Oggi,
7 gennaio 2023, ricorre il 1500 anniversario della nascita del poeta
e filosofo francese Charles Péguy. Condivido due parole su questo stupendo filosofo
al quale ho dedicato mesi di lettura della sua stupenda opera.
Deluso da una cristianità che, a suo avviso,
consumava la propria appartenenza al progetto divino nelle mere elucubrazioni
del mondo moderno, Péguy ha fatto l’esperienza del rifiuto e dell’abbandono.
Per sorta, però, di quel divino mistero dell’amore di Dio, che
nell’Incarnazione del verbo trova la sua completa realizzazione, lo stesso
Péguy in costante atteggiamento di ricerca e di attesa, ritrova il senso della
propria natura creaturale. A questo punto del cammino Péguy non può fare altro
che mostrare all’umanità i tranelli che più o meno consapevolmente la natura
umana pone come ostacoli alla realizzazione del piano di Dio. La foga che Péguy
mette nelle dense righe della propria prosa, è tutta protesta e mostrare che
Dio non si è allontanato dall’uomo morendo sulla croce, ma che proprio in virtù
di questo gesto supremo si è legato a lui indissolubilmente dall’eternità.
Percorrendo la strada del figliol prodigo Péguy ha sperimentato l’immensa
paternità dell’amore di Dio. La sua opera è la testimonianza di questo lungo
viaggio.
Se
ancora oggi sfogliamo le pagine di Péguy è proprio perché sono molto attuali.
Nella sua opera infatti, oltre ad una critica serrata al metodo moderno,
troviamo soprattutto interessanti indicazioni di metodo per ascoltare la
realtà, per valorizzare la pluralità. Assieme all’analisi puntuale dei danni provocati
dalla mentalità moderna, soprattutto all’interno della cultura francese –
bellissime sono le pagine sulla vita contadina nelle campagne francesi -,
troviamo in Péguy una lucidità intellettuale capace di mostrare con precisione
le cause delle faglie del metodo moderno.
Gli
anni successivi alla sua conversione religiosa imprimeranno una profondità
spirituale che lo condurranno a rileggere la Sacra Scrittura con occhi nuovi,
gli occhi appunto del metodo intuitivo appreso da Bergson e messo a punto negli
anni delle sue battaglie polemiche a tutti i livelli con gli uomini di cultura
del suo tempo.
Affascinanti
sono le pagine che Péguy dedica alla riflessione sui vangeli. Come nelle pagine
di poesia e di prosa, anche in queste più specificamente spirituali o, per
alcuni, mistiche, Péguy riesce a scoprire novità di significati e di contenuti,
analizzando testi ascoltati da sempre e che in apparenza non avrebbero la
possibilità di dire nulla di nuovo. Più si legge Péguy più si rimane
meravigliati dal suo percorso culturale, che allo stesso tempo è esistenziale e
spirituale.
Amante
della vita, ha guidato per mano – una mano spesso ruvida – la propria
generazione tra le selve oscure del mondo moderno per riuscire a cogliere quei
barlumi di verità che esso lasciava trapelare. Immerso nel presente gli è
venuto incontro l’Autore del tempo. Dal momento in cui Péguy si è sentito
avvolto dall’amore del Padre, non ha più smesso di guardarlo. Le sue ultime
opere possono essere lette come un inno estatico d’amore. La scoperta inattesa
di vivere nel presente fianco a fianco con il Figlio di Dio fatto uomo lo ha
sconvolto a tal punto da non abbandonare mai la riflessione su questo mistero
insondabile. Egli che ha cercato affannosamente e tra mille difficoltà e
incomprensioni la Verità è stato scoperto e trovato dalla stessa.
Se vuoi approfondire lo studio di Charles Péguy, puoi farlo leggendo il mio studio:
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