giovedì 6 settembre 2018

UN MODO DIVERSO DI VIVERE LA MISSIONE: DON FERNANDO CASTRIOTTI



Don FerdinandoCastriotti assieme a Maria Soave Buscemi



Paolo Cugini
Che cosa significa essere missionario e che cosa comporta la missione? Solitamente la missione si realizza in contesti di povertà, in cui l’annuncio del Vangelo esige anche lavorare pastoralmente per la promozione umana delle persone che s’incontrano. Luoghi di povertà significa muoversi in territori in cui il potere politico locale è corrotto e, di conseguenza, diviene difficile un lavoro di sensibilizzazione e il coinvolgimento delle persone nei processi di liberazione che s’intendono mettere in atto. don Ferdinando Castriotti, classe 1969 della Diocesi di Melfi, lavora da circa otto anni (in due momenti diversi) nella città di El Paraiso, in Honduras, a 8 Km dal confine con il Nicaragua. Non è la sua prima esperienza missionaria visto che ha già lavorato anche nel Ciad, in Africa, oltre ad aver insegnato all’Università a Gerusalemme. Nei primi cinque anni della sua attività missionaria padre Fernando ha messo in piedi più di 100 comunità ecclesiali di base, costruendo assieme alla gente, uno spazio per celebrare il culto e realizzare gli incontri, ma soprattutto, accompagnando la formazione dei laici affinché potessero riuscire a portare avanti la vita della comunità. In questo percorso, momento fondamentale è stato l’incontro mensile di formazione biblica e religiosa al quale partecipavano più di mille persone. Il percorso formativo teologico-pastorale durava tre anni e terminava con un esame. In questo modo, lentamente la vita delle comunità si è strutturata e stabilizzata.

Alcuni amici in visita alla missione di don Ferdinando

La cosa più sorprendente e originale di don Ferdinando è la serie di progetti messi in piedi in pochi anni per rispondere alle esigenze caritative che incontrava. A El Paraiso ha realizzato:

·         Casa di recupero per persone tossicodipendenti
·         Casa di riposo per anziani
·         Scuola materna e elementare
·         Ospedale (il più importante della regione)
·         Casa accoglienza per donne vittime di violenza
·         Casa accoglienza per persone speciali con sindrome di down
·         Acquedotto
·         Gruppo di 18 case nel quartiere più povero della città per i senza tetto
·         Centro di prima accoglienza Madre Teresa
·         Città dei giovani (anfiteatro e centro sportivo)
·         Centro di formazione umana e sociale
·         Città della misericordia ( in Danli e in collaborazione con la università cattolica)

Di solito, quando il missionario straniero mette in piedi delle opere, il grande problema diviene la possibilità di portarle avanti. Nella grande maggioranza dei casi si tratta di opere destinate a chiudere, anche perché, essendo opere costruite con soldi del paese di origine del missionario, terminano con la chiusura dei fondi. L’originalità del lavoro di don Ferdinando sta nel fatto che, oltre alle opere, ha pensato di articolare una serie dei progetti capaci di produrre fondi in modo da sostenere le opere caritative realizzate. Questa seconda parte di progetti è raccolta dalla Fondazione Alivio Del Sufrimiento. La Fondazione sorta nel 2010, gestisce piantagione di caffè, mais, raccoglie fondi da benefattori sia dell’Italia che dell’Honduras. Il gruppo della Fondazione conta con quattordici persone che gestiscono il capitale e il funzionamento delle opere.


