DALLA MONOLATRIA AL MONOTEISMO: CI ABBIAMO GUADAGNATO CHE
COSA?
Paolo Cugini
Sfogliano l’Enciclopedia Treccani
alla voce monolatria dice: “Adorazione di un solo essere divino. Si distingue dal
monoteismo in quanto non implica l’esplicita affermazione dell’unicità di Dio o
la negazione di altre divinità. Si può parlare di monolatria temporanea nel caso in cui, come in certi inni
vedici e salmi penitenziali babilonesi, l’esaltazione del dio adorato arriva al
punto di negare l’importanza degli altri dei; e di monolatria duratura, nel caso in cui il dio
protettore di un popolo accentra in sé tutti i valori sacrali e diventa unico
dio adorato da quel popolo, che però ammette che altri popoli abbiano i loro
dei. Secondo una teoria, lo yahwismo ebraico sarebbe stato una monolatria prima
di diventare monoteismo”. Gli ebrei, allora, adoravano il dio della loro città
e non negavano gli dei delle altre città.
Ogni città aveva il suo dio tutelare, come Atena per Atene, e
così via. C’è quindi una distinzione importante da fare, vale a dire che la
monolatria non è l’idolatria. La monolatria è questo respiro ampio che non nega
il modo di pregare dell’altro, non gli dà fastidio, lo lascia fare, lo lascia
vivere. Non i tratta appena di tolleranza, ma di lasciar respirare l’altro,
lasciarlo esprimere. Unico Dio con tante manifestazioni diverse di
riconoscerlo, di pregarlo. Nella monolatria non c’è un culto uniformato, una
liturgia unica e, soprattutto, una classe sacerdotale che impone un’unica
ritualità. La monolatria in
Israele dura circa 800 anni. Aiuta a portare l’esperienza di Dio in tutti i
luoghi, rispettando le diverse culture.
Quand’è nato il monoteismo nella storia d’Israele? Ci sono due teorie. Alcuni sostengono che sia nato all’epoca
delle riforma di Giosia, nel 620 a. C. La famosa riforma di Giosia narrata dal
secondo libro dei Re, sembra mossa più da esigenze politiche, che religiose.
Sembra, infatti, che a spingere Israele verso un culto unificato di JHWH, sia
stato il desiderio di raccogliere le forze economiche, che erano disperse nei
vari santuari sparsi sul territorio, per tentare di costruirsi come impero. La
pressione degli imperi Assiri, Persiani, Egiziani soprattutto, hanno stimolato
il desiderio di costituirsi come impero, non solo per proteggersi dai nemici,
ma anche per espandersi, aumentare il proprio raggio d’influenza. Altri
sostengono che Il monoteismo ebraico sarebbe nato all’epoca dell’esilio, quando
gli esiliati sono entrati in contatto con altre civiltà, come quella sumerica e
persiana. Gli ebrei per mantenere la propria identità contro la cultura
babilonese, hanno trasformato la loro religione da monolatria in monoteismo. Da
questa esperienza è nata l’dea di Babilonia come madre dell’idolatria e del
peccato.
La monolatria è, dunque la fede in unico Dio che però non
esclude altri. E’ un Dio inclusivo, al contrario dell’esclusività del
monoteismo che, per definizione, non accetta concorrenti. La monolatria porta
alla convivenza delle diversità, mentre l’idolatria porta allo sterminio degli
altri dei, e alla distruzione di tutti i luoghi di culto contrari all'unico
Dio. La monolatria comincia a dar fastidio quando qualcuno si sente più
religioso dell’altro e quando qualcuno comincia a non sopportare la pluralità
delle espressioni religiose. La monolatria disturba i progetti espansionistici
dell’impero. Soprattutto, però, la monolatria aiuta a pensare, mantiene aperto
il pensiero sulla realtà che è plurale, fatta di tanti colori e non solo del
bianco e dà fastidio a coloro che non riescono a vedere che un colore. Monoteismo
è sinonimo di monotonia, di desiderio di addormentare il mondo con un’unica
storia, un’unica narrazione che esige il consenso di tutti.
