Paolo
Cugini (OIVD)
Mi
unisco al coro d’indignazione per il licenziamento dall’insegnamento di
religione di don Marco Campedelli, confratello e membro dell’OIVD, da parte del
vescovo di Verona Mons. Giuseppe Zenti. Il gesto autoritario di Mons. Zenti ha
provocato non solo indignazione, ma molte riflessioni su diversi temi che
riguardano la chiesa, tra i quali il modo di gestire l’ora di religione nel
nostro Paese. Come confratello mi colpisce la violenza del gesto e la possibilità
di essere compiuto. Come può, infatti, il pastore di una diocesi, che dovrebbe
incarnare il carisma del successore degli apostoli, chiamato a pascere il
gregge, sentirsi autorizzato a punire un servitore della comunità per il
semplice fatto che la pensa in modo diverso su un tema di politica? È vero che,
grazie a Dio, non tutti i vescovi sono uguali, ma il problema è un altro, vale
a dire, la struttura della chiesa che permette queste modalità autoritarie di gestione
del potere. La presa di posizione di Mons Zenti, oltre a creare disagio e
malessere nella chiesa e fuori da essa – lo testimoniano le tante prese di
posizione avvenute in queste ore a favore di don Marco – rivelano un problema
che è alla radice della struttura della chiesa: l’indole violenta e
autoritaria, che tende ad imporre la propria posizione. Casi come questi,
infatti, purtroppo non sono isolati. La possibilità che un vescovo ha di punire
un prete, che esprime pubblicamente un parere diverso dal proprio pastore, è
considerata come un gesto dovuto, conseguenza di quel giuramento fatto nel
giorno dell’ordinazione sacerdotale di obbedienza al vescovo ordinante e ai
suoi successori. Ciò significa che dal punto di vista formale Mons. Zenti ha
agito conforme al diritto canonico. È a questo livello, che a mio avviso, va
posta la questione. Com’è possibile, infatti, che l’istituzione che dice d’ispirarsi
al Vangelo di Gesù, la cui proposta è nel segno dell’amore gratuito, disinteressato
e non violento, sia arrivata a questo punto? Fino a quando le comunità cristiane
dovranno sottostare alla violenza gratuita e scandalosa dei loro pastori? Il
caso di don Marco Campedelli provoca la riflessione sullo stile autoritario e
intollerante della chiesa, molto lontano dall’insegnamento del Maestro. Abbiamo
bisogno di pastori che sappiano camminare con le persone, aiutandole a
discernere i valori evangelici da mettere in atto nelle decisioni della vita e
non di violenti capi intolleranti che impongono la loro personalissima opinione,
incapaci di accogliere un’opinione diversa. Questi fatti mostrano il cammino
che le comunità cristiane sono chiamate a compiere: creare spazi di libertà da
ogni forma di violenza e oppressione.
Grazie
don Marco per il tuo esempio e il tuo coraggio di uomo libero.
L'impero sta crollando!! Questa violenza "pastorale, patriarcale" per il bene della "non chiesa" è la misura del crollo delle regole arcaiche di un impero, anzi dell'ultimo impero bimillenario ancora vigente. Le umiliazioni che via via vengono inflitte a chi è davvero libero in Cristo (Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi Galati 5v13), non dureranno ancora a lungo. Anzi serviranno dare dare la misura dell'assurdo. Beati i perseguitati a causa della giustizia... ❤️ È grazie a loro se ci sarà la Chiesa Crisitificata
RispondiElimina♥️
EliminaConcordo con quanto appena letto. Aggiungo che il vescovo in questione si è permesso di dare suggerimenti elettorali seppur mascherati. Credo che ognuno debba dare spazio alla coscienza che va rettamente (evangelicamente) formata ma non costruita.
RispondiEliminaDon Marco Campedelli ha dato un grande esempio di coraggio e di vera libertà a tutti i suoi confratelli. Grazie al vescovo uscente di Verona, che ha contribuito a fare conoscere a tutti una persona di grande coerenza, generosità e libertà.
RispondiEliminaNon è necessario essere amici di Marco Campedelli, grande come presbitero, come servitore della parola di Dio e docente di fede non solo perché da sempre autorizzato all’insegnamento “cattolico” della religione per esprimere ovviamente la solidarietà a don Marco offeso da un licenziamento che oggi si pensava inimmaginabile; ma con la massima fermezza la critica senza riserve per un provvedimento deliberatamente scelto da mons. Giuseppe Zenti, vescovo dimissionario della diocesi di Verona, per escludere dall’insegnamento un sacerdote da lui ben conosciuto (è vescovo di Vr dal 2007) e sempre autorizzato alla docenza per essersi Marco Campedelli opposto all’ingerenza del suo vescovo in materia di sostegno al ballottaggio per il sindaco di Verona. Non è assolutamente accettabile, né in sede laica in rispetto delle nrome concordatarie, né tanto meno in ambito cattolico un abuso del magistero che recupera il braccio censorio confessionale a sostegno dell’ideologia già democristiana oggi anche politicamente scomparsa. La Chiesa, che è rappresentata dal popolo di Dio attraverso i suoi vescovi, nel 2022 non soffre più di queste contaminazioni: insegna una Parola che libera, non costringe.
RispondiEliminaGiancarla Codrignani
Come sempre l'autorismo che crede di avere autorità, ma i "fedeli" della Chiesa cattolica dove sono per non reagire...
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