giovedì 25 giugno 2020

CHIAVI DI LETTURA DEL LIBRO: CHIESA POPOLO DI DIO







L'ultimo libro pubblicato intende offrire una riflessione intorno all’idea di Chiesa come popolo di Dio. Non si tratta di uno studio sistematico, nel senso classico del termine, vale a dire che la seguente ricerca non intende presentare una riflessione organica e articolata sull’oggetto di studio. Intende, invece, accompagnare lo sviluppo di un’idea di Chiesa sperimentata prima sul campo e poi ricercata tra le pagine di quella storia scritta dalla Chiesa latinoamericana, che oggi è possibile vedere nella proposta ecclesiale di papa Francesco. Il nostro desiderio è quello di gettare un ponte tra l’esperienza delle comunità ecclesiali di base latinoamericane, le intuizioni conciliari della Chiesa come popolo di Dio e la proposta di Francesco di una Chiesa missionaria, misericordiosa, che desidera integrare tutti nel suo cammino. Diversi sono i criteri che hanno guidato la stesura del presente studio.

Il primo e il più immediato è quello autobiografico. Il punto di partenza di questa ricerca, infatti, è l’esperienza da noi realizzata in quindici anni vissuti all’interno delle comunità ecclesiali di base del Nord-Est del Brasile. Il contatto con parrocchie immense, sia come territorio ma, soprattutto, nel numero di Comunità di base che le compongono, ha permesso di verificare la validità di un cammino di Chiesa in cui la ministerialità, in tutti i suoi aspetti, è all’ordine del giorno. Vivere il ministero in parrocchie costituite da decine di comunità comporta la capacità di porre fiducia nei laici e nelle laiche presenti sul territorio, di collaborare con loro in un comune progetto di evangelizzazione. Dall’esperienza pastorale sul campo è nato il desiderio di approfondire il cammino di questa Chiesa, per giungere alla scoperta della grande sintonia con la proposta conciliare della Chiesa come popolo di Dio, scoperta avvenuta non solo attraverso la lettura dei principali documenti della Chiesa latinoamericana, in modo particolare brasiliana, ma anche attraverso l’incontro con operatori e operatrici di pastorale.

Il presente lavoro si pone in continuità con la ricerca da noi realizzata a conclusione del corso di licenza in Teologia dell’evangelizzazione: Un nuovo modo di essere Chiesa. Le comunità ecclesiali di base in Brasile: storia e caratteristiche di un’esperienza di evangelizzazione.[1] Si tratta di una ricerca di carattere storico, focalizzata sull’analisi delle origini e della vita delle Comunità ecclesiali di base in Brasile. La presente tesi di dottorato in Teologia dell’Evangelizzazione tenta invece di cogliere la portata teologica e, in modo particolare, ecclesiologica di questa particolare esperienza di Chiesa. Non abbiamo voluto, quindi, ripetere la narrazione storica, ma soffermarci sugli sviluppi attuali per coglierne sia le criticità e, soprattutto, la possibilità di una proposta per il cammino della Chiesa.



Un secondo aspetto autobiografico ha stimolato la presente ricerca: l’esperienza di parroco in un’unità pastorale di cinque parrocchie, vissuta una volta rientrato in Italia. Le domande sottese alle scelte pastorali di questi ultimi anni sono sempre state orientate alla ricerca di un possibile utilizzo dell’esperienza maturata negli anni trascorsi in Brasile. Senza dubbio, l’idea non consisteva in un semplice trasferimento da un modello di Chiesa ad un altro, ma nel capire in profondità che cosa il particolare cammino della Chiesa latinoamericana e, in modo particolare quella brasiliana, potesse offrire all’esperienza ecclesiale italiana nel tentativo messo in atto delle Unità Pastorali, che esigono attenzioni nuove e modalità nuove non solo di evangelizzazione, ma anche di vivere il ministero. Come avremo modo di vedere, grazie ad una serie di Conferenze episcopali che hanno coinvolto tutto il continente, la Chiesa latinoamericana ha attualizzato sin da subito i contenuti del Concilio Vaticano II. La riflessione si è concentrata sin dall’inizio, sul modo di coinvolgere le chiese locali nella proposta di Chiesa come popolo di Dio, individuata quale modello ecclesiale presente nel cammino delle Comunità di base. Questo aspetto è, a nostro avviso, l’elemento più significativo del cammino della Chiesa latinoamericana, che ha percepito la proposta ecclesiologica del Vaticano II in sintonia con il proprio specifico cammino. In questo modo, l’opzione preferenziale per i poveri, la valorizzazione del laicato, la sinodalità, l’impegno in difesa delle classi più povere alla ricerca delle cause della disuguaglianza sociale, l’attenzione alla religiosità popolare e alla cultura, più che punti di partenza su cui impostare un progetto pastorale, divennero sviluppo di scelte pastorali già in atto.

