Paolo Cugini
Con la domenica 29 di maggio, abbiamo
concluso le prime eucaristie nelle cinque comunità dell’Unità Pastorale Santa
Maria degli Angeli. E’ giunto, allora il momento di fare qualche bilancio e
proporre qualche riflessione. In primo luogo, abbiamo realizzato le prime
comunioni in ogni comunità e non abbiamo riunito tutti i bambini in un’unica
chiesa. Questa scelta è in linea con le scelte che stiamo realizzando
all’interno del consiglio pastorale dell’Unità Pastorale, vale a dire di
salvaguardare il cammino di ogni singola comunità e di vincere la tentazione
dell’ammucchiata per facilitare le cose e guadagnare tempo. Senza dubbio
durante questo primo anno di cammino insieme abbiamo attivato momenti
comunitari, come le lectio di avvento, i coordinamenti per la pastorale
giovanile, la catechesi e la Caritas, ecc. Abbiamo, però, soprattutto ascoltato
il grido delle comunità, la loro storia, il loro cammino. La scelta è sulla
linea di ciò che scrivevo il mese scorso, vale a dire che non è il prete che fa
la comunità, ma il Signore. E allora, la grande sfida che è allo stesso tempo
il grande obiettivo che abbiamo dinanzi in questo periodo di svolte pastorali è
quello di non perdere il senso dell’orizzonte. Se è Cristo il centro di una
comunità ciò significa che occorre fare di tutto affinché la comunità non perda
la sua identità e che in questo nuovo cammino di chiesa, accetti di lasciarsi
contaminare positivamente dai cammini delle altre comunità.
Le prime eucaristie realizzate nelle cinque comunità hanno rappresentato il culmine di un percorso
pensato dalla commissione catechesi dell’unità pastorale a partire dal mese di
marzo dello scorso anno. Da uno stimolo educativo che mi era stato offerto
durante un incontro con i responsabili scout di Reggio 4, abbiamo proposto una
catechesi itinerante. Più che dire e spiegare che cos’è l’Eucarestia, abbiamo
deciso di visitare dei posti dove l’eucarestia si vive quotidianamente e da lì
procedere per la condivisione e la comprensione. Abbiamo poi chiesto a don
Enrico Mazza di spiegarci il significato delle parole di Gesù pronunciate da
Gesù nell’ultima cena. E’ sorto così il percorso di tre tappe rivolto a catechisti
e genitori. Ascoltando don Enrico abbiamo capito che non sappiamo mai
abbastanza sul mistero al quale partecipiamo tutte le domeniche. Mazza ha
evidenziato, tra le altre cose, l’aspetto della comunione, delle relazioni
nuove che devono sorgere tra coloro che partecipano al banchetto del Signore.
Il “fate questo in memoria di me” non può essere appiattito nella ritualità o
nel precetto, ma indica un cammino da compiere verso il Signore, per vivere
come lui ha vissuto, per amare come lui ha amato. Tutto questo e altro è
confluito nel giorno della celebrazione, che ha avuto una sintonia di stile
nelle varie comunità, anche se ognuna poi l’ha vissuto e interpretata in modo
diverso.
La scelta di mettere i bambini attorno alla mensa – posta in mezzo
alla chiesa – apparecchiata nell’ora dell’offertorio dai genitori con piatti e
bicchieri, è stata molto di più di una scelta coreografica. Abbiamo voluto
lasciare il segno di un momento di comunione, che è poi il significato che san
Paolo sottolinea nelle sue lettere. Ci alimentiamo del Corpo del Signore, che
ha portato giustizia pace e comunione in mezzo a noi, per poter essere anche
noi strumenti di pace, Giustizia e comunione. Detto come sant’ Agostino diceva
ai suoi ascoltatori: vivete ciò che ricevete.