A 35 ANNI DAL MARTIRIO DI MONS OSCAR
ROMERO
Intervento di Mons Bettazzi a Regina
Pacis
Paolo Cugini
Si è svolto all’oratorio di Regina
Pacis martedì 27 ottobre, l’incontro sul Beato Oscar Romero organizzato da Pax
Christi di Reggio Emilia in collaborazione con L’unità Pastorale di Regina
Pacis e Il Centro Missionario Diocesano.
Relatori della serata don Antonio Agnelli, studioso da anni della figura di
Mons Romero e Mons Luigi Bettazzi, 91 anni di vita portati alla meraviglia e 51
anni di episcopato vissuti sempre sulla breccia. Mons Bettazzi ha colpito il
numeroso pubblico presente all’incontro con la sua simpatia e la profondità
nelle analisi sulla vita di Romero, al quale ha dedicato il suo ultimo libro in
occasione del 35 anniversario della sua morte, avvenuta il 24 marzo del 1980.
La lettura della figura del Vescovo
di El Salvador Oscar Romero che Mons Bettazzi ha proposto è stata significativa
e originale, perché l’ha letta alla luce del Concilio Vaticano II. Come il
Concilio ha aiutato la Chiesa ad uscire dalle paure e dalle chiusure per
aprirsi al mondo, così è stato il cammino di Oscar Romero che da uomo chiuso e
conservatore, grazie all'incontro con i poveri è divenuto un uomo aperto e attento ai problemi del mondo e, soprattutto, della gente povera. Sono i poveri
che hanno convertito il vescovo Romero: sia Bettazzi che Agnelli lo hanno
ribadito più volte. Secondo la ricostruzione proposta da Bettazzi, Romero era
stato scelto come vescovo di El Salvador proprio per il suo stile conservatore,
che non avrebbe creato problemi con le autorità locali. Le cose, però, si sono
lentamente ma inesorabilmente modificate. E’ lui stesso a sostenerlo in un
incontro avuto con papa Giovanni Paolo II, che lo sollecitava alla calma e alla
moderazione. “E’ la gente che lo ha
convertito - sostiene Mons. Bettazzi -.
Ha sentito la sofferenza della gente. Giovanni Paolo II lo aveva invitato ad
andare d’accordo con il governo, ma lui diceva che non poteva andare d’accordo
con chi gli uccideva i preti. Il suo modo di fare alimentava la speranza per un
mondo più giusto”.
Don Agnelli ha ricordato il grande
significato che avevano per il popolo salvadoregno le omelie di Romero. “Duravano anche due ore, ma la gente non si
stancava di ascoltare il suo pastore. La riflessione sul Vangelo si univa all'analisi della dura realtà che il popolo doveva affrontare ogni giorno”. Erano gli
anni della dittatura militare che imperversava in tutta l’America Latina. Anni
difficili, di grande repressione contro tutti coloro che anelavano alla
realizzazione per un mondo più giusto. Romero denunciava sistematicamente gli
abusi di potere della dittatura militare e l’accumulo di capitale da parte di
un gruppo di famiglie aristocratiche, che mantenevano il popolo nell’indigenza.
“Romero è stato ucciso – sostiene don
Agnelli - perché vedeva la realtà e denunciava
l’accumulo del capitale. Ricchezze e proprietà privata erano e sono ancora oggi
i mali di El Salvador: è questa l’accusa di Romero. Non è giusto che pochi
abbiano tutto e la maggior parte del popolo viva di stenti. Chi ha la ricchezza
non la vuole mollare e per questo cerca il potere”.
Mons Bettazzi ha fatto notare le
coincidenze tra la figura di Oscar Romero e papa Francesco. Come allora Romero
fu accusato di essere fragile di mente e che non riusciva a capire la situazione,
così oggi Il tentativo di screditare la figura di papa Francesco denunciando la
sua presunta malattia, non è altro che un modo per sminuire il peso delle sue
scelte e del suo messaggio.
Imbarazzante è il silenzio creato
attorno alla figura di Mons Oscar Romero subito dopo il suo martirio. Nessuna
ne parla più, nessuno lo cita. Certamente è una figura scomoda e la sua memoria
provoca disagio tra coloro che vivono nei palazzi. Per il popolo sudamericano,
invece sin da subito Romero è il Santo dei poveri. Il popolo s’identifica
immediatamente con colui che è divenuto voce contro le ingiustizie dei politici
corrotti e speranza per un mondo più solidale. E’ per questo che il popolo
salvadoregno e non solo, è grato a Papa Francesco per aver aperto le pratiche
per la sua beatificazione. Un grande dono per la chiesa e per tutti coloro che
lottano ancora oggi contro le ingiustizie del mondo.
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