martedì 30 agosto 2022

La duplice inversione operata nell’epoca postcristiana: Chantal Delsol

 




C’è in Chantal Delsol[1] la presa di coscienza chiarissima della grande trasformazione in atto nella nostra epoca, la fine di una civiltà vecchia di sedici secoli. È da due secoli che la cristianità lotta per non morire. Certamente, la cristianità ci ha offerto un certo modo coerente di vivere, una visione chiara del limite entro il bene e il male. Non si tratta del fallimento del cristianesimo, che anche se emarginato in Occidente, è ancora vivo. Si tratta della fine della grande influenza che la Chiesa esercitava sulla morale e, di conseguenza, sulle leggi. Cristianità, dunque, per Delsol, non s’identifica con il cristianesimo, ma indica in modo specifico l’istituzione che si è strutturata nei secoli e a preso la forma del cattolicesimo.

Non è il cristianesimo che scompare, ma la cristianità. La cristianità rimanda ad una società in cui l'antropologia cristiana e la morale cristiana hanno caratterizzato i nostri costumi, i nostri modi di essere, le nostre mentalità e hanno permeato le nostre leggi. Non è più così. Le nostre leggi e la nostra morale traggono ispirazione da ogni tipo di visione del mondo[2].

La cristianità, come civiltà è il frutto del cattolicesimo, una società organica che ha rifiutato l’individualismo e la libertà individuale. Per questo motivo si trova in rotta di collisine con la modernità che prugna valori opposti, come la libertà di coscienza e rifiuta le idee che hanno plasmato la cristianità: la verità, la gerarchia e l’autorità. Segni di questa tensione insanabile tra cristianità e modernità sono alcuni documenti ufficiali che la Chiesa emana tra il IX secolo e l’inizio del XX. Tra questi possiamo citare la Mirari Vos di Papa Gregorio XVI del 1932, il Sillabo di Papa Pio IX del 1864 e la Pascendi Dominici gregis di Pio X del 1907 che condannava il modernismo. Delsol nei suoi ultimi testi osserva che la parte così detta tradizionalista della Chiesa non accetta la trasformazione in atto che, a suo avviso, è ineluttabile, è propone continuamente la restaurazione dei valori passati. Dall’altra parte si assiste, da parte di coloro che accettano senza problemi il cambiamento in atto senza comprenderne fino in fondo la portata, quello che Delsol chiama la protestantisation di una parte del cattolicesimo[3]. Si tratta, a questo punto, di sforzarsi di comprendere in profondità il cambiamento in atto, che costituisce una vera e propria:

rivoluzione, nel senso stretto del ritorno del ciclo, nei due campi fondanti l’esistenza umana: la morale e l’ontologia. Noi siamo allo stesso tempo i soggetti e gli attori di un’inversione normativa e di un’inversione ontologica. Ciò significa che i nostri precetti morali così come le nostre visioni del mondo si stanno rovesciando[4].

Delsol ci tiene a sottolineare che l’Occidente in questo cambiamento epocale non sta andando in contro a qualcosa di nuovo – non c’è molto di nuovo sotto il sole - ma assistiamo ad una specie di ritorno alle fonti, a quelle che precedono il cristianesimo, vale a dire un ritorno al paganesimo e ai suoi valori.

