L'ultimo libro pubblicato intende
offrire una riflessione intorno all’idea di Chiesa come popolo di Dio. Non si
tratta di uno studio sistematico, nel senso classico del termine, vale a dire
che la seguente ricerca non intende presentare una riflessione organica e
articolata sull’oggetto di studio. Intende, invece, accompagnare lo sviluppo di
un’idea di Chiesa sperimentata prima sul campo e poi ricercata tra le pagine di
quella storia scritta dalla Chiesa latinoamericana, che oggi è possibile vedere
nella proposta ecclesiale di papa Francesco. Il nostro desiderio è quello di
gettare un ponte tra l’esperienza delle comunità ecclesiali di base
latinoamericane, le intuizioni conciliari della Chiesa come popolo di Dio e la
proposta di Francesco di una Chiesa missionaria, misericordiosa, che desidera
integrare tutti nel suo cammino. Diversi sono i criteri che hanno guidato la
stesura del presente studio.
Il primo e il più
immediato è quello autobiografico. Il punto di partenza di questa ricerca,
infatti, è l’esperienza da noi realizzata in quindici anni vissuti all’interno
delle comunità ecclesiali di base del Nord-Est del Brasile. Il contatto con
parrocchie immense, sia come territorio ma, soprattutto, nel numero di Comunità
di base che le compongono, ha permesso di verificare la validità di un cammino
di Chiesa in cui la ministerialità, in tutti i suoi aspetti, è all’ordine del
giorno. Vivere il ministero in parrocchie costituite da decine di comunità
comporta la capacità di porre fiducia nei laici e nelle laiche presenti sul
territorio, di collaborare con loro in un comune progetto di evangelizzazione.
Dall’esperienza pastorale sul campo è nato il desiderio di approfondire il
cammino di questa Chiesa, per giungere alla scoperta della grande sintonia con
la proposta conciliare della Chiesa come popolo di Dio, scoperta avvenuta non
solo attraverso la lettura dei principali documenti della Chiesa
latinoamericana, in modo particolare brasiliana, ma anche attraverso l’incontro
con operatori e operatrici di pastorale.
Il presente lavoro si
pone in continuità con la ricerca da noi realizzata a conclusione del corso di
licenza in Teologia dell’evangelizzazione: Un
nuovo modo di essere Chiesa. Le
comunità ecclesiali di base in Brasile: storia e caratteristiche di
un’esperienza di evangelizzazione.[1] Si
tratta di una ricerca di carattere storico, focalizzata sull’analisi delle
origini e della vita delle Comunità ecclesiali di base in Brasile. La presente tesi
di dottorato in Teologia dell’Evangelizzazione tenta invece di cogliere la
portata teologica e, in modo particolare, ecclesiologica di questa particolare
esperienza di Chiesa. Non abbiamo voluto, quindi, ripetere la narrazione
storica, ma soffermarci sugli sviluppi attuali per coglierne sia le criticità
e, soprattutto, la possibilità di una proposta per il cammino della Chiesa.
Un secondo aspetto
autobiografico ha stimolato la presente ricerca: l’esperienza di parroco in
un’unità pastorale di cinque parrocchie, vissuta una volta rientrato in Italia.
Le domande sottese alle scelte pastorali di questi ultimi anni sono sempre
state orientate alla ricerca di un possibile utilizzo dell’esperienza maturata
negli anni trascorsi in Brasile. Senza dubbio, l’idea non consisteva in un
semplice trasferimento da un modello di Chiesa ad un altro, ma nel capire in
profondità che cosa il particolare cammino della Chiesa latinoamericana e, in
modo particolare quella brasiliana, potesse offrire all’esperienza ecclesiale
italiana nel tentativo messo in atto delle Unità Pastorali, che esigono attenzioni
nuove e modalità nuove non solo di evangelizzazione, ma anche di vivere il
ministero. Come avremo modo di vedere, grazie ad una serie di Conferenze
episcopali che hanno coinvolto tutto il continente, la Chiesa latinoamericana
ha attualizzato sin da subito i contenuti del Concilio Vaticano II. La
riflessione si è concentrata sin dall’inizio, sul modo di coinvolgere le chiese
locali nella proposta di Chiesa come popolo di Dio, individuata quale modello
ecclesiale presente nel cammino delle Comunità di base. Questo aspetto è, a
nostro avviso, l’elemento più significativo del cammino della Chiesa
latinoamericana, che ha percepito la proposta ecclesiologica del Vaticano II in
sintonia con il proprio specifico cammino. In questo modo, l’opzione
preferenziale per i poveri, la valorizzazione del laicato, la sinodalità,
l’impegno in difesa delle classi più povere alla ricerca delle cause della
disuguaglianza sociale, l’attenzione alla religiosità popolare e alla cultura,
più che punti di partenza su cui impostare un progetto pastorale, divennero
sviluppo di scelte pastorali già in atto.
