promuovere la dignità e il bene di tutti, quale
disposizione ad interessarsi, a prestare attenzione, alla compassione, alla
riconciliazione e alla guarigione, al rispetto mutuo e all’accoglienza reciproca,
costituisce una via privilegiata per la costruzione della pace.
In questo tempo, nel quale la barca dell’umanità, scossa dalla
tempesta della crisi, procede faticosamente in cerca di un orizzonte più calmo
e sereno, il timone della dignità della persona umana e la “bussola” dei
principi sociali fondamentali ci possono permettere di navigare con una rotta
sicura e comune. Come cristiani, teniamo lo sguardo rivolto alla Vergine Maria,
Stella del mare e Madre della speranza. Tutti insieme collaboriamo per avanzare
verso un nuovo orizzonte di amore e di pace, di fraternità e di solidarietà, di
sostegno vicendevole e di accoglienza reciproca. Non cediamo alla tentazione di
disinteressarci degli altri, specialmente dei più deboli, non abituiamoci a
voltare lo sguardo, ma impegniamoci ogni giorno concretamente per «formare una
comunità composta da fratelli che si accolgono reciprocamente, prendendosi cura
gli uni degli altri.
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