Paolo Cugini
“Perché
le genti congiurano perché invano cospirano i popoli?
Insorgono
i re della terra e i principi congiurano insieme
contro
il Signore contro il suo Messia”
(Salmo 2).
La Chiesa apre la liturgia del
Venerdì santo con la domanda angosciante del Salmo 2 “Perché le genti
congiurano, perché invano cospirano i popoli?” Gesù è solo davanti alla
cospirazione dei re e dei principi della terra. I re e i principi cospirano
contro il suo Messia: non è assurdo questo? La Chiesa come primo salmo
dell’ufficio di lettura c’immette nel grande mistero della morte del Messia. Ci
sono i potenti della terra che hanno fretta di far fuori il Signore (Pilato ed
Erode in quel giorno divennero amici; cfr Luca). È capitato ancora che qualche
potente della terra si allei per distruggere un nemico.
Ma perché allearsi per
distruggere un innocente?
Perché allearsi per annientare colui che ha
annunciato la pace?
Perché allearsi per sconfiggere colui che
aveva dichiarato di amare i nemici?
Perché tanta fretta per
mettere fuori gioco un innocente, uno che non avrebbe alzato un dito per
difendersi?
Perché adirarsi contro colui
che rendeva gli eserciti degli indifesi dei poveri, dei dei deboli, dei
sofferenti, dei miseri?
Chi avrebbe fatto paura quest’uomo con la sua
gente?
A chi?
E allora perché le genti
congiurano, perché invano cospirano i popoli?
È assurdo! È totalmente assurdo che
viene da pensare che, tutto il trambusto operato per mettere in croce il
Messia, sia opera di ciò che di più satanico c’è nell’uomo. Gesù ha portato
all’umanità la salvezza, ha indicato la strada per arrivare ad accogliere la
grazia del Padre. Gesù ha svegliato l’uomo dal suo letargo, appisolato sulle
proprie comodità, che alla distanza risultano essere niente altro che
meschinità. Gesù ha messo il dito nella piaga di un’umanità infiacchita e
arroccata sui propri egoismi. L’uomo che non si riconosce come creatura non può
che arrivare a disprezzare il creatore. L’uomo che non rimane in ascolto della
parola di colui che l’ha creato, non può che diventare sordo all’appello di
spogliazione e di conversione che il Padre amorosamente gli rivolge. Gesù ha
mostrato all’uomo, anche all’uomo religioso (soprattutto all’uomo religioso al
fariseo aggrappato alla propria religione come salvagente soggettivo di
salvezza [Gesù ha bucato il loro salvagente ed essi si sono arrabbiati]), la
pochezza di una vita vissuta sulle cose, che poi diventano proprietà
incatenando così il cuore alla terra. Gesù è nato per sciogliere queste catene
e liberare il cuore gretto e appesantito dell’uomo che non sa più guardare al
cielo. Chi è disposto a lasciare il proprio orticello, la propria casetta, il
proprio conto in banca? Chi è disposto a spogliarsi totalmente per seguire
Cristo? Nessuno. Il […] costruito è troppo comodo e […]: in questo modo però
l’umanità rischia di giocarsi la salvezza. Allora è chiaro vedere come fa il
salmista “insorgere: re della terra, contro il Signore, contro il suo Messia”.
Chi è infatti che vuole un
distributore, un sobillatore, uno che mette a repentaglio la sicurezza di
tutti? È meglio costruirsi la propria religione con dei propri orrori, dei
propri riti, per potere fare i nostri lavori, il nostro sport, le nostre ferie,
la nostra carità… Gesù è venuto a portare al mondo la sua salvezza e noi
abbiamo preso le sue parole e le abbiamo trasformate. Le abbiamo messe in modo
tale da poter continuare a fare le nostre cose, come prima con in più la
benedizione del Signore. Questo è l’uomo! Questo sono io tutte le volte che
prendo la parola di Dio e la uso per sentirmi bene, al sicuro, protetto.
Gesù di fronte al mondo che lo
accusava di essersi fatto come Dio, si è lasciato spogliare.
Non posso pretendere di fare la
carità ai poveri senza iniziare un cammino di conversione che mi conduca ad
essere sempre più povero, bisognoso. È nella povertà che uno impara a chiedere
perché è nel bisogno. Anche Gesù ha chiesto aiuto: al Padre nel Getsemani;
sulla croce ha chiesto da bere.
“Putride e fetide sono le mie
piaghe a causa della mia stoltezza. Sono curvo e accasciato, triste mi aggiro
tutto il giorno” (Salmo 37) 3° Ps Uff. Letture.
“Ma io sono verme, non uomo,
infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo” (Salmo 21) 2° B. Uff. Letture.
