sabato 4 aprile 2015

SABATO SANTO: IL SILENZIO DEL GIORNO TREMENDO




Paolo Cugini

Bisogna avere il coraggio di ascoltarlo, senza sotterfugi, senza riempimenti di significati, senza voler a tutti i costi edulcorarlo. Perché non si può zuccherare quello che dolce non è, non si può sorridere nel giorno più triste dell’anno: il sabato santo. Che cosa, poi, di santo abbia questo giorno così orrendo non l’ho mai capito. Come si fa, infatti, a chiamare santo il giorno più vuoto di tutti, il giorno del non senso assoluto, il giorno nel quale tutta l’umanità è rimasta senza fiato, con il fiato sospeso. Perché tutta l’umanità quel giorno si è alzata senza sapere a chi pregare, senza poter rivolgere la preghiera a nessun Dio, perché Dio era morto il giorno prima, barbaramente assassinato. E non si può sempre giocare a far finta di niente, a non voler vedere, a non voler ascoltare. Ci mancano delle donne come Maria Maddalena che sanno piangere per il suo maestro morto, che sa soffrire intensamente senza finta, senza nascondere niente: questo sì che è amore. Quell’amore che sgorga dal cuore e non dal calcolo, quell’amore che è passione pura e non razionalità controllata, che calcola, che sa fare dei calcoli persino con i sentimenti.   E non si può far finta di niente e correre subito alla domenica, non si può passare sopra a questo giorno tremendo perché si ha paura del buio e fare finta che non sia successo nulla; non si può tapparsi gli occhi e le orecchie per dirigersi subito alla domenica mattina. Soprattutto, però, non si può anticipare la domenica di resurrezione al sabato mattina, come avviene purtroppo spesso e volentieri in certe chiese, che iniziano a preparare gli addobbi della domenica, come se il sabato del grande silenzio non esistesse. Che mancanza di rispetto!

Ci vuole silenzio per ascoltare il nulla, per capire che cosa sarebbe il mondo senza un senso e cioè, senza un Dio. Il vuoto deve poter penetrare il cuore dell’uomo e la coscienza della donna per lo meno una volta nella vita, per aver poi la possibilità di soppesare tutte quelle ideologie che altro non sono che dei vuoti camuffati, ai quali ci aggrappiamo per non morire di asfissia. Costretti ad inventarci dei significati, quando si vede lontano due chilometri che non c’è nessun significato, che ci stiamo arrampicando sugli specchi, che stiamo parlando al vento e non abbiamo il coraggio di tacere per paura di sentire il vuoto, di essere penetrati dal nulla. E’ questo il significato del sabato santo, che è santo proprio per questo, perché ci permette di toccare con mano la cenere della nostra vita, il niente dei nostri progetti senza Dio.

Stare appesi nel vuoto, perlomeno una volta nella vita, può essere di grande aiuto per capire a chi e a che cosa la stiamo attaccando la nostra vita, a chi ci stiamo appendendo. Fiumi quotidiani di inutili parole per abbellire ciò che per natura è brutto, ciò che ci sta uscendo male, che non ha una forma, perché non può avere nessuna forma, per il fatto che gliela stiamo dando noi e basta. Basterebbe avere il coraggio un giorno di girare i luoghi dove avvengono gli incontri tra gli adulti, bisognerebbe cioè perlomeno una volta nella vita stare in un bar per più di due ore, dal fornaio, al mercato e ascoltare, prestare attenzione, aprire bene le orecchie su ciò che si dice, sul nulla di cui si discorre per ore e ore. Parliamo di ciò che siamo e di ciò che facciamo, dove il fare è costretto a sostituire il niente del nostro essere. Per questo facciamo fatica a stare in silenzio il sabato santo, facciamo fatica a cogliere la profondità del vuoto creato dall’assenza di Dio nel mondo, perché quel vuoto, quel silenzio è rivelatore, quel vuoto di quel giorno tremendo rivela il vuoto che abbiamo dentro e che coltiviamo lentamente in ogni momento della nostra giornata. Perché la vita non ha un senso esterno, non ha dei significati che possiamo prendere dall’esterno, perché ogni significato attribuito dall’esterno o elaborato dalla nostra mente non corrisponde alla realtà delle cose ed è quindi pura ideologia e l’ideologia è una finzione, una forzatura, un non senso camuffato con del senso. Per questo l’ideologia non ci riempie, perché è falsa ed ogni falsità ci porta lontani dalla realtà e più aumenta la distanza dalla realtà, aumenta allo stesso tempo la distanza con la verità. E così rimaniamo dentro questo processo ideologico che con il tempo ci svuota, ci rende falsi, ci fa giocare continuamente di anticipo, perché non siamo più in grado, non riusciamo più a cogliere l’istante, il vero, l’autentico. Il significato delle cose viene da dentro il mondo, da dentro l’uomo, dal suo cuore. Lo cogliamo quando stiamo in silenzio, quando entriamo in noi stessi, percepiamo in questi momenti che il senso della vita, il senso profondo dell’esistenza non può venire dalla materia, non può essere qualcosa di materiale, di temporale, di accidentale.

Dev’esserci qualcosa d’altro, di più duraturo, di più vero e profondo. Forse è questo uno dei doni più profondi del giorno tremendo, di quel giorno carico di disperazione che è il sabato santo. E’, infatti, in questo giorno che possiamo toccare con mano il niente della materia, il nulla di tutti i pensieri vuoti quando sono dettati dalla fretta di riempire di significati ciò che significato non ha. E’ in questo giorno tremendo che scopriamo la nostalgia di Dio, il desiderio del suo amore, la bellezza dello stare con Lui, il significato che Lui e solo Lui può dare alla vita in tutti i suoi aspetti. E’ dal giorno tremendo del sabato santo che, verso il tramonto, possiamo scorgere la luce radiosa dell’alba della domenica, del giorno più radioso e luminoso dell’anno: la domenica della risurrezione del Signore.

2 commenti:

  1. Confrontarsi con il silenzio è terribile! Accettare il sabato santo lo è altrettanto ma, come tu stesso hai detto, ci è necessario per dare il giusto peso alle nostre esistenze e alle nostre scelte. Sappiamo quanto ci manca Dio solo nel giorno in cui Lui si ritrae....

    RispondiElimina
  2. Il Silenzio è duro! La riflessione che ci proponi è dura ma è vera e in questi giorni di quarantena Abbiamo l'occasione per identificare il superfluo, ascoltare il Silenzio per poi ricercare Dio (che si lascia trovare sempre).
    Per me il Silenzio può essere orribile ma può essere anche contemplazione. Oggi concordo con te: è orribile! Arriverà domani e tutto sarà gioia!
    Grazie Paolo!

    RispondiElimina