Il primo cambiamento che il mondo postcristiano sta vivendo è il cambiamento morale. Nella fase attuale della storia assistiamo ad un tipo di cambiamento simile a quello che è avvenuto all’epoca della nascita del cristianesimo. Secondo Delsol i cristiani non s’instaurano in una società come se fosse una tavola rasa, ma utilizzano ciò che già esisteva e la trasformano. “La morale cristiana segue in parte la morale stoica che trasforma in verità dogmatica e, allo stesso tempo, la democratizza”[5]. Vari valori romani vengono ripesi, al punto che i romani di tradizione accusano i cristiani di parassitismo. I cristiani si appropriano di devozioni, del matrimonio monogamico o la condanna dell’omosessualità maschile[6]. Questo fenomeno di assimilazione e di trasformazione del primo cristianesimo avviene a diversi livelli: liturgico e filosofico[7]. Infatti, come gli studi della storia della liturgia ci hanno dimostrato, molto materiale utilizzato per impostare i sacramenti dell’iniziazione cristiana sono stati assunti e trasformati dai riti misterici delle religioni misteriche presenti all’epoca di Gesù[8]. Lo stesso vale anche per la maggior parte delle vesti liturgiche assimilate e trasformate da quelle usate all’epoca dell’Impero Romano. Anche l’elaborazione dottrinale messa in atto per descrivere i punti fondamentali del mistero cristiano è stata possibile grazie all’assimilazione e alla trasformazione di concetti elaborati dalla filosofia greca[9]. Secondo Delsol, questo fenomeno chiamato di parassitismo culturale, al quale stiamo assistendo in campo morale, è avvenuto anche in altre epoche: ancora una volta, come direbbe Chantal Delsol niente di nuovo sotto il sole. Anche il cristianesimo, dunque, si è stabilizzato all’interno di un cambiamento normativo, nell’altro senso. Nella ricostruzione storica di Delsol è Teodosio che alla fine del IV secolo instaura il cristianesimo come religione dominante. Brucia libri, condanna a morte, reprime, censura, bandisce le cerimonie pagane a Roma soprattutto. Quando un impero s’impone ad un altro la conseguenza immediata è l’annichilamento del nemico, soprattutto, la distruzione della sua cultura. Emblematico, in questa prospettiva, è il caso della filosofa Ipazia, non cristiana che nel 414 d.C. ad Alessandria di Egitto sotto il patriarcato di Cirillo, nipote di Teofilo e suo successore, viene uccisa da monaci fanatici[10]. Il IV secolo ha, così, visto la rottura di un paradigma. “Nello spazio di pochi decenni si assiste ad un rovesciamento radicale dei costumi”[11]. Infatti, solo per fare qualche esempio, l’aborto e l’infanticidio erano sempre stati legittimi presso i popoli antichi, fatta eccezione degli ebrei e degli egizi. I greci e i romani li praticavano normalmente. Gli epicurei incoraggiavano il suicidio e l’omosessualità era ben conosciuta ad Atene. La cultura postcristiana, secondo Delsol, sta riproponendo i valori del paganesimo, sostituendoli con quelli cristiani, con qualche ritocco qua e là.

Nel mondo dei nostri padri la colonizzazione era generosa e ammirabile, la tortura e la guerra buoni; oggi la colonizzazione e la tortura sono dei gesti satanici e anche la guerra. L’omosessualità era bandita e disprezzata, oggi non solo è giustificata ma viene vantata. L’aborto che erta criminalizzato, si vede legittimato e consigliato. Anche la pedofilia un tempo tollerata, oggi è criminalizzata. Il divorzio non incontra ostacoli. Il suicidio era riprovato, oggi è considerato come qualcosa di possibile[12]

Teodosio conserva le feste pagane, ma le spoglia di ogni significato religioso e le vieta alla domenica, ormai divenuto il giorno del Signore.  Come Teodosio secondo Delsol, segna la fine dl paganesimo e l’inizio ella cultura cristiana, così la rivoluzione francese ha segnato l’inizio della fine del cristianesimo e il processo, ancora in atto, del mondo postcristiano. Nel 1792 in Francia viene autorizzato il divorzio; è abrogato nel 1816 e viene ristabilito nel 1884. Viene messa in discussione la legge naturale che viene intesa come una realtà che è l’uomo ad inventare e non il contrario. In questo clima culturale di forti tensioni, cresce sempre di più la proposta del valore della libertà individuale, che fa molta paura all’istituzione ecclesiale che, di fatto, nel XIX secolo interviene con alcuni documenti pontifici in cui si lanciano strali contro la libertà di coscienza[13]. “L’umanismo morale contemporaneo va nella direzione del benessere dell’individuo, senza alcuna visione antropologica. Ciò che conta è il desiderio e il benessere allo stesso istante… per questo motivo viene legalizzata l’eutanasia”[14]. L’inversione normativa che si vede all’opera tra il XIX e il XX secolo rappresenta l’esatto contrario di ciò che si vedeva nel IV secolo. “Si ristabilisce il divorzio che la cristianità aveva abolito, si permette l’infanticidio, diventa legittima l’omosessualità, il suicidio. Si tratta, dunque di un ritorno al paganesimo, alla morale che c’era prima del cristianesimo”[15]. Lo spirito rivoluzionario che ha soffiato in occidente a partire dal XVI secolo in Olanda, interra l’idea di un ordine morale e sociale imposto dall’alto. Secondo Delsol gli stessi chierici non difendono più l’antico ordine morale. Viene legittimata l’assoluta libertà di coscienza, come conseguenza del rovesciamento ontologico in atto. Questo è il punto centrale che Delsol rileva: i cambiamenti morali epocali dipendono da una specifica impostazione ontologica.  