Mentre la monolatria si alimenta della diversità e, per certi aspetti la produce lasciandola libera, il monoteismo la disprezza, perché la percepisce come una minaccia alla propria identità. E allora, mentre la monolatria si costruisce sulla diversità, il monoteismo si rafforza annichilendola, facendo il deserto attorno a sé. Famose sono le pagine della Bibbia che testimoniano lo sforzo d’Israele di imporre il monoteismo. Mentre la monolatria genera un mondo di armonia tra le diversità e quindi apre cammini di pace, il monoteismo, al contrario, è segnato dalla violenza, dal sangue, dalla distruzione del contrario. E’ il cammino dell’imposizione di un unico modello, che non accetta concorrenti. Spesso la Bibbia ci ricorda che JHWH è un Dio geloso, che non tollera l’adorazione ad altri dei. Sono pagine come queste che testimoniano non solo che il passaggio tra la monolatria e il monoteismo sia già avvenuto, ma che nonostante tutto, il popolo vive ancora una tendenza monolatrica.
Mentre la monolatria si alimenta della diversità e, per certi aspetti la produce lasciandola libera, il monoteismo la disprezza, perché la percepisce come una minaccia alla propria identità. E allora, mentre la monolatria si costruisce sulla diversità, il monoteismo si rafforza annichilendola, facendo il deserto attorno a sé. Famose sono le pagine della Bibbia che testimoniano lo sforzo d’Israele di imporre il monoteismo. Mentre la monolatria genera un mondo di armonia tra le diversità e quindi apre cammini di pace, il monoteismo, al contrario, è segnato dalla violenza, dal sangue, dalla distruzione del contrario. E’ il cammino dell’imposizione di un unico modello, che non accetta concorrenti. Spesso la Bibbia ci ricorda che JHWH è un Dio geloso, che non tollera l’adorazione ad altri dei. Sono pagine come queste che testimoniano non solo che il passaggio tra la monolatria e il monoteismo sia già avvenuto, ma che nonostante tutto, il popolo vive ancora una tendenza monolatrica.
Viene da chiedersi: che cosa ci abbiamo guadagnato con il monoteismo?
Non era meglio la monolatria? Non possiamo tornare indietro? Sfogliando le
pagine della storia scopriamo che tante guerre sono state provocate dal monoteismo,
dall'idea di un solo Dio, un Dio più giusto e vero dell’altro che, per questo,
non può convivere con nessuno e, di conseguenza, esige lo sterminio del nemico.
Di un Dio così preferisco fare a meno e, onestamente, mi sembra terribilmente
umano, anzi, disumano, e cioè emerso ed elaborato dalla parte peggiore dell’uomo,
di quell'uomo che vuole sopraffare l’altro. A me sembra che Gesù fosse più monolatrico che
monoteista. Il suo insegnamento non incitava certamente alla violenza contro le
diversità, ma ad un cammino di conversione personale che deve condurre alla
capacità di accettare l’altro, di convivere con la diversità. Il monoteismo
plasma persone intolleranti, incapaci di accettare le forme religiose diverse,
mentre la monolatria conduce all’armonia delle differenti manifestazioni di
culto.
Recuperare il respiro monolatrico, che sa convivere con l’altro,
è forse uno dei grandi compiti che ci attendono.
Stavolta non condivido niente. Attento, poi, ai lapsus: all'inizio dell'ultimo paragrafo scrivi: "Che cosa ci abbiamo guadagnato con l'idolatria". Volevi dire, ovviamente, "con il monoteismo", ma ti è sfuggita un'identificazione di questo con l'idolatria stessa... Il monoteismo come violenza è un'antica tesi di Erik Peterson, contestata da tantissimi punti di vista. E contraddetta soprattutto da tanti fatti: erano monoteisti i crociati, il saladino, ma anche Francesco. E se vuoi rispettare l'umanità ebraica di Gesù ti devi rassegnare: anche lui era monoteista. Lo devi immaginare diverso solo per salvarlo dalla tua equazione "monoteismo=violenza".
RispondiEliminaPoi dici che la monolatria "genera un mondo di armonia tra le diversità e quindi apre cammini di pace", e viene da chiederti: ma dove, ma quando.... Erano monolatri i romani: lasciavano che i popoli sottomessi adorassero i propri dei. Bastava, appunto, che stessero sottomessi. Così hanno potuto costruire un impero totalitario. Ovviamente ci sarebbero mille altre cose da dire. Faccio solo un'ultima osservazione: il monoteismo cristiano è trinitario. Ha l'accoglienza della diversità fin dentro l'intimità di Dio. La possibilità dell'accoglienza dell'alterità irriducibile, anche da parte nostra, ha qui la sua sorgente. Accoglienza, non indifferenza paternalistica.
Adriano Nicolussi
Grazie Adriano, ho già corretto.
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