Paolo Cugini
Il
fiume l’ho frequentato da ragazzo. O meglio, l’ho frequentato per un’estate. Mi
piaceva camminare sulle rive del fiume, guardare l’acqua scorrere e pensare
alla vita. Il fiume, infatti, assomiglia molto alla vita.
L’ho
incontrato nel periodo in cui la vita mi sembrava eterna. Guardavo il fiume e
non riuscivo a vedere l’orizzonte della mia vita: mi sembrava infinita. Mi
sentivo immortale.
Guardavo
lo scorrere del fiume e mi sentivo trasportare. I pensieri andavano lentamente
verso mondi sconosciuti, ogni giorno diversi.
Guardavo
il fiume e pensavo spesso a Gesù e alle sue parole. Com’è difficile ascoltarle
e coglierle nella sua autenticità. C’è tutto un linguaggio religioso che le ha
deformate, deturpate, rendendole spesso incomprensibili e, di conseguenza,
insignificanti.
Forse
è stato sulle rive di quel fiume montano che ho iniziato a vedere e a pensare
la vita e il mondo in modo diverso. E anch’io sono diventato un altro.
E
così il fiume mi ha insegnato tante cose. Lo scorrere della vita, l’importanza
di vivere il presente, che poi non torna più, l’attenzione per ogni singola goccia
del vivere.
Ogni
goccia è importante nella misura in cui contribuisce a formare il fiume. Se
schizza fuori, svanisce, non è più nulla. Percepire il proprio significato
rimanendo nel fiume.
Tutto
è importante. Ogni singola goccia è parte del fiume e il fiume stesso non
esisterebbe senza le gocce.
Il
fiume sembra una cosa unica. Da vicino ci si accorge che non è così.
Solo
avvicinandoci possiamo cogliere la realtà delle cose che vediamo.
Lo scorrere dell'acqua fa pensare alla vita che trascorre,la trasparenza alle idee chiare,il greto del fiume fa pensare all'attesa delle novita',il suono allo Spirito che ci accompagna
RispondiEliminaTeresa