Un’inversione normativa, soprattutto di queste dimensioni, riposa sul solco di un’inversione filosofica. Sarebbe meglio dire un’inversione ontologica, nel senso classico della scienza dei principi primi. Non si può cambiare tutta la morale su dei semplici capricci. Ogni cultura e civiltà posa, in un momento originario e decisivo della sua storia, delle scelte ontologiche primordiali sulle quali tutto il resto si costruisce e si appoggia. Per la cristianità l’epoca decisiva è stata quella dei primi concili, che stabilirono i contorni delle prime verità sulle quali avrebbero vissuto sedici secoli di verità cristiane: Dio, la persona, la morale… “Le scelte ontologiche non sono mai scese dal firmamento: sono delle decisioni umane, degli impegni presi insieme e che determinano i secoli seguenti”[16].

Secondo Delsol, ogni civiltà è basata sul prestigio e la statura considerevole dei suoi primi principi, decretati nei tempi antichi e che cerca continuamente di rinnovare per poter attraversare i secoli. Se i popoli cessano di credervi, si può arrivare ad un disastro, un cataclisma. Arriva, comunque, il giorno in cui crolla la fede nei primi principi. “Oggi noi viviamo un punto di rottura in cui le scelte ontologiche primordiali sono abbattute…83 Ciò che fonda una civiltà non è la verità, ma la fede in una verità”[17]

Una prima inversione ontologica di spessore è avvenuta all’origine del giudaismo. Mosè, secondo Delsol, fece passare il suo popolo a forza dal politeismo al monoteismo. Occorre capire la causa di questi stravolgimenti epocali in termini di visione del mondo e comprendere in che senso la nostra epoca s’iscrive in questi processi. A questo punto del discorso Delsol segue Jaspers[18] quando affermava che personaggi tra loro molto differenti come Budda, Mosè, Gesù, Socrate e Confucio, che si manifestarono nella storia in epoche abbastanza vicine, traducono la venuta di un secondo periodo nella storia delle religioni. La differenza tra il primo e il secondo periodo delle religioni sta nel fatto che il politeismo è nature ed evidente, il monoteismo non è naturale, perché si appellano alla nozione di rivelazione, de fede, che esigono una continua riaffermazione. Secondo Delsol il politeismo non è mai scomparso, anzi riappare costantemente nei momenti di crisi.

Ciò che in Occidente chiamiamo il rinascimento è un momento durante il quale le élites cristiane, colte dal dubbio, cominciano a tornare alle filosofie di Epicuro e di Lucrezio per riempire il vuoto. Oggi, non c’è nulla di più vicino al pensiero postmoderno che il pensiero di Epicuro[19].

Per questo motivo, secondo Delsol, il cristianesimo non sarà rimpiazzato per delle forme negative come il nichilismo – è questo, a suo modo di vedere, l’errore dell’analisi che oggi viene fatta dai gruppi più tradizionalisti del cristianesimo- ma per delle forme storiche molto comuni, più primitive e rustiche. “Dietro il cristianesimo crollato non ci sarà il regno del crimine, il nichilismo, il materialismo estremo: ma piuttosto delle morali stoiche, il paganesimo, delle spiritualità di tipo asiatico”[20]. Delsol è convinta che l’attrattiva per le religioni panteiste sviluppa sul minimo passo indietro della religione monoteista. Il problema, a questo punto, è capire quale metafisica, quale impostazione filosofica sostituisce l’ontologia classica, su cui si dovrà fondare la nuova etica. A partire da autori come Nietzsche, Ilich, ma soprattutto Ludwig Klages che avviene un cambiamento radicale di prospettiva. L’anima, infatti, non traduce più un’istanza immortale, come per i cristiani, ma un principio vitale, come per i Romani. Si assiste così, “all’elogio della passività contro l’attività, del femminile contro il maschile, della natura contro la cultura, della realtà contro l’ispirazione all’eternità”[21]. Il pensiero di Klages, secondo Delsol, ha condizionato la nostra epoca postcristiana, perché più di ogni altro ha saputo presentare un pensiero sostitutivo all’impostazione metafisica occidentale e fornire, così, le basi, per un nuovo modo di pensare e di vedere il mondo. “L’apologia dello slancio vitale e dell’eterno naturale, costituisce un fondamento della filosofia ecologista”[22]. La credenza nella trascendenza è stata sostituita è stata sostituita dal significato della vita da trovare in questa vita. Ecco perché è possibile parlare di panteismo o di politeismo, perché la corrente filosofica he promette di più in questo passaggio epocale è una forma di cosmo teismo legato alla difesa della natura. Il sacro si trova tra i paesaggi della terra e non più nell’aldilà. Non c’è più un mondo al di là per cui sacrificare l’esistenza, ma l’uomo postcristiano si sente a casa propria nel mondo. È in questa prospettiva che Delsol vede l’ecologia come una specie di religione per le nuove generazioni, una sorta di religione immanente e pagana, perché il pensiero ecologico oggi sviluppa una vera e propria filosofia della vita. Delsol conclude la sua disanima affermando che: “la nuova religione ecologica è una forma di panteismo moderno”[23] ed è su questa impostazione ecologica che il postcristianesimo sta impiantando i suoi valori pagani.

