mercoledì 28 novembre 2018

DOVE VA LA MISSIONE? INCONTRO ORGANIZZATO DAL CMD DI REGGIO EMILIA





FOGLIANO – REGGIO EMILIA 27 Novembre 2018


Tavola rotonda con: suor Paola Torelli, Pe Mario Menin, direttore di Missione Oggi; Suor Teresina Caffi (saveriana), don Paolo Cugini, don Pietro Adani

Sintesi: Paolo Cugini
Domanda: nel tuo libro metti la missione quale realtà complessa, mutevole. Ci ricordi la difficoltà della missione. Con questo libro che messaggio vuoi dare?
Mario Menin: ho lavorato in una favela che si chiama Eliopolis. Abbiamo fatto un cammino di Comunità Ecclesiali di Base con Mons Evaristo Arns. Ho scritto questo libro perché ho risposto ad una domanda che mi è stata rivolta. Quando uno dice missione che cosa intende? La missione è cambiata. Siamo passati da una missione senza l’altro ad una missione con l’altro. Una missione a senso unico, come operazione del mondo Occidentale cristiano, alla riscoperta della missione come movimento di Dio verso di noi. Un viaggio di Dio che gli è costato molto per venire in mezzo a noi. La missione è un’azione di Dio, prima che una nostra azione. Ho scritto il libro per dire che la missione a partire dal Concilio Vaticano II è la Chiesa. Se volgiamo riformare la Chiesa dobbiamo ripartire dalla missione. La missione è di tutti i discepoli, è di tutti i battezzati. Importante è che ci siano delle persone che vadano in missione, però non possiamo dispensarci dall’essere missionari: tutti siamo chiamati ad essere missionari. Siamo passati da una missione contro gli altri, ad una missione con le altre religioni. La missione è con la gente, con gli altri. La missione è una cosa semplice, ma complessa allo stesso tempo. È annuncio, testimonianza, profezia, comunione. Pensiamo ai monaci uccisi, a Charles de Foucauld,

Domanda: che cosa significa essere donna consacrata, missionaria oggi?
Suor Teresina: La missione sono andata imparandola facendola. Avevo il desiderio di andare in Africa. Ero andata in missione motivata. Quando sono arrivata in Congo e vedendo come vivevano le mie sorelle ci sono rimasto di colpo. Un giorno sono uscita e sono andata a trovare una anziana che vedendomi fece una festa. Ho capito che la vita non si regge dallo sforzo di essere giusti, ma sulla misericordia. Quando ho visto per la prima volta un uomo ucciso a causa dalla guerra per il solo fatto che era uscito per andare a prendere la sua capra, ho capito che la missione doveva prendere un’altra piega. Non ci dev’essere nessun altro interesse. Dal dolore del popolo congolese ho capito che il popolo va amato e basta. Ho sentito questo popolo congolese dentro di me. Ho capito che dovevo interessarmi di tutto, della politica, dell’economia: tutto era pertinente alla mia missione. Quando i problemi si fanno forti devi avere la passione delle radici. Ho imparato la passione per le cause strutturali della povertà, per interessarmi della giustizia.
Papa Francesco va ringraziato per quello che dice. Il vero ateismo per cui preoccuparsi è la fine dell’interesse per il popolo, per l’umano. Dove c’è un po' di compassione, lì c’è Dio.

Domanda: In che modo l’unità pastorale Può essere  missione sul territorio?
Menin: Se l’UP è creata perché mancano i preti è solo una pezza per rimediare alla scarsità del numero dei sacerdoti. Le UP sono una risposta missionaria o sono una semplice riorganizzazione per rendere più funzionale il lavoro pastorale? L’aspetto buono della UP è la sinodalità perché i preti devono confrontarsi. Entrare in un cammino di sinodalità: è questa la grande sfida delle UP. Se scommettessimo sulla soggettività missionaria di tutti i battezzati e scommettessimo sulle piccole comunità dove si celebra, è possibile immaginare che una parrocchia diventi una comunione di comunità, che abitano in maniera responsabile sul territorio? Le comunità cristiane dovrebbero essere antenne sulle povertà di un territorio. Ci sono resistenze forti sulle UP da parte del clero. Nessuna Chiesa è autosufficiente. L’esperienza delle UP provoca sulla ministerialità.

1 commento:

  1. Suor Teresina ha ragione: “Papa Francesco va ringraziato per quello che dice”.
    Peccato che le maggiori resistenze nei confronti delle sue aperture verso una più autentica missionarietà e per la reale urgenza che la Chiesa si spinga fino alle più estreme periferie esistenziali vengano proprio dagli ambienti curiali, nello specifico, ed ecclesiali in genere (sia “vetero” che “neo”).
    Ahimè...!!! Quanto siamo lontani dal vero spirito del Concilio!!!

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