Paolo Cugini
Il cammino
spirituale è un percorso che ha come obiettivo quello di vivere il Vangelo di
Gesù per riuscire a tradurlo nel vissuto quotidiano. S’inizia un cammino
spirituale perché si desidera conoscere il senso della propria vita, il
progetto che il Signore ha su di noi. Per raggiungere questo obiettivo occorre,
in primo luogo, desiderarlo, avere nel cuore un sogno grande. Senza questo
desiderio è impossibile intraprendere un cammino spirituale. É nell’adolescenza
che matura questo desiderio, quando si comincia a percepire la necessità di
fondare la propria esistenza su qualcosa di solido e, allo stesso tempo, quando
s’inizia a pensare al proprio futuro. Questi desideri sorgono quando si
comincia a cogliere il vuoto di una vita riempite da cose, il vuoto di una vita
frenetica che non lascia spazio alla riflessione. Desideri di senso che sorgono
anche quando sono stimolati dalle persone adulte che ci circondano, dalle vite
vissute intensamente, da quelle vite donate che c’interpellano. Le domande che
cominciano a sorgere in questo periodo offrono l’opportunità per scoprire una
dimensione della vita che solitamente rimane in ombra, vale a dire
l’interiorità. Abituati fin da piccoli a cercare il giudizio degli altri e
quindi a vivere costantemente all’esterno, raramente ci accorgiamo della nostra
interiorità, dello spazio che abbiamo dentro di noi per verificare le nostre
scelte, per capire chi siamo veramente. Il cammino spirituale diviene, allora,
un percorso significativo di conoscenza di sé, di costruzione della propria
identità personale.
Come stimolare
le domande di senso, il bisogno di una vita interiore nel cammino di un
adolescente? Risposte a queste domande non sono facili da trovare. In primo
luogo, un adolescente dovrebbe trovare questi stimoli dentro il suo vissuto
quotidiano. Nelle scelte che vive in famiglia dovrebbe percepire quel qualcosa
di diverso e di significativo, che stimolano la ricerca che va oltre ai dati
immediati. Nel contesto nel quale viviamo gli adolescenti sono continuamente
sollecitati a dare risposte immediate e veloci ai problemi che emergono. Il
sociologo Bauman definisce la nostra società come liquida, precaria, veloce. L’adattamento
a questo stile di società richiede, allora, la capacità a saper cambiare
rapidamente, a non stabilizzarsi su qualcosa, a non indurire, per così dire, la
propria identità su valori e situazioni che possono cambiare da un momento all’altro.
Sin dall’infanzia, nell’esperienza scolastica e nelle esperienze sociali in
genere, le persone sono costantemente sollecitate a non fermarsi, ad essere
disponibili a cambiare, a saltar su al treno della vita che passa veloce, a non
perdere occasioni, in altre parole, ad essere dentro al fluire del mondo
postmoderno. Nell’ambito della vita famigliare l’adolescente dovrebbe respirare
qualcosa di diverso, vale a dire, quella tranquillità, quella stabilità che il
tempo moderno non riesce e non vuole più offrire, ma che sono necessari per
scoprire il valore della vita interiore, che si nutre di calma, di un modo più
sereno di rapportarsi con il tempo.
Riconquistare il
tempo, il sapore di ritmi più umani all’interno dei quali sia possibile
riscoprire il valore del tempo trascorso a dialogare con l’altro senza mediazioni
meccaniche. In definitiva, è al primato della persona che dobbiamo ritornare,
persona che come diceva Emmanuel Mounier, non apre la porta all’individualismo
esasperato, stimolato sempre di più dalla tecnologia, ma al mondo dell’altro
nel quale il volto diviene traccia dell’Altro, dell’Assoluto. In un mondo più
umano, nel quale le persone divengono responsabili nella comunità, la vita
interiore, il cammino spirituale non rappresentano più degli optional, degli
aspetti esotici della vita, ma momenti necessari e indispensabili per quel
cammino di umanizzazione del quale la nostra società ha così bisogno.
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