giovedì 27 settembre 2018

VERSO IL SINODO: AMAZZONIA, NUOVI CAMMINI PER LA CHIESA E PER UN’ECOLOGIA INTEGRALE









FONDAZIONE CUM

VERONA 25 SETTEMBRE 2018

INCONTRO CON NANCY CARDOSO PEREIRA


Sintesi: Paolo Cugini

Nancy è una pastora della Chiesa metodista che lavora nella commissione della Chiesa Cattolica della Pastorale della Terra. Ha partecipato al cammino della lettura pastorale della Bibbia. Ha lavorato come consulente nell’università. Un giorno un prete gli ha chiesto di aiutarlo nel lavoro con i migranti che dal Nordest del Brasile venivano nel Sud per lavorare con il taglio della canna da zucchero. E’ rimasta impressionata con il lavoro schiavo della situazione delle fazendas. Ha così, iniziato a viaggiare con questo prete nelle piantagioni di Canna da zucchero facendo le denunce alla polizia locale. Ad un certo punto è rimasta sola, perché il prete era tornato al Nordest. Nonostante ciò, rimase molto colpita e coinvolta da quello che aveva visto e toccato. Si è messa allora, in contatto con la commissione della Pastorale della Terra. Ha cercato di coinvolgere gli studenti dell’università nell’occupazione di terra: è stata un’esperienza molto positiva che l’ha portata ad essere buttata fuori dall’università. Sono 20 anni che lavora come consulente nella formazione degli agenti di Pastorale della Terra. Inoltre, ha continuato a lavorare sulla lettura pastorale della Bibbia.

Sull’Amazzonia non si sente parlare quasi mai. Oggi abbiamo accesso all’informazione se vogliamo.
Lc 12,54: qual è il tempo che noi viviamo? Tanta informazione, ma allo stesso tempo una grande ipocrisia. E’ un tempo di crisi alimentare, nonostante una super produzione di alimenti. Vediamo la nuvola di migranti che scappano dalla fame, dallo sfruttamento delle miniere, dalle guerre, dai conflitti per i conflitti sull’acqua. Possiamo dire: è difficile: E’ ipocrisia. Il problema non è solo descrivere le situazione, ma spiegare le situazioni. Occorre leggere i segni dei tempi. Ci sono segnali che esigono interpretazioni come quello che viene dall’Amazzonia.
C’è un’isola che sta scomparendo. Sta succedendo oggi. Il Vangelo esige da noi di superare l’ipocrisia del senso comune e interpretare i segni. Molta informazione, poca interpretazione nessuna azione.
Le questioni climatiche della natura hanno due interpretazioni nella cultura e nella Chiesa.
1.      Dio è sovrano e quindi niente vai fuggire dal suo controllo. Ciò che sarà, sarà.
2.      C’è un’interpretazione dei paesi sviluppati è che la tecnologia darà una soluzione.
La maggioranza non è impegnata a leggere e interpretare e cambiare questa situazione. Cerchiamo di dare una risposta di fede nel nostro tempo. Nella convivenza con i popoli tradizionali, quelli che vivono lungo i fiumi, non è solo la testimonianza e nel tempo, ma anche nel territorio. La geografia è entrata dentro la teologia, la spiritualità. L’episcopato cattolico dell’Amazzonia chiama la Chiesa a interpretare e attuare nella situazione dell’Amazzonia. E’ il movimento del Sinodo che avverrà nel 2019. Il Sinodo è un momento per interpretare e progettare la chiesa nell’Amazzonia.

Titolo del Sinodo: nuovi cammini nella chiesa e un’ecologia integrale.
E’ importante accompagnare con la preghiera questo cammino della Chiesa amazzonica. E’ una casa comune. Il sistema di piogge della foresta interferisce in altre ragioni del mondo. Tutto è in legame con tutto. Il profondo dialogo della natura con la realtà dice della presenza di Dio. Ci sono domande teologiche che non voglio rispondere oggi.
Una è la sovranità di Dio sulla natura. L’altra è quello dello specifico della specie umana che ha un luogo speciale nella creazione. Siamo immagine e somiglianza di Dio e pensiamo di essere migliori degli animali, delle piante, delle pietre. Se non riusciamo a cambiare questa mentalità della sovranità di Dio e la teologia dell’immagine e somiglianza, non riusciremo a ricreare tempo e spazio.
Il sistema idrico dell’Amazzonia dipende dalle Ande, e dalla savana brasiliana, che è la culla delle acque. C’è un sottosuolo di acqua, l’acquifero Guaranì, molto grande. C’è una regione dell’Amazzonia che è ancora colonizzato da un paese europeo: la Goiania francese. Tutto dialoga con tutto: le Ande dialogano con le foreste brasiliane. L’Amazzonia riceve, metabolizza e dà. Sempre di più sta avvenendo lo scioglimento dei ghiacciai delle Ande: è una crisi. L’Amazzonia è come un grande frigorifero che raffredda le arie calde.
La foresta amazzonica è la più grande del mondo. Se attraversiamo il mare entriamo in Africa, Indonesia: una fascia di foreste. Tutto dialoga con tutto. 1/5 delle acque dolci non congelate del mondo è nel sistema amazzonico. E’ la più grande banca genetica del mondo. In un ettaro di terra amazzonica esistono più specie vive che in tutte le foreste temperate del mondo. E da un ettaro all’altro le specie sono diverse.
Ci sono molti minerali nel sottosuolo amazzonico. Ogni giorno sono esportati più di cento tonnellate per giorno. Succede nel Brasile, Bolivia, Perù. Cosa possiamo dire dei paesi Latinoamericani? Che rispondono di più agli interessi dei paesi Occidentali. Oggi esistono in Amazzonia 32 centrali elettriche nuove. C’è un commercio criminoso enorme.

