Maria Soave Buscemi |
La gradita visita del Vescovo Massimo |
E' INIZIATO IL CORSO DI LETTURA POPOLARE DELLA BIBBIA
REGGIO EMILIA 2015
Paolo Cugini
Sabato 18 aprile presso l’Oratorio
cittadino è iniziato il primo Corso di Lettura Popolare della Bibbia, che si
estenderà per quattro sabati sino alla fine di maggio. Un percorso impegnativo,
dunque, che si pone come obiettivo quello di accompagnare i partecipanti dentro
al mondo affascinante dello stile latinoamericano di accostarsi al testo
biblico. Nei primi due incontri del corso la risposta alla proposta è andata
oltre le più rose aspettative. Molti, infatti, sono stati i partecipanti, quasi
ottanta di diverse zone della diocesi e, oltre alla presenza dei laici è bello
segnalare anche la presenza di alcuni sacerdoti e religiose.
Maria Soave Buscemi, conduttrice del
corso e già conosciuta al pubblico reggiano per una serie d’incontri realizzati
in questi ultimi anni, ha ricordato sin dall’inizio che la lettura popolare
della Bibbia non significa né una lettura populista né semplicista. E’ un
problema di metodo, che tiene conto del cammino della cultura Latinoamericana
che, a differenza di quella europea, non parte dalle teoria o dal concetto astratto,
ma dalla vita concreta della gente. “Nella
lettura popolare – ha ricordato Soave - affermiamo
che la vita viene prima della Parola e che la realtà precede l’idea”. Nella
stessa prospettiva si è espresso Papa Francesco quando nell’Evangelii Gaudium diceva che la realtà è
più importante dell’idea. “Il criterio di realtà, - afferma il Papa - di una Parola già incarnata e che sempre cerca di incarnarsi, è
essenziale all’evangelizzazione. Ci porta, da un lato, a valorizzare la storia
della Chiesa come storia di salvezza, a fare memoria dei nostri santi che hanno
inculturato il Vangelo nella vita dei nostri popoli, a raccogliere la ricca
tradizione bimillenaria della Chiesa, senza pretendere di elaborare un pensiero
disgiunto da questo tesoro, come se volessimo inventare il Vangelo”. Il primo atto, allora, è l’esperienza
la realtà e dopo la teoria. Questo stesso processo, con questa stessa modalità
ha accompagnato la formazione del canone della Bibbia, che non è nata a
tavolino, ma dalla vita. Come punto di partenza, infatti, nella storia del
popolo d’Israele ci sono state delle esperienze, delle storie vissute dove il
popolo ha sperimentato la presenza di YHWH. Esperienze che non sono state
subito scritte, ma narrate di generazione in generazione. Come nella vita,
anche per quanto riguarda la formazione del canone, la realtà, il vissuto ha
preceduto l’idea, la scrittura. Interessante è poi notare come le prime forme
di stesura delle esperienze di salvezza vissute dal popolo, sono state dei
canti: il canto di Debora (Gdc 5) e il canto di Mara (Es 15). Ci siamo chiesti
come mai è avvenuto così. La risposta più semplice è che per un popolo
analfabeta, la miglior forma per ricordare una storia è cantarla. E’ questo un
fenomeno che accompagna l’evoluzione culturale di tutti i popoli, non solo
quello biblico. Dopo di ciò, segue un lungo processo di redazione durato più di
settecento anni.
Se volgiamo incontrare la Parola di
Dio nella Bibbia dobbiamo ascoltare la vita, il vissuto delle persone che si
accostano il testo, perché, come abbiamo visto, la vita precede il testo. E’
per questo motivo che nelle piccole comunità di base quando le persone
settimanalmente si trovano per leggere la Parola, il punto di partenza non è
mai l’ascolto del testo, ma la vita condivisa. Si ascolta il vissuto delle
persone, vissuto che diventa chiave di entrata per la comprensione del testo. Siamo
consapevoli che questo metodo di lettura, questa modalità di approccio al testo
biblico urta le orecchie di coloro che sono abituati a partire dall’ascolto del
testo, a porre la teoria prima della realtà. Non si tratta di decidere il
metodo migliore, ma di apprendere a rispettare il cammino dell’altro, di
mettersi in ascolto dell’altro per capire che c’è non solo una varietà di
approcci possibili, come ci ha insegnato il magistero della Chiesa, ma anche
una possibilità di apprendere dall’altro. Soave nei due incontri sino ad ora realizzati,
ci ha aiutato ad entrare nel mondo plurale degli approcci ermeneutici ripetendo
e spiegando un ritornello che lentamente abbiamo fatto nostro: non c’è nessuno così povero che non ha abbia
nulla da dare e, allo stesso tempo, non c’è nessuno così ricco che non abbia
nulla da ricevere. C’è un complesso di superiorità che accompagna l’Occidentale
nei confronti delle culture altre, complesso che ci porta spesso ad avvicinarci
agli altri nell’unica condizione dei donatori. Quando si entra nelle relazioni
con questo atteggiamento è facile provocare relazioni conflittuali e diseguali.
Ascoltare la vita degli esclusi, di coloro che non hanno voce, significa
entrare nel testo biblico per cogliere quelle voci soffocate che trovano spazio
e accoglienza nel Dio della misericordia. Significa anche, incontrare il centro
del messaggio di Gesù che sana le ferite delle dicotomie culturali, proponendo
un mondo senza conflitti, un mondo nel quale, come ci ricorda san Paolo: “Non c’è più
giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna,
poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (cfr. Gal 3,28). Gli amici del
Signore, i suoi discepoli e discepole non possono ammettere che ci sia qualcuno
più degno di un altro. La lettura è popolare perché tutti e tutte trovano
possibilità di espressione, possibilità di donare e ricevere qualcosa.
In questo percorso diviene importante
che terra pestiamo, che umanità incontriamo e frequentiamo, perché è la realtà
che viviamo che ci aiutata ad aprire i significati del testo. Le comunità di
base in America Latina sono per lo più costituite da persone povere e, per
questo motivo, la lettura che è avvenuta in questo contesto è stata la ricerca
di cammini di liberazione, per uscire dalle situazioni inique di disuguaglianza
create dall’uomo e dalla sua ingiustizia. L’intelligenza nasce dai piedi ci ha ricordato
Soave: a seconda da dove vanno i piedi, la nostra testa pensa, elabora
contenuti, cerca soluzioni. Questo tipo di discorso potrebbe aprire il fianco
alla critica di una lettura forzata del testo biblico. Certamente la Lettura
Popolare della Bibbia non si ferma al piano intellettuale, come spesso e
volentieri succede nei nostri circoli biblici, ma cerca di andare oltre, di
permettere alla vita, alla realtà di aprire il testo per provocarlo e farlo per
così dire parlare. La Lettura Popolare della Bibbia cerca la luce affinché la
dura esperienza della vita trovi dei significati per rendere il cammino se non
lieve, perlomeno più sopportabile.
Leggi anche:
http://regiron.blogspot.it/2015/03/corso-di-lettura-popolare-della-bibbia.html
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