TRE GIORNI DEL CLERO
BOLOGNA 13 SETTEMBRE 2021
Sintesi: Paolo Cugini
Tutta la predicazione inizia con l’ascolto.
"In passato l’ignoranza non ti ha mai impedito di parlare".
La gente sente che la chiesa non ha parole per le donne, gli omosessuali.
Due discepoli sono in viaggio per Emmaus, erano disillusi. Tutto è sempre andato fallito. Hanno perso la fede e la speranza. Lasciano la comunità dei discepoli e tornano a casa. Come fa Gesù a raggiungerli? Gesù non dice che hanno torto, ma chiede di che cosa stanno parlando. Gesù non parla finché non abbia ascoltato.
Molte
persone, anche sacerdoti, si sentono soli, dimenticate e incomprese. Forse è
utile guardare i film e le canzoni che loro ascoltano. Se i giovani si trovano
in un luogo è lì che dobbiamo avvicinarci.
Gesù
non blocca i discepoli di Emmaus, ma cammina con loro. La chiesa è chiamata ad
uscire da se stessa, ad andare nelle periferie esistenziali. Condividere il
viaggio di tutti, ascoltare le convinzioni di tutti. Lo sconosciuto si unisce
ai discepoli di Emmaus per ascoltare la loro conversazione. Gesù è un uomo di
conversazione. La prima domanda è: con chi dovremmo parlare mentre camminiamo
per strada? Chi è per noi la donna al pozzo? Gesù espone le scritture, perché sono
il dialogo di Dio con l’umanità. Dio si fa conoscere attraverso il dialogo che
desidera avere con noi. La conversazione è l’unico modo per annunciare Gesù.
Qualsiasi altro modo rischia di cadere in ideologia. Arte della conversazione è
la qualità specifica del presbitero in questo tempo. Arte d’interagire con
persone che pensano in modo diverso. La società occidentale si sta uniformando,
persone che pensano allo stesso modo. Gesù è sia al centro che al margine.
Anche noi dobbiamo vivere in entrambi i luoghi. La Chiesa è la nostra casa,
eppure siamo persone anche delle periferie. Dobbiamo a Gerusalemme e sulle
strade di Emmaus.
Appartenere a tutti. I presbiteri sono chiamati a vivere
costantemente in uno spartiacque. Ciascuno deve imparare a valorizzare il
carisma dell’altro. Tutti sono necessari. La nostra speranza è che le nostre
vite abbiano significato. Abbracciare le sofferenze delle persone, le loro
storie. Abbracciare le storie delle persone.
Dicono
a Gesù: resta con noi perché è sera. Offrono a Dio un pasto e un letto per la
notte. Predichiamo accettando l’ospitalità. Gesù sta alla porta e bussa. Il
nostro ministero sacerdotale include l’accettazione dell’ospitalità. Imparare l’arte
di essere ospite nelle case di altre persone, per condividere le speranze degli
altri, di chi incontriamo, Coraggio ad accettare l’invito a riposare con i
giovani, artisti, per godere della loro compagnia. Essere a casa con tutti. La
notte prima di morire Gesù ha compiuto un gesto di speranza. Quando tutto
sembrava buio, Gesù ha dato un segno di speranza che ripetiamo ogni giorno. Che
cosa dire dinanzi alle sofferenze del mondo? Gesù prese il pane e lo benedisse dicendo:
questo è il mio corpo. Questa è la speranza dei discepoli: una speranza sulla
morte. Come dare speranza a coloro che la perdono?
Se
andiamo nei luoghi della miseria ci chiediamo che cosa dobbiamo dare? Ma è proprio
lì che ci verrà dato. Se andiamo tra i giovani o tra i malati, ci sentiremo
poveri, ma poi il Signore ci darà la parola necessaria. Usciamo dalle acque in
cui ci sentiamo più sicuri. In Gesù si rivela il volto di Dio. Il nostro ruolo
di presbiteri: essere il volto di Cristo.
Guardare
le persone negli occhi. Essere messaggeri del verbo: aiutare a crescere per poi
sparire. Il cuore delle persone arde quando predichiamo. Como possiamo
predicare in modo che le persone siano piene di gioia? Siamo chiamati a
diventare umani come lo era Gesù.
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