La foresta in media ha 500 tonnellate di biomassa per ettaro. C’è una produzione di acqua e fotosintesi impressionante. Grande produzione di biomassa che significa capacità di restaurazione del suolo.

Gli alberi non sono immobili. C’è una mondo che si muove sotto la terra. Le radici si comunicano. Occorre mantenere la foresta nella grandezza che è oggi. Ciò che la foresta produce è fondamentale per la vita. Tutto però è finito e ha limiti. La formazione di biomassa è fondamentale per la vita nel pianeta.  E’ un crimine distruggere la foresta per fare monocultura. E’ ipocrisia del potere che pensa solo ai soldi. Non si producono alimenti per il mondo.

Quando si vanno agli incontri sul Clima, tutti vanno a presentare l’agricoltura intelligente, che è tutta basata nella loro tecnologia, fatta di monocultura che indebolisce la foresta. Il terreno ha nostalgia dell’ombra, dei vermi, del respiro degli alberi.

La foresta ha più valore in piedi per tutti noi. Ma il 6 % di ricchi che vivono della finanziarizzazione della natura, ci fanno credere che i prodotti chimici sono meglio. Anticamente gli scienziati facevano scienza osservando la natura. Oggi osservano i dati nel PC. Non vanno più nella foresta. C’è il satellite che analizza tutto.

Le decisioni sono prese dai governi. Sappiamo come il Brasile si muove negli incontri internazionali sul clima e non è un modo che tiene conto del clima. Occorre sapere com’è la situazione qui. Capire come le banche finanziano sulle politiche di finanziarizzazione dell’agricoltura? Gli spazi dell’ONU sono praticamente immobili.

E’ importante incontrare il protagonismo dei popoli dell’Amazzonia, dei popoli locali. Ci sono 3 milioni di indios, 390 popoli. 110 popoli che sono ancora dentro la foresta, che non c’è un contatto. Dove c’è territorio indigeno è ancora dove la foresta è in piedi. E’ importante conoscere come i popoli si stanno organizzando.

Papa Francesco con la Laudato Sii ha dato un grande contributo. Occorre fare un lavoro di rete. Oggi la grande azione è andare incontro ai popoli indigeni. La commissione della Pastorale della Terra in Rondonia non lavora con i popoli indigeni. C’è Il CIMI che lavora con gli indigeni. I popoli indigeni devono essere protagonisti nei loro territori. E’ questo che cerca di fare il CIMI. Una banca olandese mette capitali in un’impresa nel Kazakistan che costruisce miniere in Amazzonia. Senza un’articolazione in rete non ci sarà forza sufficiente per difendere l’Amazzonia da queste aggressioni.
Oggi nel mondo c’è un grande movimento per rafforzare il protagonismo dei popoli indigeni. E’ il lavoro dell’educazione popolare. Il prossimo anno per l’ONU è l’anno delle lingue indigene: 170 differenti lingue.

Parlare è stare nello spazio e nel tempo. Ci sono 390 popoli. Scegliete un popolo, informatevi. In che modo la Chiesa è presente in quel popolo. Il capitale italiano è presente? Dobbiamo creare interpretazione e la nostra partecipazione. Il lavoro pastorale è un lavoro di educazione popolare per fortificare le comunità locali. I popoli della foresta che vivono nella foresta; i popoli del fiume.
La Pastorale della Terra ha un’articolazione nell’Amazzonia.



4 commenti:

  1. Grazie Paolo. È una occasione preziosa per confrontarci ed informarci.

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  2. Grazie per la preziosa sintesi di questo incontro.
    Fino a che non lo si vede scritto non ti entrano in testa certi numeri : trecentonovanta popoli,centosettanta differenti lingue indigene,centodieci popoli nella foresta,laddove c'è ancora foresta...
    Teresa

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  3. Tutto è in relazione... tutto si tiene.
    “Il giorno al giorno ne affida il messaggio e la notte alla notte ne trasmette notizia; non è linguaggio e non sono parole di cui non si oda il suono”! Sarebbe utile rileggere e meditare il Salmo 19, per capire... ed agire! “Il vero è l’intero”, ho letto da qualche parte... È proprio così!! Grazie, don Paolo. Quanto aspetteremo ancora, prima di deciderci ad agire per un reale cambiamento e un rinnovamento autentico, all’insegna della radicalità del Vangelo?!?
    Magari quando si sarà esaurito l’effetto del mix anestetico che ci mantiene in un sonno profondo... e beato!

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  4. Finché l'uomo non cesserà di peccare, di inquinare la propria anima e di farla morire alla vita di Grazia, tragredendo i Comandamenti di Dio, non smetterà mai di inquinare.
    È inutile agire sull'effetto ignorando la causa.
    Per questo Gesù dice:"Va' e d'ora in poi non peccare più".

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