mercoledì 12 ottobre 2022

COME ANNUNCIARE IL VANGELO?

 




 

Paolo Cugini

 

Is 42, 1-7: esiste un modo, una modalità che è inconfondibile per annunciare il Regno di Dio e questa modalità la trovo non solo in Gesù Cristo, ma anche in tutti colore che prima di Lui lo hanno profetizzato con le parole e la vita. Ciò significa che il Regno di Dio non può essere annunciato in qualsiasi modo e da Chiunque. Occorre essere preparati da Dio. Infatti, annuncia il Regno colui nel quale Dio pose lo Spirito. C’è una scelta da pare di Dio ed è una scelta misteriosa e per certi aspetti inquietanti. In altre parole non sono io, non è l’uomo che decide di essere ministro per annunciare il Regno: è Dio che decide, perché è solo Lui che pone lo Spirito e lo pone su colui “nel quale si compiace la mia anima”. Non posso annunciare il Regno di Dio se prima non percepisco questa elezione di Dio, questa scelta che Lui ha fatto su di me. Questo aspetto è fondamentale. Di fatto, se dipendesse da me, dalla mia volontà l’annuncio del Regno di Dio dipenderebbe dalle mie qualità, dalla mia soggettività. E invece no: dipende da una scelta di Dio e di conseguenza da una mia risposta che ogni giorno devo rinnovare in un ascolto che deve diventare sempre più attento e profondo.

E poi c’è il modo dell’annuncio del Regno che solamente chi è posseduto dallo Spirito di Dio può esprimere, solamente chi si lascia modellare da questo Spirito può vivere. Ed è il modo di Gesù che andava di paese in paese, di strada in strada annunciando il Regno senza gridare, senza spezzare la canna incrinata o spegnere il lumicino. Che cosa significa questo? Che se c’è umanità la cui fede è in pericolo, chi possiede lo Spirito di Gesù si mette in cammino delicatamente perché quell’umanità non si spezzi, quell’anima non si perda, quella fede non si spenga. C’è un amore per l’altro, un’attenzione per l’altro che diventa fratello e sorella, un amore che non è nient’altro il frutto dello Spirito Santo che ho ricevuto e sto ricevendo. Un amore che diventa delicatezza, attenzione all’umanità del fratello, alla sua storia, al suo cammino, un’attenzione che si trasforma in solidarietà, bontà, misericordia.

E poi colui che riceve lo Spirito di Dio e si lascia plasmare e guidare da questo Spirito non si disanima e non si lascia abbattere da alcun ostacolo. È la perseveranza; è il Segno che davvero nella mia vita non sono le mie forze che contano, la mia intelligenza, la mia volontà: è lo Spirito Santo di Dio che sta […]. La perseveranza è allora il Segno più evidente di una fede plasmata dall’abbondanza e questa obbedienza il segno che il dialogo con Dio sta diventando maturo, autentico [dai diari-2002].

 

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