lunedì 5 novembre 2018

INDOTTRINATI, OVVERO: DELLA DISTRUZIONE DELLE GIOVANI ANIME








Paolo Cugini
È proprio questo che ci è successo senza accorgercene, anzi spacciando i contenuti appresi come verità, come la realtà. Era così chiaro da sembrare vero. Narcotizzati sin dalla culla. Indottrinati sin dal primo batter di ciglio. Accecati sin dai primi vagiti. E appena inizi a muoverti sei immerso in una realtà uguale, così globale, maggioritaria, da non riuscire a mettere in dubbio nulla, da non pensare nessun sospetto. C’era così tanta gente attorno a noi a pensarla allo stesso modo, da identificare la maggioranza con il vero, la quantità con la qualità, l’apparenza con il reale. Eravamo così innocenti da non dubitare di nulla. Era proprio questa la loro forza: la nostra innocenza. E così hanno potuto prendersi tutto il tempo necessario, tutti i vantaggi per lasciarci nell’inganno, per avvolgerci nelle loro sottili mistificazioni, per depredarci della nostra forza giovanile, delle nostre intuizioni, per disinnescarne la forza esplosiva. Ci hanno riempito la testa di dottrine, d’insegnamenti, di precetti al punto da confonderci così tanto da non saper più distinguere la realtà dalla fantasia. Siamo stati così tanto indottrinati, da rimanere avvolti dai fili sottili di quella dottrina al punto da fare fatica a liberarcene. Ci hanno storditi, questi disgraziati! Perché è questo il problema: la dottrina è entrata dentro di noi, è nella nostra mente, ha avvolto la nostra anima, l’ha sporcata e confusa. E così ci sembra che la realtà sia esattamente conforme a quello che ci è stato insegnato; sembra proprio che quello che la dottrina ci spiega coincida con la realtà.

Appena ci alziamo alla mattina quello che guardiamo, ciò che vediamo, è esattamente conforme a ciò che ci hanno insegnato, anche perché la domanda non ce la poniamo nemmeno: è così e basta. Le domande sulla realtà, su ciò che è davvero reale, se ciò che ci hanno insegnato che le cose siano, corrispondono davvero alla realtà, non si può risvegliare sino a quando non incontriamo qualcuno che vede la stessa realtà in un modo diverso, e la racconta con sfumature diverse, cogliendo aspetti che non avevamo mai visti, mai considerato. Questa mancanza di prospettiva diversa, è dovuta anche al fatto che, solitamente, chi si occupa della dottrina, dei percorsi d’indottrinamento, non si sofferma ai contenuti, ma lavora giorno e notte per fare in modo che, chi riceve l’indottrinamento, stia costantemente vicino a persone che ricevono o hanno ricevuto lo stesso tipo d’indottrinamento, che hanno imparato a guardare la realtà allo stesso modo, dalla stessa finestra, con gli stessi occhiali. Ecco perché non si pongono domande e rimangono allibiti quando incontrano per caso qualcuno che osa mettere in discussione la veridicità di ciò che loro vedono e il modo in cui lo vedono. Non se ci avete fatto caso, ma i costruttori dei percorsi dottrinali fanno di tutto affinché gli indottrinati incontrino coloro che provengono da mondi diversi, il più tardi possibile. Lo stesso vale per tutti coloro che credono così tanto nella dottrina elaborata o ricevuta, che fanno di tutto per mettere in piedi percorsi formativi da somministrare a dose massicce ai poveri piccoli che, sin dalla tenera età, saranno costretti – a loro insaputa (che cose da barbari!) – ad assimilare un unico modo di vedere la realtà, dalla scuola materna sino al termine delle scuole superiori, vale a dire, dai tre anni di età sino ai diciannove. Si pensa, così, che prima si riesce a prenderli, per somministrare ad un individuo il siero della dottrina unidirezionale, più probabilità ci saranno per addormentare l’individuo, per sedarlo, per spegnere le su capacità creative, il suo desiderio di conoscere cose nuove, in altre parole, il suo desiderio di essere sé stesso. Non ho mai capito perché un genitore desideri una cosa simile per suo figlio, per sua figlia. Forse per stare in pace, per stare tranquillo, perché, in fin dei conti, è sempre meglio avere un figlio, una figlia tranquilla che non si pone domande e non ne faccia, che cammini sui sentieri tracciati, piuttosto che uno scalmanato in casa che non lascia nulla al suo posto, che contesta tutto e tutti, che non lascia in pace nessuno.

Verrebbe da dire che questo inganno dottrinale, questa grandissima porcata dottrinale, questa pazzesca mistificazione del sapere, sia un processo senza ritorno, contro cui ora è impossibile fare qualcosa. E invece no: qualcosa possiamo ancora fare, per tornare ad essere noi stessi. A differenza, infatti, di quello che i propugnatori delle dottrine pensano, c’è sempre qualcuno che cresce in modo diverso, che un giorno si alza e comincia a pensare in modo autonomo, comincia a vedere le cose non come gliele hanno insegnate. C’è sempre qualcuno che si alza una mattina e guarda alla finestra della vita e vede le cose così come sono e non come gli hanno insegnato a vederle e scopre che sono buone. E così, comincia a capire che tutte quelle dottrine che minacciano castighi per coloro che vedono le cose in un modo diverso rispetto a ciò che si è appreso, hanno qualcosa che non va, qualcosa di strano, qualcosa di sbagliato. Arrivare a comprendere che non è la realtà che è sbagliata, ma la sua interpretazione dottrinale, è il massimo della conoscenza.