Casa in cui vengono accolte le persone speciali con sindrome di down e in cui vive don Ferdinando

La sua capacità imprenditoriale è nata negli anni ’90 in Italia, con la strutturazione del progetto Policoro, che cercava di rispondere alla domanda dei giovani disoccupati del Sud Italia. “In quel tempo ci domandavamo: noi come chiesa come possiamo rispondere a questa domanda dei giovani che sono disoccupati e che spesso devono emigrare? La risposta è stata quella di mettere insieme ciò che la Chiesa e lo Stato avevano, e cioè di mettere in piedi delle cooperative (più di trecento) che gestivano il patrimonio della Chiesa (vecchi seminari trasformati in Hotel, terreni, miele, ecc). Era la prima volta che la chiesa si metteva a lavorare ad un progetto con tre pastorali riunite: Caritas, Pastorale Giovanile e Pastorale del Lavoro”. Altra parola importante di quel periodo è stata: reciprocità. Infatti, grazie ad un lavoro di sensibilizzazione, “abbiamo fatto in modo che nascesse un rapporto di reciprocità tra Diocesi del Sud con Diocesi del Nord Italia”.
Nel lavoro pastorale di don Ferdinando c’è stata la continua attenzione di legare insieme la fede con la vita, la liturgia con la carità. “Quando ero parroco, su due cose abbiamo lavorato in Parrocchia: la formazione e i frutti dell’evangelizzazione, che sono la carità e le sue opere. La vita religiosa non è una cosa legata alle celebrazioni, ma a consolidare una formazione e a dare delle risposte sui problemi che incontri”.

Incontro con un ministro della Parola in una delle 102 comunità della parrocchia di El Paraiso

Secondo Don Ferdinando questo stile, che potremmo chiamare imprenditoriale, è possibile e necessario insegnarlo ai missionari. “Ci vogliono gli strumenti minimi per formare una cooperativa, per imparare come si forma una fondazione, a cosa serve e come. E’ importante che il missionario, che sa di essere destinato a territori di grandi povertà, cerchi competenze specifiche. Deve, cioè, avere gli strumenti per poter agire in un territorio e trasformare il processo di evangelizzazione in un paese povero, con strumenti caritativi che rispondano al problema”.
Altro punto importante che don Ferdinando sottolinea, consiste nella capacità di dialogo con l’apparato amministrativo di una città, per coinvolgere i politici locali nella costruzione delle opere. “Senza l’appoggio dei politici locali non sarei riuscito a costruire nulla. Per mettere in piedi delle opere caritative ci vogliono dei permessi che solo i politici locali ti possono dare. Come si fa a lavorare con politici corrotti? Il politico corrotto cerca di stare alla larga, o si muove per promuoversi sfruttando l’immagine. Occorre tenere le mani libere ma poi è il popolo che giudica l’operato dei politici locali. Tutto nasce da un rapporto di amicizia normale. Ci beviamo un caffè insieme e poi gli faccio la proposta. E’ la gente poi che parla. Dicono che ha fatto di più il padre in cinque anni che i politici in tutta la vita”.

Interno della  Casa di recupero per persone tossicodipendenti

C’è stata una capacità di coinvolgimento dei politici locali, che ha permesso la realizzazione delle opere caritative e il loro accompagnamento.  Un missionario, ricorda don Ferdinando, oltre alla Bibbia e ai libri di teologia, deve leggere la costituzione e i documenti che regolano la vita economica e politica della città in cui andrà ad attuare. Senza dubbio, in Italia le cose sono differenti, ma in terra di missione non possiamo permetterci di arrivare sprovveduti o pensare che il processo di evangelizzazione termini con l’amen finale di una messa.

 Le idee nascono ascoltando la realtà. Se mi fermo ad ascoltare un povero – continua don Ferdinando- che chiede l’elemosina, poi cerco di rispondere al problema. I poveri spesso non li conosciamo effettivamente. I progetti che ho messo insieme sono tutti nati da risposte a problemi ascoltati sul territorio”.

Attualmente don Ferdinando vive a El Paraiso, ma è cappellano e professore di bioetica nell’Università Cattolica di Danli, che dista 16 Km da El Paraiso.


1 commento:

  1. Ti è molto simile! Questa è la strada giusta. Anche qui da noi. Il cammino iniziato nella nostra unità pastorale lo dimostra.

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