Il secondo criterio per
comprendere la seguente ricerca, è il contesto in cui essa si è svolta, vale a
dire la Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna. Non abbiamo svolto questo studio
in modo indipendente dagli studi realizzati in questa sede, soprattutto nel
periodo degli anni della Licenza in Teologia dell’Evangelizzazione, ma abbiamo
scelto di inserirla in modo profondo in questo cammino. La prova di ciò sono le
citazioni di diversi corsi frequentati e di alcuni studi dei professori della
Facoltà. Il primo materiale a cui abbiamo attinto nella selezione dei contenuti
utili alla ricerca, è rappresentato dai corsi frequentati e dai suggerimenti
bibliografici dei docenti, che ringraziamo. La stessa idea iniziale del
presente studio è avvenuta durante la frequenza del corso del professor
Valentino Bulgarelli: “La questione ecclesiologica per una nuova
evangelizzazione” (Anno Accademico 2013-2014), che mostrava il volto di una
Chiesa attraente, che dall’esperienza delle prime comunità narrate nel libro
degli Atti degli Apostoli, giungeva sino all’attuale camino ecclesiale proposto
da papa Francesco. Ed è proprio questa l’ossatura principale del presente
lavoro, che tenta di mostrare la continuità e, allo stesso tempo, la creatività
della proposta ecclesiale di Papa Francesco in relazione alla proposta
ecclesiale del Concilio Vaticano II di una Chiesa come popolo di Dio. Se
durante la frequenza del corso del professor Bulgarelli, poi divenuto il primo
relatore della ricerca, è emersa l’intuizione iniziale, lo stimolo a
realizzarla è avvenuto durante uno dei seminari di dottorato del professor
Paolo Boschini, il quale sosteneva la necessità di lavorare su un oggetto di
ricerca che incontri l’effettivo interesse del candidato. Sono state queste
parole che ci hanno mostrato come l’esperienza personale, lungi dall’essere un
intralcio, può divenire uno stimolo che orienta la ricerca verso un progetto
condivisibile.
Un terzo livello di comprensione della
seguente ricerca è il rapporto con le fonti. Per lo svolgimento del seguente
lavoro, che ha come oggetto di studio il modello ecclesiologico della Chiesa
popolo di Dio, siamo partiti dai documenti del Concilio, e abbiamo passato in
rassegna diversi documenti della Chiesa latinoamericana e brasiliana, decidendo
di privilegiare il rapporto diretto con i documenti, e lasciando in seconda
battuta le ricerche sugli stessi. Questo significa che ogni qual volta viene analizzato
un documento ecclesiale, il testo finale offre un’analisi del conduttore della
ricerca, prima di affidarsi all’interpretazione degli studiosi. Ci è parso
questo un criterio fondamentale, in grado di attribuire senso e ragione di una
ricerca di dottorato, che deve poter esprimere la recezione dei criteri
ermeneutici in grado di analizzare un documento. Su questa prima
stratificazione ermeneutica è poi avvenuto il confronto con la letteratura a
disposizione. Questa chiave interpretativa ha costituito una svolta nello
svolgimento della ricerca. L’oggetto principale del nostro studio, cioè il modello
ecclesiologico della Chiesa come popolo di Dio, ci ha posto dinanzi a una
bibliografia sterminata, che ha creato, in un primo momento, una grande
preoccupazione. Il rischio era duplice: da una parte la possibilità di perdere
di il filo che orientava la ricerca, e di condurla per percorsi secondari; dall’altra,
quella di insistere eccessivamente sullo spessore scientifico, perdendo di
vista il dato storico ed esperienziale. Privilegiare il contatto diretto con i
documenti, ci ha inoltre consentito di selezionare i temi da evidenziare. L’espressione
“Chiesa popolo di Dio” può indicare, infatti, una miriade di aspetti tutti importanti
del modello ecclesiale in questione, al punto da non permettere un
discernimento efficace. Il contatto diretto con i documenti, orientato
dall’esperienza realizzata sul campo, ci ha permesso di individuare gli aspetti
che in seguito abbiamo approfondito. Le scelte bibliografiche sono state dunque,
orientate dalla nostra analisi dei documenti. Questo significa che in tutte e
tre le parti di cui è composta la presente ricerca, abbiamo privilegiato le
fonti documentarie. Rimane comunque, importante ricordare che il lavoro svolto
ha come punto di partenza e di arrivo l’esperienza sul campo.
