IL PROCESSO DI MONDANIZZAZIONE DELLE FESTE PATRONALI NELLE PARROCCHIE
Paolo Cugini
Se qualcuno volesse capire bene che
cosa significhi il processo di secolarizzazione ormai avviato da decenni nel
mondo Occidentale e, soprattutto, la scristianizzazione di questa cultura, c’è
a mio avviso un riferimento indiscutibile, un punto d’osservazione
privilegiato, vale a dire la festa del patrono della parrocchia, le così dette
sagre. Questa festa, come viene celebrata, il suo programma, le attività che
vengono organizzate per festeggiare il Patrono sono la cartina di tornasole
della vita di una comunità ecclesiale e, allo stesso tempo, la verifica del suo
processo di secolarizzazione. E’, infatti, nei giorni della festa del Patrono
che la comunità è riunita in tutti i suoi settori e generazioni e, così, ha
modo di esprimere il meglio di sé, ciò in cui crede, i suoi valori, ciò per cui
vale la pena essere cristiano e battezzarsi per entrare nella comunità. Leggendo
il programma di queste sagre ci s’imbatte in una sorpresa: non si trova quasi
nulla di religioso. Nelle programmazioni delle sagre troviamo cene, giochi per
tutte le fasce d’età, intrattenimenti, musica, danze. Chi cercasse un
riferimento a qualche evento religioso, probabilmente trova l’indicazione della
messa festiva in onore al santo patrono, indicazione che spesso e volentieri si
trova in fondo alla pagina, per non dare troppo nell’occhio e, soprattutto, non
deturpare il volantino con qualcosa che sembra c’entrare poco o nulla.
Mi colpisce questa constatazione
perché la sagra, la festa del patrono, è per una parrocchia una festa
profondamente religiosa, il momento nel quale la comunità cristiana si riunisce
per fare memoria della propria storia, recuperare il valore evangelico della
comunione, rinvigorire il senso del proprio cammino. Dovrebbe essere allora,
più che in altre occasioni, il periodo in cui la parrocchia offre il meglio di
sé, e questo meglio sta nello stile di vita che la identifica, quello stile che
sgorga dal Vangelo, dalla persona straordinaria di Gesù Cristo, dal suo amore
donato gratuitamente a tutti. Lo stile del Vangelo che una comunità abbraccia e
nel quale s’identifica è segnato dalla proposta di Gesù, pietra d’inciampo,
segno di profonda giustizia in un mondo ingiusto, schierato costantemente dalla
parte dei deboli contro i potenti di questo mondo, alla ricerca costante della
verità contro lo stile fatto d’inganni e di falsità tipico del mondo chiuso in
se stesso; stile modellato nel servizio umile in un contesto dove tutti
desiderano essere migliori degli altri. Festa della sagra come possibilità di
riflettere su questo meraviglioso cammino, per rinvigorire i passi che spesso
diventano deboli sotto il perso dei contrasti con un mondo che disprezza Dio e
i suoi seguaci.
E invece no. Ci si trova nel giorno
della sagra per mangiare, per raccogliere fondi per le opere parrocchiali, per
organizzare tornei a tutti i livelli. Nelle sagre parrocchiali odierne avviene
come nelle più classiche feste di paese: non c’è nessuna differenza. Vengono
collocate soprattutto in estate, per sfruttare le ferie, il periodo estivo e,
quindi, per attrarre più gente. Quanta più gente c’è meglio è. Non so se questo
stile faccia rima con il Vangelo, ma è questo l’andazzo. Rimango veramente
perplesso quando incontro nelle parrocchie ottime persone piegarsi in due per
organizzare le mangiate della sagra, spostare tavoli, sedie, alzare tendoni,
piedistalli, fare sacrifici per settimane: sforzi veramente encomiabili. Solo
che quando chiedo a queste stesse persone di partecipare agli esercizi
spirituali, tutte le scuse del mondo non sono sufficienti per scivolare via. Ciò
significa che ormai si è identificato lo stare in parrocchia, la vita
parrocchiale con le cose da fare, con le attività che, lentamente ma purtroppo
inesorabilmente, stanno diventando sempre più mondane, manifestando un processo
di secolarizzazione nono solo avvitato, ma ben affermato.
Mi chiedo: è possibile ritornare all’origine?
E’ possibile riporre al centro Gesù, la sua Parola, la sua proposta, il suo
modo di vivere? E’ possibile arrestare questo processo di mondanizzazione della
parrocchia, che sembra produrre la scristianizzazione della nostra società,
svuotandola dei valori cristiani, svuotamento prodotto dagli stessi cristiani,
da coloro, cioè che dovrebbero essere il segno visibile nel mondo della presenza
di Cristo?
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