martedì 6 novembre 2018

DOVE VA LA MISSIONE?






Quando si dice missione s’intende una realtà complessa e mutevole. Dalla Rivoluzione francese alla Seconda guerra mondiale, le forme più correnti di missione si fondano su un modello di conquista e di propaganda della fede. All’inizio del Novecento si fa largo, con Charles de Foucauld, una nuova rappresentazione della missione: presenza e testimonianza di vita tra i mussulmani, movimento in cui entrare piuttosto che attività di fare, secondo il paradigma dell’incarnazione di Dio. Dall’altra parte, il Concilio Vaticano II registra al suo interno due missiologie: una più tradizionale – le missioni al plurale – come attività ad extra; l’altra teologica – la missione al singolare – come dimensione costitutiva della Chiesa. Papa Francesco riporta la missione nel cuore della Chiesa, come pilastro fondamentale della sua conversione pastorale: “sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa”.

Quando si dice missione s’intende una realtà dinamica, mutevole. E allora vogliamo chiederci: “dove va oggi la missione?”. Ne parleremo in diocesi martedì 27 novembre, alle ore 21 presso la Sala Teatro della parrocchia di Fogliano (RE), a partire dal libro Missione, Cittadella Editrice, scritto da P. Mario Menin, missionario saveriano e direttore di Missione Oggi. Per l’occasione, sarà presente l’autore e suor Teresina Caffi, missionaria saveriana, in dialogo con don Paolo Cugini, fidei donum in Brasile. Vi aspettiamo!


2 commenti:

  1. Dagli scritti di Charles de Foucauld:

    “Ogni cristiano deve essere apostolo; non è un consiglio, ma un comando:
    il comando della carità”.

    “Più abbracciamo la Croce, più stringiamo strettamente Gesù che vi è attaccato”.

    “Domandati in ogni cosa: “Che avrebbe fatto il Signore?”, e fallo. È la tua sola regola, ma è la regola assoluta”.

    “La fede è incompatibile con l’orgoglio, con la vanagloria, col desiderio della stima degli uomini. Per credere bisogna umiliarsi”.

    “Abbiamo non già una povertà di convenzione, ma la povertà dei poveri.
    La povertà che, nella vita nascosta, vive non di doni né di elemosine né di rendite, ma solo del lavoro manuale”.

    “Che la nostra vita sia una continua preghiera”.

    “Se non viviamo del Vangelo, Gesù non vive in noi”.

    “È santificandoci che santificheremo gli altri”.

    “Il prete è un ostensorio, suo compito è di mostrare Gesù. Egli deve sparire e lasciare che si veda solo Gesù…”.

    “Amare, servire e pregare”.

    Fratel Charles riteneva che l’amore fosse la cosa più importante, perché ci rende immediatamente e pienamente immagine di Dio. Egli scelse come simbolo, sull’abito religioso, il cuore sormontato dalla croce.
    Il suo motto era: “Non amerò mai abbastanza”. In due sensi: nell’ amore verso Dio, pregando, e nell’ amore verso il prossimo, servendo.

    RispondiElimina
  2. La domanda è:come nel nostro piccolo aderire al Sogno con la S maiuscola di Papa Francesco.
    A questa sera.
    Teresa

    RispondiElimina