mercoledì 16 dicembre 2020

DOMANDE SULLA SCOMPARSA DEL CRISTIANESIMO



Paolo Cugini

 

 

È sotto gli occhi di tutti il progressivo sgretolamento del cristianesimo come religione che si è affermata e identificata in Occidente. Ogni evento di cambiamento radicale non può essere spiegato solamente da un punto di riferimento. Nel nostro caso, ci sono una serie di elementi che vanno tutti nella stessa direzione, vale a dire, la fine di un’epoca e l’inizio di un’altra. Sappiamo che cosa sta per finire, ma non abbiamo ancora molti elementi per capire verso dove stiamo andando. Di certo, c’è un diffuso consumismo che si è esteso negli ultimi decenni nel mondo occidentale, che ci può far pensare ad una cultura che si modella su elementi materiali. Sembra che, anche in questo caso, venga confermata un’intuizione sull’evoluzione storica delle idee, vale a dire che ad ogni epoca spiritualista, ne segue una di matrice più materiale. È stato così, per esempio nei primi secoli della filosofia. All’epoca, infatti, dei grandi sistemi filosofici del VI secolo a. C., caratterizzati da uno spessore teorico e contemplativo come quello platonico o aristotelico, si è passati ad un’impostazione generale segnata più dalla materia, come ad esempio l’epicureismo o lo stoicismo.

Che cosa dovrebbe fare la Chiesa, in quest’epoca di cambiamento, per non perdere il contatto con la realtà? Quali scelte dovrebbe compiere per riuscire, ancora oggi, ad annunciare in modo autentico il messaggio di Gesù? A che cosa dovrebbe rinunciare in modo definitivo, per fare spazio alla novità che germoglia dalla storia?


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