giovedì 13 marzo 2025

DECOSTRUIRE LA RELIGIONE PER INCONTRARE DIO

 




Paolo Cugini



È come la cipolla o come una fodera. La cipolla vista da lontano, sembra compatta, una cosa unica, ma non è. Quando la vedi da vicino ti accorgi che è stratificata, che la puoi pelare, le puoi togliere le stratificazioni che, per quanto riguarda la cipolla – e non solo – è un processo che ci fa piangere.

Anche le coperte sembrano un corpo unico e invece ci sono delle cuciture che uniscono i pezzi e poi ci sono dei rivestimenti per nascondere le cuciture. La coperta sembra un corpo compatto, ma non è. Come, del resto, tante cose nella vita: sembrano compatte, ma non lo sono. Ci abituiamo a vivere nell’apparenza delle cose, sino al giorno in cui un incontro, un volto, un sentimento forte ci aiuta a svegliarci e a scoprire che non è tutto compatto come sembra, che c’è qualcosa di diverso, che c’è dell'altro. 

C’è tutto un sistema di cose che fa di tutto affinché la realtà risulti compatta, bella, simpatica. C’è tutto un mondo che lavora al mascheramento della realtà, soprattutto, al mascheramento delle manipolazioni del reale. E, poi, intervengono degli eventi che incrinano la compattezza, che aprono degli spiragli, che provocano una riflessione, una crisi e aprono, in questo modo, il cammino della decostruzione che ci conduce alla realtà, vale a dire, alla verità sulle cose. La decostruzione delle strutture messe in atto per coprire la manipolazione della realtà è, allo stesso tempo, un cammino di liberazione e di disvelamento . È di liberazione perché, finalmente, la persona vive con libertà il proprio rapporto con la realtà. Di disvelamento perché la rivelazione del processo di decostruzione ci conduce alla comprensione che, le intuizioni che percepivamo nel periodo della manipolazione del reale, erano autentiche. Questa è già un’importante indicazione di metodo. Ci dice, infatti, che ogni persona è dotata per cogliere la verità delle cose, la loro realtà e, quindi, è in grado di percepire ogni tentativo di manipolazione, di distorsione, di dissuasione. 

Ad un certo punto nella vita dobbiamo decidere se sbucciare le cipolle o lasciarle così; dobbiamo decidere se togliere le fodere e controllare le cuciture, oppure continuare a coprirci come se la coperta fosse un corpo unico. Infine, ad un certo punto della vita dobbiamo decidere se continuare a credere a santa Lucia e a Babbo Natale, o se collocarli al loro posto. Dobbiamo, cioè, ad un certo punto della vita, che sarebbe bello essere il più presto possibile, deciderci se vale la pena soffrire un po’, smascherando i miti che ci stanno offuscando la vista del reale, o fare finta di nulla e pagare il prezzo salatissimo di una vita falsa, di correre il rischio cioè di non vivere mai la realtà. 

Quando questo succede, cioè quando ritardiamo ad attivare i processi di decostruzione e di smascheramento stiamo male perché viviamo male. La coscienza si ribella quando qualcosa o qualcuno ci soffoca, tarpa le nostre ali, c’impedisce di volare, di essere noi stessi. La nostra coscienza si arrabbia con noi nel profondo del nostro cuore, quando ci vede pigri, remissivi, un po' meschini perché ci rifugiamo dietro le nostre paure. Siamo come arrabbiati, quando ci accorgiamo che la vita non è come l’avevamo pensata o come qualcuno l’ha pensata per noi. E allora c’è dentro di noi una voce, un sentimento che ci spinge a prenderci in mano, a prenderci sul serio, a smetterla di piagnucolare e tirarci su le maniche per smascherare tutto e vivere così finalmente liberi. 

È il contatto con la realtà che smaschera le sovrastrutture false che ci stanno impedendo di vivere in modo autentico. È la realtà che provoca l’incresparsi di quelle idee, di quelle filosofie e teologie che rivestono la nostra vita non permettendoci di vivere in modo autentico. La cosa peggiore, che purtroppo accade spesso, è quando le filosofie e le ideologie incontrano come alleati i genitori che, non hanno tempo per controllare se tali ideologie sono aderenti o meno alla realtà. Povera quella giovane anima che trova dentro di casa l’alleanza diabolica dei propri genitori con gli spacciatori di ideologie devitalizzanti e castranti! Sarà dura uscire da questa gabbia di matti, ma ce la si può fare. C’è sempre, infatti, un giorno in cui incontriamo qualcosa di reale, in cui percepiamo che il mondo non è come ce lo stanno spacciando. C’è sempre un giorno in cui la giovane anima respira aria di libertà e, quando questo succede, possiamo esserne certi, che farà di tutto per scrollarsi di dosso il marciume delle filosofie e delle teologie, che, come catene, la tengono in gabbia. Chi sente profumo di libertà, soprattutto quando questo profumo viene verso di noi nella giovinezza, difficilmente lo scorderà. 

Il primo elemento fondamentale di questo processo di smascheramento, che è allo stesso tempo un processo di decostruzione, consiste nel prendere le distanze dai maghi, dai ciarlatani, dai venditori di fumo, imbroglioni da due soldi che, per tante ragioni, abbiamo incontrato nel nostro cammino e ci hanno riempito la testa di fandonie. Credo che sia impossibile questo salutare addio ai ciarlatani, senza incontrare qualcuno che ci sia già passato, qualcuno che si sia già liberato dal mondo di fandonie, dal mascheramento del reale. Ormai lo sappiamo che molti di questi ciarlatani vestono delle sottane nere e camminano nelle chiese. C’è tutta una religione che prima di essere cammino di libertà. è strumento satanico di schiavitù e di morte. Quanta gente incontriamo che, ingenuamente, segue qualcuno o un gruppo, pensando di camminare nella via del Signore e invece sta percorrendo il sentiero di satana. 

