domenica 28 dicembre 2025

E' NATA UNA NUOVA COMUNITA': SAN LAZZARO

 




 

Il quartiere Compensa, dove vivo, è un luogo pieno di sorprese. Ogni giorno ce n’è una nuova, anzi, più di una.

Oltre ad essere un territorio dominato dai trafficanti di droga e, quindi, bisogna muoversi con molta cautela, rispettando orari e luoghi in cui è meglio non passare, c’è molta vita-

Ogni giorno che passa, rimango impressionato dalla creatività delle persone che attuano nelle comunità: ne inventano di tutti i colori.

Tra queste novità e attività c’è anche la nascita di una nuova comunità: come può succedere?

Visitando tutti i giorni il territorio del quartiere Compensa, mi sono accorto che vi sono alcune zone non sono ben servite, dal punto di viste pastorale. Una di queste è la favela Mio bene e mio male, situata vicino alla comunità san Pietro.

Lo scalone che porta alla favela

una immagine di una parte della favela


Chi non abita nella favela, non può entrarci da solo. Occorre avere dei contatti con coloro che vivono dentro per poter scendere una delle scalinate che portano dentro la favela.

Una domenica dopo la messa nella comunità san Pietro, la coordinatrice della comunità mi ha presentato Fabiana, una signora che vive nella favela. Ho chiesto immediatamente se mi invitava a casa sua per cominciare a pensare come fare per cominciare un lavoro pastorale nella favela.

A casa di Fernanda per la messa del Patrono



Detto fatto. La prima cosa che mi ha colpito della favela è la sporcizia. Già la Compensa in fatto di sporcizia non scherza, ma la favela era qualcosa di esagerato. Con la persona che mi ha accompagnato, che poi dopo vari mesi ho scoperto essere legata al traffico, ci siamo impegnati a far intervenire il servizio di pulizia del comune che qui non era mai entrato.

Dopo di ciò, nel giugno dello scorso anno, alcuni episodi che non sto a raccontarvi, avevano provocato la proibizione del parroco di entrare nella favela.

Nel mese di marzo di quest’anno, mentre ascoltavo gli adolescenti e giovani che mi cercavano per chiedere di poter ricevere il sacramento della Cresima, si è presentata Fernanda, una ragazza di 20 anni, che studia infermieristica all’università. Quando gli ho chiesto di che comunità era, mi ha risposta che viveva nella favela Mio bene e mio male. Gli ho spiegato la mia situazione a riguardo della favela e gli ho chiesto se mi aiutava a tornare dentro. Lei mi rispose che non c’erano problemi. E così dal mese di marzo abbiamo ripreso a celebrare mensilmente una messa nella favela.



In una di queste messe, all’ora degli avvisi ho aperto il dibattitto sul tema del nome da dare alla comunità. È stata proprio Fernanda ad indicare il nome di san Lazzaro con la motivazione che era un santo che si occupava dei cani randagi, proprio come fanno loro.

Siamo così arrivati ad oggi, domenica 28 dicembre, per realizzare la prima festa del patrono della comunità. In realtà la festa doveva essere il giorno17 dicembre, giorno in cui si festeggia san Lazzaro, ma le piogge torrenziali di quel giorno hanno impedito la realizzazione dell’evento.

La messa si è svolta nella casa-palafitta della famiglia di Fernanda, che vive con i suoi nonni. Alla messa erano presenti alcune persone della comunità di san Pietro, che hanno aiutato nella liturgia, altre persone della parrocchia e una quindicina di persone della favela e, tra loro, vari bambini.

Alla fine della messa abbiamo deciso che, a partire da gennaio, la comunità si struttura come le altre, con la celebrazione domenicale e le principali attività pastorali. L’obiettivo è chiaramente di annunciare il Vangelo e l’emergenza primaria è togliere bambini e adolescenti dal giro del traffico di droga. Lo faremo non solo con la catechesi, ma anche con le varie attività che abbiamo già messo in piedi con il progetto Margens (https://margensamaz.blogspot.com/qui trovate le attività che facciamo), vale a dire corsi di musica, danza, teatro, inglese, spagnolo, capoeira, che stanno avendo un grande successo tra i bambini e i ragazzi di altre comunità.

Fernanda all’inizio di dicembre si è cresimata. Ha vent’anni, sa quello che vuole. Era entrata nel percorso della cresima 5 anni fa, ma si era fermata perché c’erano cose che non la convincevano. Si è cresimata perché crede in quello che fa. In una testimonianza raccolta in una intervista che potete ascoltare su YouTube, ha detto che lei vuole essere un esempio per i bambini e i coetanei della favela (questo è il video realizzato dagli 8 giovani di Reggio Emilia del CMD che hanno trascorso tre settimane nelle famiglie delle comunità: https://www.youtube.com/watch?v=xcv-cVuqTk0&t=11s ).

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“Sono l’unica della favela che studia all’università. Tutti i giorni salo e scendo quello scalone per andare a studiare, Voglio essere un esempio per dire ai bambini e ai giovani della favela che è possibile essere differenti: basta volerlo”.

Annunciare il Vangelo in questi contesti significa pensare a percorsi che possano salvare vite. C’è da farlo con attenzione, con intelligenza, ma c’è da farlo. È a contatto con questi territori, con persone come Fernanda che scopro nuovi cammini del mio ministero, che da anni non si riduce più alla sfera del culto, ma a servizio dell’umanità, soprattutto dei più poveri ,degli esclusi, di tutti coloro che sono messi ai margini.

 

 

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