Il secondo criterio per comprendere la seguente ricerca, è il contesto in cui essa si è svolta, vale a dire la Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna. Non abbiamo svolto questo studio in modo indipendente dagli studi realizzati in questa sede, soprattutto nel periodo degli anni della Licenza in Teologia dell’Evangelizzazione, ma abbiamo scelto di inserirla in modo profondo in questo cammino. La prova di ciò sono le citazioni di diversi corsi frequentati e di alcuni studi dei professori della Facoltà. Il primo materiale a cui abbiamo attinto nella selezione dei contenuti utili alla ricerca, è rappresentato dai corsi frequentati e dai suggerimenti bibliografici dei docenti, che ringraziamo. La stessa idea iniziale del presente studio è avvenuta durante la frequenza del corso del professor Valentino Bulgarelli: “La questione ecclesiologica per una nuova evangelizzazione” (Anno Accademico 2013-2014), che mostrava il volto di una Chiesa attraente, che dall’esperienza delle prime comunità narrate nel libro degli Atti degli Apostoli, giungeva sino all’attuale camino ecclesiale proposto da papa Francesco. Ed è proprio questa l’ossatura principale del presente lavoro, che tenta di mostrare la continuità e, allo stesso tempo, la creatività della proposta ecclesiale di Papa Francesco in relazione alla proposta ecclesiale del Concilio Vaticano II di una Chiesa come popolo di Dio. Se durante la frequenza del corso del professor Bulgarelli, poi divenuto il primo relatore della ricerca, è emersa l’intuizione iniziale, lo stimolo a realizzarla è avvenuto durante uno dei seminari di dottorato del professor Paolo Boschini, il quale sosteneva la necessità di lavorare su un oggetto di ricerca che incontri l’effettivo interesse del candidato. Sono state queste parole che ci hanno mostrato come l’esperienza personale, lungi dall’essere un intralcio, può divenire uno stimolo che orienta la ricerca verso un progetto condivisibile.


Un terzo livello di comprensione della seguente ricerca è il rapporto con le fonti. Per lo svolgimento del seguente lavoro, che ha come oggetto di studio il modello ecclesiologico della Chiesa popolo di Dio, siamo partiti dai documenti del Concilio, e abbiamo passato in rassegna diversi documenti della Chiesa latinoamericana e brasiliana, decidendo di privilegiare il rapporto diretto con i documenti, e lasciando in seconda battuta le ricerche sugli stessi. Questo significa che ogni qual volta viene analizzato un documento ecclesiale, il testo finale offre un’analisi del conduttore della ricerca, prima di affidarsi all’interpretazione degli studiosi. Ci è parso questo un criterio fondamentale, in grado di attribuire senso e ragione di una ricerca di dottorato, che deve poter esprimere la recezione dei criteri ermeneutici in grado di analizzare un documento. Su questa prima stratificazione ermeneutica è poi avvenuto il confronto con la letteratura a disposizione. Questa chiave interpretativa ha costituito una svolta nello svolgimento della ricerca. L’oggetto principale del nostro studio, cioè il modello ecclesiologico della Chiesa come popolo di Dio, ci ha posto dinanzi a una bibliografia sterminata, che ha creato, in un primo momento, una grande preoccupazione. Il rischio era duplice: da una parte la possibilità di perdere di il filo che orientava la ricerca, e di condurla per percorsi secondari; dall’altra, quella di insistere eccessivamente sullo spessore scientifico, perdendo di vista il dato storico ed esperienziale. Privilegiare il contatto diretto con i documenti, ci ha inoltre consentito di selezionare i temi da evidenziare. L’espressione “Chiesa popolo di Dio” può indicare, infatti, una miriade di aspetti tutti importanti del modello ecclesiale in questione, al punto da non permettere un discernimento efficace. Il contatto diretto con i documenti, orientato dall’esperienza realizzata sul campo, ci ha permesso di individuare gli aspetti che in seguito abbiamo approfondito. Le scelte bibliografiche sono state dunque, orientate dalla nostra analisi dei documenti. Questo significa che in tutte e tre le parti di cui è composta la presente ricerca, abbiamo privilegiato le fonti documentarie. Rimane comunque, importante ricordare che il lavoro svolto ha come punto di partenza e di arrivo l’esperienza sul campo.