“Pietà di me o Dio, secondo la
tua misericordia nel tuo grande amore cancella il mio peccato” Pt 50 (1° Lodi)
“Sei uscito a salvare il tuo
popolo per salvare il tuo consacrato” (Ab 3) 2° Lodi
“Così non ha fatto con nessun
altro popolo non ha manifesto ad altri i suoi precetti” (Ps 147) 3° Lodi
Gesù muore sulla croce perché
l’umanità non lo ha accolto. Gesù o lo uccido o lo accolgo e mi lascio amare da
Lui. Gesù o lo odio o lo amo, non ci sono alternative, perché anche le vie
intermedie, il cristiano pieno di compromessi, è un modo per odiare Gesù. Anzi,
forse è il peggiore dei modi perché lo si considera alla pari delle altre cose,
dei nostri affari. Gesù è un “affare” che va considerato alla domenica o in
qualche altra occasione o incontro serale da appuntare sull’agenda altrimenti
ci si può anche dimenticare. È la forma peggiore di stare con Gesù perché non
lo si considera per ciò che lui è realmente vale a dire l’unico Signore,
l’unico.
Aprire il cuore per accogliere lo
Spirito, vale a dire ciò che Gesù ci ha lasciato in eredità nell’ultima cena!
Riesco a vedere Gesù se credo in Lui e alla sua parola che si riassume nel
comandamento dell’amore. Amare chi noi sta, intorno chiunque esso sia, povero o
ricco, intelligente o stupido sano o malato. Dalla croce Gesù ha offerto i suoi
frutti di comunione: battesimo ed Eucarestia, Battesimo come biglietto
d’ingresso in quella comunità che è la Chiesa che è comunità d’amore in Cristo;
l’Eucarestia che è il modo di fare di […] in noi il Signore.
Il Signore ci vuole uniti a Lui e
alla sua parola. Potremmo vederlo solamente se obbediremo ai suoi comandi.
“Se qualcuno osserva
le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per
condannare il mondo, ma per salvare il mondo” (Gv 12, 47)
Il Signore è venuto per salvarci.
Ci salviamo solo se rimaniamo uniti a Lui. Rimaniamo uniti a Lui se accogliamo
e obbediamo alle sue parole e osserviamo i suoi comandamenti.
“Chi accoglie i miei
comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e
anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui” (Gv 14,1)
Accogliere i comandamenti del
Signore è vivere nel suo amore. Solo nell’unione con lui Riusciamo a vederlo.
Solo in questo modo riuscirà a manifestarsi. Solo se siamo uniti a Lui nel suo
amore riusciremo a riconoscere il consolatore.
La Chiesa vive nella e della
presenza del Signore. Nella Chiesa è presente il Signore con il suo Spirito
consolatore.
“Molte cose ho
ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando
poi verrà lo Spirito di Verità egli vi guiderà nella verità tutta intera”
(Gv 16, 12 12-13)
La Chiesa vive nell’accoglienza e
nell’ascolto dello Spirito. È lo Spirito che guida la sua Chiesa alla salvezza.
L’attività dell’uomo che non riconosce
che cosa ha fatto mettendo in croce il Signore. Ottusità che consiste nel
permanere nelle tenebre. Nel mondo è venuta la luce, quella vera, quella che
mostra la via della salvezza, la vita eterna. È venuto il Verbo portatore della
vita divina che per l’uomo significava luce, ma questa luce è stata spenta. Ma
essa continua a brillare. La vita eterna non muore. La luce rivelata continua a
far luce nel cuore di chi l’accoglie. La luce vera è venuta nel mondo e mostra
la realtà. È venuto il creatore e la creatura non l’ha riconosciuto. Il Figlio
è venuto a rivelare il Padre ma il mondo non lo ha ascoltato. Il mondo è sazio
delle proprie rivelazioni e delle proprie luci che non illuminano e non
conducono alla vera vite. Ma per accettare la vera vita bisogna metter in
discussione la propria vita, bisogna rinnegarla. Per accogliere la vera luce
bisogna riconoscere che ciò che si è seguito non è la vera luce. Per accogliere
il Verbo, occorre deporre ai suoi piedi tutte le proprie sicurezze, i propri
progetti, le proprie realizzazioni, il proprio io. È il Verbo che ha creato il
mondo e le creature per comprendersi, per capire la propria realtà devono
richieder al Verbo la parola della verità, la luce che illumini la vita. Solo
il Verbo può riempire la vita della vera luce. Allora chi vuole la vita deve
mettere davanti al Signore, davanti al Verbo tutte le proprie fortezze e
lasciare che Lui decida di farle saltare e lasciare che sia lui poi a
ricostruirci. Davanti al Verbo bisogna andarci spogli e in silenzio.
(17 aprile 1992, Venerdì santo)
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