 



[1] Chantal Delsol (Parigi, 1943) è una filosofa e scrittrice francese. Laureata in filosofia e storia dell’arte all’Università di Lione, ha conseguito il dottorato (ès lettres) in filosofia alla Sorbona sotto Julien Freund nel 1982. Nel 1992 è diventata professoressa all’Università di Marne-le-Vallée. Membro dell’Accademia di Francia. Vincitrice di numerosi premi, tra cui il Premio dell’Accademia di Scienze Etiche e Politiche (1993,2002) il Premio Mousquetaire (1996) e il Premio dell’Accademia Francese (2001).Ha fondato l'Hannah Arendt Institute nel 1993 ed è diventata membro dell'Accademia di scienze morali e politiche nel 2007. Cattolica, "liberal-conservatrice", federalista e favorevole al principio di sussidiarietà basato su quello di singolarità, è editorialista presso Valeurs Actuelles e direttore della collezione presso Editions de La Table Ronde.

[2] DELSOL, C. «Il cattolicesimo dopo la cristianità», in: http://www.archicompostela.es/wp-content/uploads/2019/10/Chantal-Delsol-IT.pdf

[3] DELSOL.C. La fin de la chrétienté. L’inversion normative et le nouvel âge. Paris : Cerf, 2021, p. 30.

[4] Ivi, p.36.

[5] Ivi, p. 50.

[6] Ivi, p. 51.

[7] Per questo tipo di analisi cfr.:

[8] Cfr. CASEL, O. Fede, gnosi e mistero. Saggio di teologia del culto cristiano. Padova: EMP, 2001.

[9] Cfr. CANTALAMESSA, R. Dal Kerigma al dogma. Studi sulla cristologia dei Padri. Milano: Vita e Pensiero, 2006.

[10] Cfr. TADDEI FERRETTI, C. Ipazia di Alessandria e Sinesio di Cirene. Un rapporto interculturale. Trapani: il Pozzo di Giacobbe, 2018.

[11] DELSOL.C. La fin de la chrétienté, cit. p. 40.

[12] Ivi, p. 43-44.

[13] “Da questa corrottissima sorgente dell’indifferentismo scaturisce quell’assurda ed erronea sentenza, o piuttosto delirio, che si debba ammettere e garantire a ciascuno la libertà di coscienza: errore velenosissimo, a cui apre il sentiero quella piena e smodata libertà di opinione che va sempre aumentando a danno della Chiesa e dello Stato, non mancando chi osa vantare con impudenza sfrontata provenire da siffatta licenza qualche vantaggio alla Religione” (GREGORIO XVI, Mirari vos, 1832).

[14] DELSOL.C. La fin de la chrétienté, cit. p p. 64.

[15] Ivi, p. 65.

[16] Ivi, p. 82.

[17] Ivi, p. 84.

[18] JASPERS, K. Origine e senso della storia. Milano: Mimesis, 2014.

[19] DELSOL.C. La fin de la chrétienté, cit. p. 89.

[20] Ivi. p. 90.

[21] Ivi, p. 98.

[22] Ivi, p. 99.

[23] Ivi, p. 105.

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