 Porsi delle domande, porsi degli interrogativi: è l’inizio della possibilità di una nuova vita. Ed è proprio questo il dato di fatto importante, vale a dire la scoperta delle domande, della loro potenza devastante, costruttiva, rivelativa: l’importanza delle domande per la salvezza della vita. Dovrebbe essere questo il principale obiettivo di coloro che hanno una funzione educativa: aiutare un figlio, una figlia, uno studente, un’amica a porsi delle domande, ad interrogarsi, a porsi dei perché, senza poi voler mettere allo stesso tempo in bocca delle risposte, perché queste devono apprendere a trovarle da soli. Se sei un bravo padre, se sei una madre con un po' di sensibilità, se sei un insegnata amante della vita fai di tutto affinché chi hai di fronte, si ponga le domande importanti della vita, e poi mettiti da parte, lascia che chi si pone delle domande faccia la fatica di trovarsi le risposte.  

A cosa serve la dottrina e a chi serve? La dottrina è un’elaborazione di contenuti che hanno l’obiettivo di offrire idee chiare, attraverso argomenti fruibili da tutti. Il desiderio di chi elabora una dottrina è che sia seguita dal maggior numero di persone. C’è una dottrina economica, politica, religiosa, filosofica e altro. Una delle caratteristiche fondamentali della dottrina è che non può essere messa in discussione: può solo essere assimilata. La forza di una dottrina consiste nel venire condivisa da un grande numero di persone. Quando ciò avviene, la dottrina è identificata con la verità e, per questo, è indiscutibile e colui o coloro che la mettono in discussione, rischiano la vita, perché divengono pericolosi per il sistema. Chi elabora dottrine ha interessi da proteggere e la dottrina è direttamente proporzionale agli interessi che si vogliono a tutti i costi proteggere. La dottrina è costruita apposta per fare in modo che la gente, non solo pensi tutta allo stesso modo, ma che non giunga a cogliere la realtà delle cose. Questa è già un’importante indicazione di metodo: per uscire dallo schema della dottrina e per smascherare la sua falsità: occorre fare di tutto per mettere le persone a contatto con la realtà. Solo la realtà, infatti, salverà il mondo, perché solo la realtà ci può consegnare i criteri della verità. È la realtà che ci può svelare se la dottrina appresa è buona, rispettosa del reale, attenta cioè alla vita. Solo l’aderenza alla realtà ci aiuta a liberarci delle catene dottrinali, dai carceri nei quali siamo finiti durante la vita, per poter finalmente vivere in modo libero, per poter essere finalmente noi stessi.


4 commenti:

  1. Don Lorenzo Milani urletebbe al plagio!!! Scherzi a parte sembra di leggere la obbedienza non è più una virtù dove si dice che il ruolo di un educatore è quello di leggere negli occhi di un ragazzo i suoi sogni ed aiutarlo a realizzarli...i suoi e non i nostri. E poi sempre in relazione alle domande....Non basta farle bisogna anche abitare...farle crescere di senso e non aver fretta di trovare risposte affrettate....E infine...quale domande porsi? Direi una per tutte "Sentinella quanto resta della notte?"...e per ciascuno l'ora della nascita del sole è diversa....Non fidatevi dell'ora legale....a presto anto frate

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  2. Verissimo, seguendo Gesù di Nazareth, che non ha proposto dottrine ma l'unico "comandamento" dell'amore, non si sbaglia.

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  3. Ricordo che una volta qualcuno mi ha raccontato di un uomo incatenato sin dalla nascita, alla stregua dei suoi simili, nel fondo di un antro cavernoso. Sulla parete di fronte a lui si stagliavano delle ombre che tutti ritenevano fossero la realtà, quella vera. Per un caso fortuito, quest’uomo riuscì a liberarsi dalle catene che lo attanagliavano e a risalire faticosamente la china, sino all’imboccatura della caverna. Quello che vide al di fuori - all’inizio non senza fatica, a causa della luce accecante alla quale i suoi occhi non erano abituati - era molto più bello e sanz’altro più vero di quelle ombre tremolanti che percepiva nell’antro e che fino ad allora aveva ritenuto essere la realtà... e tutto era rischiarato dallo sfolgorio del Sole, caldo e luminoso.
    Si precipitò nella caverna, per condividere la sua scoperta con i compagni e per liberarli dai ferri e dall’errore. Forse non ci crederete: lo presero per pazzo!

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  4. Ricordo che quando lessi queste parole per la prima volta, rimasi assai perplesso e un poco dubbioso. Solo rileggendole a distanza di qualche tempo ne no colto la profonda verità. Peccato che non sappia più chi le ha scritte... ma è davvero così importante?
    “Il Punto Interrogativo è il simbolo del Bene, così come quello Esclamativo è il simbolo del Male. Quando sulla strada vi imbattete nei Punti Interrogativi, nei sacerdoti del Dubbio positivo, allora andate sicuro che sono tutte brave persone, quasi sempre tolleranti, disponibili e democratiche. Quando invece incontrate i Punti Esclamativi, i paladini delle Grandi Certezze, i puri dalla Fede incrollabile, allora mettevi paura perché la Fede cieca molto spesso si trasforma in violenza”.

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