Un quarto criterio che può aiutare a
comprendere il percorso intrapreso, deriva dalla scelta del materiale
utilizzato durante la ricerca. Abbiamo utilizzato quasi esclusivamente studi
realizzati negli idiomi di nostra conoscenza, vale a dire: francese, portoghese
e spagnolo oltre, chiaramente, all’italiano. Per realizzare la prima e la terza
parte, vale a dire quella sulle Comunità di base in Brasile e sulla proposta ecclesiale
di Francesco, il materiale a nostra disposizione era quasi tutto in portoghese
e spagnolo. Nella letteratura italiana non esiste uno studio che prenda in
esame i documenti della CNBB da noi analizzati nella prima parte. È questo un
primo livello di originalità di questa ricerca che ci sembra opportuno
sottolineare. Si parla anche in Italia di Chiesa latinoamericana, ma spesso senza
conoscere i documenti ecclesiali, e tanto meno gli sviluppi attuali. Parlare
delle Comunità di base nel loro periodo di massimo splendore è estremamente
diverso dall’occuparsi di questo cammino nel suo sviluppo attuale. Abbiamo,
dunque, sfogliato le fonti originali per documentare il cammino di una Chiesa
che negli ultimi decenni è cambiata significativamente, ma che, nonostante
tutto, ha ancora qualcosa da dirci.
Un quinto livello
ermeneutico riguarda il metodo. Questa ricerca può essere analizzata con il
metodo utilizzato dalla Chiesa latinoamericana nella redazione dei propri
documenti, vale a dire il metodo del vedere, giudicare e agire. La prima parte,
come già abbiamo sottolineato, ha come punto di partenza il “vedere” quella
specifica esperienza ecclesiale da noi vissuta: le Comunità ecclesiali di base
del Nord-Est del Brasile. Questo primo livello permette di comprendere il
significato delle modalità di attuazione della Chiesa come popolo di Dio.
Ministerialità, sinodalità, centralità della Parola e opzione preferenziale per
i poveri, prima di essere frutto di un’elaborazione teologica, sono il
contenuto di uno specifico cammino di Chiesa. È questo “vedere” che fornisce lo
spunto per analizzare il modello ecclesiale sottostante, vale a dire la Chiesa
come popolo di Dio. La seconda parte, in questa prospettiva, corrisponde al
“giudicare”. L’analisi dei documenti del Conciliano Vaticano II che, dopo
secoli, ripropone l’idea di Chiesa come popolo di Dio, e dei documenti delle
Conferenze episcopali latinoamericane di Medellín (1968) e Puebla (1979), ci
permette di “giudicare” la validità di quell’esperienza ecclesiale da noi presa
in considerazione e verificarne le condizioni di possibilità attuale. Il
contatto con i documenti prodotti negli anni ‘80, soprattutto i documenti
riguardanti il Sinodo straordinario dei Vescovi indetto da Giovanni Paolo II nel
1985, ci ha permesso di comprendere il livello di ricezione del modello di
Chiesa popolo di Dio, giungendo a considerare proprio questi documenti come il
vero e proprio spartiacque tra la ricezione del Vaticano II in Occidente e il
cammino della Chiesa latinoamericana.
La terza ed ultima parte,
vale a dire l’analisi della proposta ecclesiale di papa Francesco, può essere
considerata l’“agire”, cioè, la comprensione della modalità di attuazione
nell’oggi ecclesiale, della proposta conciliare della Chiesa come popolo di Dio
vista e osservata nell’esperienza delle Comunità ecclesiali di base. Papa
Francesco è stato e continua ad essere una grande novità, soprattutto per la
Chiesa in Occidente. Provenendo dalla Chiesa latinoamericana ed avendo svolto
il ministero episcopale in questo continente, partecipando anche direttamente
alla stesura del documento di Aparecida, ha portato nel cammino della Chiesa
universale una ventata di aria nuova, creando qualche perplessità e critica.
