Venti-cinque
anni sotto il segno della ribellione e della profezia
Paolo
Cugini
Nel
2025, la città di Manaus si ritrova al bivio delle proprie nozze d’argento:
venticinque anni di convivenza con una concessione che prometteva sollievo e
che ha invece generato tormento. È l’anniversario di una unione che, invece di
prosperare, ha alimentato incomprensioni, contrarietà, e tradimenti. Questi
anni sono stati un deserto attraversato dalle speranze e dai patimenti di una
città assetata, in cui le acque — promesse come fonte di vita — si sono
rivelate miraggi.
Il
rapporto tra Manaus e Águas de Manaus vive sospeso, come un filo che
vibra sotto il peso dell’insoddisfazione. Da una parte, la città si fa voce di
una sete inestinguibile; dall’altra, la concessionaria mostra il volto indurito
della negligenza, lasciando che il disprezzo dilaghi tra le strade. Non c’è più
rispetto, non c’è più dialogo: solo il silenzio dei rubinetti e la rabbia che
ribolle nei cuori.
Ci
sono stati momenti in cui il legame si è spezzato e ci si è illusi che il
cambio di società — Lyonnaise des eaux-Suez, Solvi, Águas do Brasil, Aegea
Saneamento — potesse portare una nuova aurora. Ma questi passaggi sono
stati solo veli posati sulle ferite, tentativi di mascherare la crisi che, come
un fiume carsico, è riemersa più forte. Le Commissioni Parlamentari d’Inchiesta
del 2005, 2012, 2023 hanno scavato nelle profondità delle irregolarità,
portando la lotta agli occhi del pubblico, ma senza risolvere la sete.
Il
2025 è l’anno in cui la rabbia si moltiplica: secondo Ageman, da gennaio
a luglio, 1.661 controlli sui servizi idrici e fognari, il 172,7% in più
rispetto all’anno precedente. Il totale delle ispezioni ha già superato quello
del 2024, mentre il vero balzo è nei controlli sulle acque reflue: 1.119
ispezioni, una crescita superiore al 430%. Ogni ispezione è una sentenza, ogni
notifica (63 solo fino ad agosto, 35 per il ripristino dell’asfalto) è un
sussulto profetico che denuncia la trasgressione. Il soprannome ormai diffuso
tra i media, “Mágoas de Manaus”, è il vessillo della lotta: la città non
piange, ma si prepara a insorgere.
La
rabbia si fa carne nelle proteste dei quartieri, come Viver Melhor, dove
la gente insorge sotto striscioni che sono profezie: “La nostra voce è la
nostra sete! Il nostro grido è per l’acqua!”, “Pago l’acqua, ho diritto
a riceverla!”, “L’acqua è un diritto umano, non una merce!”. Ogni
slogan è una fiaccola che illumina la notte dell’attesa, ogni manifestazione è
un passo verso la liberazione. In questo scenario di battaglia, i movimenti
sociali e le organizzazioni civiche si ergono come profeti del nuovo patto,
convocando conferenze, seminari, laboratori — assemblee di lotta e di sogno. Si
chiede alle autorità pubbliche di risvegliarsi dall’inerzia e dall’omissione,
di ascoltare il battito dell’acqua che chiede giustizia e dignità. Il
coinvolgimento della società è un vento che spinge le vele del cambiamento; la
speranza non arretra, la profezia si fa azione.
Manaus
non si piega. La città e la sua gente sono in cammino verso la rottura delle
catene, verso la riconquista del diritto fondamentale all’acqua. La crisi non è
più solo una storia di numeri e di indagini, ma un canto profetico che annuncia
la fine di una lunga notte. Le nozze d’argento della concessione diventano così
il battesimo di una nuova lotta: quella che trasforma la sete in forza, la
protesta in profezia, e il sogno in realtà.
Fonte
dei dati riportati nell’articolo: https://forumdasaguasam.blogspot.com/2025/09/empresa-de-agua-e-esgoto-provoca.html
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