Un quarto criterio che può aiutare a comprendere il percorso intrapreso, deriva dalla scelta del materiale utilizzato durante la ricerca. Abbiamo utilizzato quasi esclusivamente studi realizzati negli idiomi di nostra conoscenza, vale a dire: francese, portoghese e spagnolo oltre, chiaramente, all’italiano. Per realizzare la prima e la terza parte, vale a dire quella sulle Comunità di base in Brasile e sulla proposta ecclesiale di Francesco, il materiale a nostra disposizione era quasi tutto in portoghese e spagnolo. Nella letteratura italiana non esiste uno studio che prenda in esame i documenti della CNBB da noi analizzati nella prima parte. È questo un primo livello di originalità di questa ricerca che ci sembra opportuno sottolineare. Si parla anche in Italia di Chiesa latinoamericana, ma spesso senza conoscere i documenti ecclesiali, e tanto meno gli sviluppi attuali. Parlare delle Comunità di base nel loro periodo di massimo splendore è estremamente diverso dall’occuparsi di questo cammino nel suo sviluppo attuale. Abbiamo, dunque, sfogliato le fonti originali per documentare il cammino di una Chiesa che negli ultimi decenni è cambiata significativamente, ma che, nonostante tutto, ha ancora qualcosa da dirci.

Un quinto livello ermeneutico riguarda il metodo. Questa ricerca può essere analizzata con il metodo utilizzato dalla Chiesa latinoamericana nella redazione dei propri documenti, vale a dire il metodo del vedere, giudicare e agire. La prima parte, come già abbiamo sottolineato, ha come punto di partenza il “vedere” quella specifica esperienza ecclesiale da noi vissuta: le Comunità ecclesiali di base del Nord-Est del Brasile. Questo primo livello permette di comprendere il significato delle modalità di attuazione della Chiesa come popolo di Dio. Ministerialità, sinodalità, centralità della Parola e opzione preferenziale per i poveri, prima di essere frutto di un’elaborazione teologica, sono il contenuto di uno specifico cammino di Chiesa. È questo “vedere” che fornisce lo spunto per analizzare il modello ecclesiale sottostante, vale a dire la Chiesa come popolo di Dio. La seconda parte, in questa prospettiva, corrisponde al “giudicare”. L’analisi dei documenti del Conciliano Vaticano II che, dopo secoli, ripropone l’idea di Chiesa come popolo di Dio, e dei documenti delle Conferenze episcopali latinoamericane di Medellín (1968) e Puebla (1979), ci permette di “giudicare” la validità di quell’esperienza ecclesiale da noi presa in considerazione e verificarne le condizioni di possibilità attuale. Il contatto con i documenti prodotti negli anni ‘80, soprattutto i documenti riguardanti il Sinodo straordinario dei Vescovi indetto da Giovanni Paolo II nel 1985, ci ha permesso di comprendere il livello di ricezione del modello di Chiesa popolo di Dio, giungendo a considerare proprio questi documenti come il vero e proprio spartiacque tra la ricezione del Vaticano II in Occidente e il cammino della Chiesa latinoamericana.