Sarà compito della terza parte della ricerca offrire elementi che permettano di
comprendere la bontà di una proposta ecclesiale nel suo agire nel momento
presente.
Sempre a livello di
metodo vorremmo proporre un ulteriore criterio ermeneutico utilizzato nella
seguente ricerca. La seconda parte, che prende in esame il modello di Chiesa
come popolo di Dio, non espone in modo sistematico un’analisi del modello in
questione: abbiamo infatti scelto di percorrere un cammino diverso. Siamo
sempre più convinti che il contenuto di un’idea anche teologica si comprenda
dal modo in cui si presenta nel cammino della storia. Si tratta del principio
d’Incarnazione applicato in teologia. Più che applicare dei sistemi teologici
alle esperienze ecclesiali analizzate, si tratta di capire come queste esperienze
abbiano espresso quel determinato modello ecclesiologico e quali contenuti. È
del resto, uno dei principi espressi varie volte dallo stesso papa Francesco,
che analizzeremo nell’ultima parte del nostro lavoro: la realtà è più
importante dell’idea. È nella realtà, nell’oggi della storia che Cristo si
manifesta. È nell’attenzione alla storia che è comprendiamo il significato di
un’esperienza di Chiesa che può, poi, essere formalizzata in teoria. È questo
il motivo che ci ha condotto a privilegiare, ogni volta che se ne presentava
l’occasione, l’evoluzione storica non solo dell’esperienza di Chiesa presa in
esame, ma anche dei dibattiti che hanno animato lo specifico cammino ecclesiale
della Chiesa come popolo di Dio. In questa prospettiva, senza accompagnare il
dibattito della stessa sul tema specifico della Chiesa popolo di Dio in America
Latina, sarebbe impossibile comprendere le scelte, per altro da noi ritenute
discutibili, operate dalla Congregazione della Dottrina della Fede sulla
Teologia della liberazione. In modo particolare, diventano importanti per la
nostra ricerca le riflessioni elaborate dai teologi argentini che, come
vedremo, prenderanno progressivamente le distanze dalla corrente della Teologia
della liberazione che identificherà la propria analisi della realtà sociale con
i parametri dello schema proposto dal marxismo. Senza accompagnare questo
dibattito, che acquisisce un’importanza notevole al punto da essere presente in
tutte e tre le parti della tesi, diventerebbe difficile formulare una teoria
sulla Chiesa come popolo di Dio nel cammino della Chiesa latinoamericana, che
tanto ha influito sul cammino della Chiesa Occidentale. Ancora una volta,
dunque, è sul piano della storia, in obbedienza a quel principio ermeneutico
messo in atto dallo stesso Signore della storia, che è possibile prendere in
considerazione il significato di un particolare concetto teologico.
Rispetto al progetto
iniziale, il lavoro di ricerca ci ha condotti a un cambiamento di orizzonte.
Prospettiva conclusiva dell’idea originaria della ricerca era infatti una
Chiesa attraente. L’idea era quella di dare forma e chiarezza alle intuizioni
emerse durante il corso del professor Bulgarelli sopra citato. Approfondendo la
proposta ecclesiale di papa Francesco, seguendo anche i preziosi consigli del
professor Fabrizio Mandreoli, che ci ha consigliato di prendere in
considerazione il dossier della Rivista di Teologia dell’Evangelizzazione della
Facoltà dell’Emilia Romagna sulle origini del pensiero e del metodo teologico
di Jorge Mario Bergoglio, siamo giunti ad intuire un dato importante: l’idea di
Chiesa attraente vagheggiata all’inizio del presente lavoro si è venuta
lentamente ad identificare con la proposta ecclesiale di Papa Francesco, vero e
proprio punto di sintesi tra l’esperienza ecclesiale latinoamericana e le
argomentazioni teologiche del Vaticano II.
Il presente lavoro si
avvale dell’apporto di diversi studi in lingua portoghese, francese e spagnola,
non ancora tradotti in italiano. Citiamo quindi tali testi in traduzione
nostra.
Inoltre, laddove
l’italiano usa tradizionalmente il solo maschile per i plurali, abbiamo invece
specificato maschile e femminile (ad es. laici
e laiche), per una scelta di coerenza anche linguistica con il percorso di
comunità e di Chiesa inclusiva che descriviamo, per quanto tale uso possa
apparire ridondante e desueto.
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