Il secondo elemento del processo di decostruzione è l’amore alla libertà che, allo stesso tempo, è amore alla vita. Chi ama la vita non accetta le prigioni di qualsiasi genere esse siano e allora, quando sente la propria libertà minacciata scalpita, si ribella, cerca di capire. Chi ama la vita, chi desidera una vita piena e libera non si rassegna mai. È l’amore alla vita o, come direbbe Nietzsche, l’amore alla terra che ci spinge a buttare all’aria tutte quelle strutture formatesi nel tempo che la vita più che liberarla, la soffocano . È la forza interiore che proviene dal profondo delle nostre viscere, che anelano alla libertà, che non accettano una vita di morte, una vita soffocata da sovrastrutture formatesi nel tempo e che non hanno più nessuna aderenza con la realtà vissuta nell’oggi. È l’amore e il rispetto che abbiamo di noi stessi che, ad un certo punto del cammino, ci conduce a buttare all’aria tutte le rassegnazioni, tutte le ingiunzioni ingiustificate, per guardarci dentro meglio, per non dover trascorrere tutta la vita sottomessi a imposizioni senza senso.

Il più grande maestro di ogni cammino di decostruzione che, come abbiamo visto è, allo stesso tempo, un cammino di smascheramento, è Gesù. È proprio Lui, infatti, che in diverse circostanze ha smascherato l’ipocrisia dei farisei, che manipolavano la Parola di Dio per controllare il popolo e mantenere il potere. “Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte” (Mc 7,13). Sostituire la Parola di Dio con la tradizione degli uomini: è questo che è avvenuto nei secoli, portando migliaia di persone a sottomettersi a delle leggi umane, pensando che fossero Parola di Dio. Lo ha scoperto Gesù negli anni della giovinezza, trascorsi nel silenzio, nell’attenzione a ciò che avveniva intorno a Lui, a come si muovevano i farisei e a come il popolo soffriva. Senza dubbio, ad un certo punto avrà colto la contraddizione tra coloro che avevano in ogni momento in bocca la Parola di Dio e quello che questa così detta parola stava producendo nel popolo, vale a dire miseria, povertà, ingiustizia, sofferenza. È stata la realtà ascoltata con attenzione che ha condotto Gesù a capire l’inganno, capire che coloro che parlavano in nome di Dio, in realtà parlavano per loro stessi e per i loro loschi interessi. E allora, un giorno ha deciso di aiutare gli uomini e le donne a liberarsi di tutte le fandonie degli uomini del potere, di smascherare l’inganno dei farisei, di decostruire tutte quelle leggi che soffocavano la libertà degli uomini e delle donne per mostrare loro il vero volto di Dio che è Padre e Madre, il senso profondo della sua Parola che è misericordia, il vero desiderio del cuore del Padre che consiste nel dare vita e vita in abbondanza .

È questo il grande compito della Chiesa in quest’poca post-cristiana: aiutare gli uomini e le donne a liberarsi delle fandonie della religione, ad offrire strumenti affinché ognuno possa toccare con mano l’amore di Dio, la sua giustizia, la sua libertà. 


2 commenti:

  1. Tutto questo é profondamente vero, ma lo sapevamo giá. Ora é necessario cominciare a dire le cose come stanno e riconoscere quali sono parole di uomini e quali vengono dalla misericordia di Dio. Per esempio: perché se un prete lascia il ministero, dove ha ricevuto un sacramento per tutta la vita,, poi la chiesa gli permette di sposarsi anche col sacramento del matrimonio; e se un uomo o una donna, purtroppo si rendono conto di aver sbagliato nella prima scelta, nel primo matrimonio e, dolorosamente arrivano ad una separaziine, poi incontrando la persona giusta non potrebbero sposarsi nel Signore??? Due pesi e due misure. Cosí di queste cose ce ne sono molte!

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  2. Caro don Paolo ho appena finito di leggere il Tuo
    Charles Péguy e la scristianizzazione del mondo moderno. Studium (Roma), v. 92, p. 525- 536, 1996; naturalmente ho "bevuto" il Tuo saggio
    perchè ne ho bevuto tutto il Péguy che di Mistica e Politica qualcosa capiva; alla scristianizzazione e all'anestesia morale che la favorisce Tu opponi una decostruzione della religione e provi ad entrare all'interno di una cipolla che dalle dispute fra Celso ed Origene continua ad essere la stessa; difficile però è smontare almeno venti secoli di deformazioni progressive, laddove Cristo si è conservato come Cresto e non come il Figlio del Falegname di un padre terreno e terroso e di un Padre con una temporalità eterna; non ho rimosso i miei otto anni al Centro Péguy all'Università di Lecce e l'affetto che ho potuto assorbire dal tuo saggio è lo stesso che conservo ancora oggi che vado per i settantasette e il desiderio di decostruire per capire e restituire al Figlio del Falegname il dovuto ritorna ciclico ed insistente; nel tuo blog riporti una verità centrale della nostra scristianizzazione che cito :“Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte” (Mc 7,13); sostituire la Parola di Dio con la tradizione degli uomini: è questo che è avvenuto nei secoli, portando migliaia di persone a sottomettersi a delle leggi umane, pensando che fossero Parola di Dio; sempre e comunque Mistica e Politica, con preferenza per questa a discapito di quella, incluso un piccolo personale grido di dolore. Un cordiale complice saluto, Pino Mariano (pimariano@yahoo.it)

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