Paolo
Cugini
È sotto gli occhi di tutti il progressivo
sgretolamento del cristianesimo come religione che si è affermata e
identificata in Occidente. Ogni evento di cambiamento radicale non può essere
spiegato solamente da un punto di riferimento. Nel nostro caso, ci sono una
serie di elementi che vanno tutti nella stessa direzione, vale a dire, la fine
di un’epoca e l’inizio di un’altra. Sappiamo che cosa sta per finire, ma non
abbiamo ancora molti elementi per capire verso dove stiamo andando. Di certo,
c’è un diffuso consumismo che si è esteso negli ultimi decenni nel mondo
occidentale, che ci può far pensare ad una cultura che si modella su elementi
materiali. Sembra che, anche in questo caso, venga confermata un’intuizione
sull’evoluzione storica delle idee, vale a dire che ad ogni epoca
spiritualista, ne segue una di matrice più materiale. È stato così, per esempio
nei primi secoli della filosofia. All’epoca, infatti, dei grandi sistemi
filosofici del VI secolo a. C., caratterizzati da uno spessore teorico e
contemplativo come quello platonico o aristotelico, si è passati ad
un’impostazione generale segnata più dalla materia, come ad esempio
l’epicureismo o lo stoicismo.
Che cosa dovrebbe fare la Chiesa, in quest’epoca
di cambiamento, per non perdere il contatto con la realtà? Quali scelte
dovrebbe compiere per riuscire, ancora oggi, ad annunciare in modo autentico il
messaggio di Gesù? A che cosa dovrebbe rinunciare in modo definitivo, per fare
spazio alla novità che germoglia dalla storia?
Bellissima riflessione e bellissima domanda che ci lasci...
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