Paolo
Cugini
Ogni
anno la quaresima ci permette di compiere nuovi passi nella direzione del
Signore. Le letture proclamate, le occasioni di ritiri spirituali, di Lectio e
altri momenti spirituali, ci consentono di rivedere le nostre scelte affinché
la nostra vita sia sempre più aderente alla volontà del Signore. Ogni quaresima
è, per certi aspetti, un nuovo inizio, un nuovo ritorno alle origini, per
ritornare da dove eravamo partiti. Siamo tutti nati dal battesimo, dall’immersione
nella vita di Cristo.
San
Paolo, a proposito del battesimo, ci ricorda che: “noi tutti siamo stati battezzati in un solo
Spirito per formare un solo corpo” (1 Cor 12,13). È un’affermazione
che Paolo pone all’inizio dell’argomentazione della Chiesa come un corpo nel
quale tutti hanno posto e un ruolo. L’idea di Paolo è che il corpo, che è la
Chiesa, vive nella misura in cui tutti i membri vivono conforme al dono
ricevuto. I battezzati sono chiamati a formare il corpo di Cristo, a rendere
visibile nel mondo lo stile di Gesù. Questa idea è ben differente da quella che
ci siamo fatti, vale a dire, di un sacramento che riceviamo come un dato
sociale, come qualcosa che bisogna avere per fare in modo che qualcuno non si
senta diverso dagli altri. Seguendo la logica del discorso di Paolo, il
sacramento del Battesimo andrebbe celebrato all’interno della vita della
comunità, per fare in modo che sia visibile il senso comunitario del
sacramento.
Recuperare la
dimensione comunitaria del Battesimo comporta tutta una serie di attenzioni,
che potrebbero aiutarci nel cammino di conversione di questa quaresima. Se il
Battesimo è intrinsecamente legato alla comunità, allora, dovremmo prestare
maggior attenzione a come viviamo l’eucarestia domenicale. È poco evangelico e
molto mondano “prendere” la messa dove ci fa più comodo e all’orario che più è
consono ai nostri impegni. Per chi ragiona in questo modo è palese che la messa
sia vista come un dovere di secondaria importanza, da collocare dopo le cose
primarie. Coloro che hanno assunto un impegno nella comunità – catechisti,
educatori, ministri dell’Eucaristia, ecc. – non dovrebbero essere assenti alla
messa domenicale della comunità. È, infatti, attorno al banchetto eucaristico
che la comunità trova e plasma la sua identità, il senso della propria
direzione. È nella messa della comunità che le persone hanno la possibilità
d’incontrarsi, di ascoltare la stessa Parola, di manifestare la propria fede,
di costruire assieme quel Copro al quale appartengono in virtù del Battesimo.
Come l’anima ha bisogno del corpo per esprime ciò che sente, così la Chiesa ha
bisogno dei suoi membri per crescere e rendere visibile l’amore che la anima.
Durante questa
quaresima siamo invitati ad un cammino di conversione comunitaria, che dovrà
mettere in discussione anche le nostre abitudini. Conversione da un modo
individualista di considerare la fede, per camminare insieme verso uno stile
più comunitario, più conforme allo stile vissuto e insegnato da Gesù. Dalla
comunità eucaristica è più facile comprendere il senso di una vita spesa per
gli altri, una vita donata per amore; è più facile comprendere il motivo di
scelte radicali, di scelte che vanno nella direzione del dono totale di sé.
Fino a quando rimarremo chiusi nei nostri gusci, difficilmente sapremo compiere
dei passi verso gli altri, dei passi nascosti, senza il bisogno di riflettori. Fino
a quando gestiamo la nostra fede come gestiamo qualsiasi cosa della nostra
vita, difficilmente sapremo apprezzare ciò che Dio ci vuole mostrare attraverso
la vita comunitaria. Quaresima vuole dire anche questo: scoprire l’evidenza
nascosta dalle nostre abitudini erronee.
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