La terza ed ultima parte, vale a dire l’analisi della proposta ecclesiale di papa Francesco, può essere considerata l’“agire”, cioè, la comprensione della modalità di attuazione nell’oggi ecclesiale, della proposta conciliare della Chiesa come popolo di Dio vista e osservata nell’esperienza delle Comunità ecclesiali di base. Papa Francesco è stato e continua ad essere una grande novità, soprattutto per la Chiesa in Occidente. Provenendo dalla Chiesa latinoamericana ed avendo svolto il ministero episcopale in questo continente, partecipando anche direttamente alla stesura del documento di Aparecida, ha portato nel cammino della Chiesa universale una ventata di aria nuova, creando qualche perplessità e critica. Sarà compito della terza parte della ricerca offrire elementi che permettano di comprendere la bontà di una proposta ecclesiale nel suo agire nel momento presente.
Sempre a livello di metodo vorremmo proporre un ulteriore criterio ermeneutico utilizzato nella seguente ricerca. La seconda parte, che prende in esame il modello di Chiesa come popolo di Dio, non espone in modo sistematico un’analisi del modello in questione: abbiamo infatti scelto di percorrere un cammino diverso. Siamo sempre più convinti che il contenuto di un’idea anche teologica si comprenda dal modo in cui si presenta nel cammino della storia. Si tratta del principio d’Incarnazione applicato in teologia. Più che applicare dei sistemi teologici alle esperienze ecclesiali analizzate, si tratta di capire come queste esperienze abbiano espresso quel determinato modello ecclesiologico e quali contenuti. È del resto, uno dei principi espressi varie volte dallo stesso papa Francesco, che analizzeremo nell’ultima parte del nostro lavoro: la realtà è più importante dell’idea. È nella realtà, nell’oggi della storia che Cristo si manifesta. È nell’attenzione alla storia che è comprendiamo il significato di un’esperienza di Chiesa che può, poi, essere formalizzata in teoria. È questo il motivo che ci ha condotto a privilegiare, ogni volta che se ne presentava l’occasione, l’evoluzione storica non solo dell’esperienza di Chiesa presa in esame, ma anche dei dibattiti che hanno animato lo specifico cammino ecclesiale della Chiesa come popolo di Dio. In questa prospettiva, senza accompagnare il dibattito della stessa sul tema specifico della Chiesa popolo di Dio in America Latina, sarebbe impossibile comprendere le scelte, per altro da noi ritenute discutibili, operate dalla Congregazione della Dottrina della Fede sulla Teologia della liberazione. In modo particolare, diventano importanti per la nostra ricerca le riflessioni elaborate dai teologi argentini che, come vedremo, prenderanno progressivamente le distanze dalla corrente della Teologia della liberazione che identificherà la propria analisi della realtà sociale con i parametri dello schema proposto dal marxismo. Senza accompagnare questo dibattito, che acquisisce un’importanza notevole al punto da essere presente in tutte e tre le parti della tesi, diventerebbe difficile formulare una teoria sulla Chiesa come popolo di Dio nel cammino della Chiesa latinoamericana, che tanto ha influito sul cammino della Chiesa Occidentale. Ancora una volta, dunque, è sul piano della storia, in obbedienza a quel principio ermeneutico messo in atto dallo stesso Signore della storia, che è possibile prendere in considerazione il significato di un particolare concetto teologico.



Rispetto al progetto iniziale, il lavoro di ricerca ci ha condotti a un cambiamento di orizzonte. Prospettiva conclusiva dell’idea originaria della ricerca era infatti una Chiesa attraente. L’idea era quella di dare forma e chiarezza alle intuizioni emerse durante il corso del professor Bulgarelli sopra citato. Approfondendo la proposta ecclesiale di papa Francesco, seguendo anche i preziosi consigli del professor Fabrizio Mandreoli, che ci ha consigliato di prendere in considerazione il dossier della Rivista di Teologia dell’Evangelizzazione della Facoltà dell’Emilia Romagna sulle origini del pensiero e del metodo teologico di Jorge Mario Bergoglio, siamo giunti ad intuire un dato importante: l’idea di Chiesa attraente vagheggiata all’inizio del presente lavoro si è venuta lentamente ad identificare con la proposta ecclesiale di Papa Francesco, vero e proprio punto di sintesi tra l’esperienza ecclesiale latinoamericana e le argomentazioni teologiche del Vaticano II.



Il presente lavoro si avvale dell’apporto di diversi studi in lingua portoghese, francese e spagnola, non ancora tradotti in italiano. Citiamo quindi tali testi in traduzione nostra. 
Inoltre, laddove l’italiano usa tradizionalmente il solo maschile per i plurali, abbiamo invece specificato maschile e femminile (ad es. laici e laiche), per una scelta di coerenza anche linguistica con il percorso di comunità e di Chiesa inclusiva che descriviamo, per quanto tale uso possa apparire ridondante e desueto.




[1] Tesi pubblicata per le edizioni Publishing, Milano 2018.

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