venerdì 5 maggio 2017

SGUARDI E PROSPETTIVE SUGLI ORATORI






UNITA’ PASTORALE SANTA MARIA DEGLI ANGELI-RE
WEEKEND DELL’EDUCAZIONE


Relatore: don Giordano Goccini
Sintesi: Paolo Cugini

L’oratorio è uno strumento. Quello che conta nella vita è smettere di essere giovani. È la vita da giovani che deve prendere la forma della vita da adulto. La giovinezza è un periodo che passa.

La giovinezza ha senso se trovi una forma di vita adulta. I giovani non voglio essere adulti come noi, come i loro genitori. I giovani vedono la vita degli adulti come una vita ingabbiata. Stiamo vivendo un livello culturale in cui l’asse della vita desiderabile è la giovinezza.
È come se fosse venuta a mancare la forza di gravità. Il problema non è più quale tecnica usiamo. C’è una crisi della vita adulta del nostro tempo. Non c’è niente che dica più ai giovani oggi: dai, diventa adulto! Piuttosto diciamo: resta giovani fin che puoi. Non sei più giovane, ma sei ancora giovanile.
Occorre saper dire ai giovani che la giovinezza è un transito. Spesso i giovani non sanno dove andare.

Altro problema: la vita si è fatta molto esigente. Il nonno di Giordano ha fatto la seconda elementare. E’ tornato dalla guerra e si è comprato un pezzo di terra. Il nonno non poteva fallire come contadino. I nipoti sono laureati, ma non hanno la stessa prospettiva di vita. La loro vita diventa molto più esigente. Cosa faranno della vita è difficile sapere. Al nonno bastava essere contadino come tutti. I nipoti laureandosi, dovranno realizzare qualcosa nella vita che devono inventarsi.
La generazione dei quarantenni è la prima che ha potuto mescolare le carte, dove i contadini hanno studiato con i figli degli avvocati.

Oggi, i figli hanno infinite possibilità di meno. Oggi i giovani devono realizzare qualcosa di grande. Non mancano le opportunità: sono le esigenze che creano il problema. Ai figli laureati oggi la possibilità è friggere le patatine. Va a Londra e là frigge le patatine. Nessun genitore accetta che il figlio sia limitato dai soldi, per lo meno qui da noi. La maggior parte dei giovani oggi studia grazie ai soldi dei nonni. Non c’è scontro sociale perché la famiglia aiuta i giovani. C’è una categoria di giovani che soffre: quelli che non hanno i nonni, esempio gli immigrati. Per chi non ha la famiglia i problemi sono gravi. I nostri giovani non fanno la rivoluzione perché sono pieni di soldi. La nuova mobilità dei giovani è motivata dal riattivarsi dei sogni: là altrove, sono uno che sta seguendo i suoi sogni. Là sa di futuro. Bisogno di rinnovare la mia identità. Onorare il proprio nome diventa oggi un fardello pesante. Il sogno che abita i giovani è diventare famoso.

In un’epoca in cui non c’è più un’impresa collettiva, prendiamo due direzioni diverse:
·         la prima è l’impresa personale.
·         La seconda cosa è l’impresa scismatica (qualcuno deve avere la colpa se la cosa non funziona più). La caratteristica dell’impresa scismatica è che giustifica la violenza.
Nella chiesa c’è un altro problema: la trasmissione della fede. La percezione è che la trasmissione non è più possibile. Sta venendo a mancare la trasmissione della fede. I giovani sono più distanti dalla chiesa, ma più interessati alla fede. No alla scatola di proposte, ma aperti alla fede. Ci sono giovani che pregano a modo loro. Tutta questa RICERCA È AL DI FUORI DEL NOSTRO CIRCUITO. Non ci sono più luoghi sacri. I giovani d’oggi non ha non paura dell’inferno futuro, ma dell’inferno del tempo presente, dall’inferno di questa vita.
Da una fede etica ad una fede estetica.

L’oratorio è l’attività più interessante ( a questo punto sono andato a letto).

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