Riflessioni esistenziali dopo gli esercizi spirituali
Paolo
Cugini
Al
mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si riturò in un luogo
deserto e là pregava (Mc 1,35).
Come
mai gli adulti fanno così fatica a stare in silenzio? È questa la domanda che è
entrata nella mia mente durante le giornate degli esercizi spirituali. Mi ha
colpito l’assenza di tante e tanti che alla domenica vedo in chiesa o che hanno
assunto degli incarichi nella comunità. E allora perché non ci sono, come mai?
La
classica scusa: non avevo tempo ero stanco, non funziona. Quasi tutti si
sono presi una o due settimane di ferie, giustamente – ci mancherebbe – con la
famiglia. Quindi non è un problema di tempo, anche perché per partecipare alla
proposta integrale degli esercizi spirituali, basta prendersi una giornata di
ferie, il venerdì, e sistemare un po' le cose per riuscire ad accompagnare
integralmente la proposta. Del resto, vedo che quando teniamo a qualcosa ci
facciamo in quattro per esserci. Ciò significa che il tempo ce l’abbiamo anche
ma, allora, perché?
Credo
che il problema sia nella paura del silenzio, non la paura dei bambini, ma
degli adulti. Nel silenzio prolungato dalla coscienza emergono i fantasmi del
passato, le situazioni negative che abbiamo schiacciato e che non vogliamo
sentire, prendere in mano. Nel silenzio, soprattutto quando è guidato da spunti
spirituali, viene fuori tutto: non c’è verso di schiacciare dentro. Entrare nel
silenzio significa accettare di mettersi in gioco e, per questo molti, la maggior parte,
preferiscono continuare così, lasciare nel pozzo della coscienza le cose
negative del passato, quelle mai risolte e andare avanti, come se niente fosse.
Ma
è possibile fare finta di niente? È possibile mentire a se stessi tutta la vita?
È possibile continuare a stare male facendo finta di nulla, camminando per le
strade della vita con il sorriso fuori e le macerie dentro?
Gesù
è l’uomo che viene dal silenzio. La sua adolescenza e la sua giovinezza sono
avvolte dal silenzio. Ha iniziato la vita adulta con quaranta giorni di deserto
e lì, si sa, non c’è molta gente. Nei tre anni di attività pubblica cercava il
silenzio come il pane. Appena poteva si allontanava dalla folla, cercava luoghi
isolati, passando molto tempo in preghiera di notte, o all’alba. Chi ama il
Padre ama il silenzio, lo cerca, lo bramo, non riesce farne a meno.
Il
silenzio è il cammino dell’autenticità. Chi accetta la sfida di trascorre
qualche giorno in silenzio, accompagnato da una guida, non potrà più farne a
meno. È la scoperta della possibilità di vivere in modo autentico, di non avere
più bisogno di nascondersi, di fingere di essere qualcuno che sappiamo non corrispondere
alla nostra identità.
Il
cristiano è l’uomo, la donna che viene dal silenzio, che abita la pace.
Carissimo Don è vero, non è facile stare a lungo nel silenzio. Si fa proprio fatica è non siamo abituati. Credo che occorra l'umiltà di starci nel silenzio, senza scoraggiarci; prima sperimenti la povertà, l'impotenza, la vulnerabilità, il limite, ma se sei fortunato emergono anche piccoli tesori che erano sepolti nella tua esperienza. Scopri che nella tua vita ci sono stati tanti piccoli doni, oltre alle prove, e questo riempe di un'immensa gratitudine che da nuova linfa alla tua vita. Grazie dal profondo del cuore. Marina
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