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| Un momento dell'Assemblea |
Un’incredibile esperienza di Chiesa
Paolo Cugini
Domenica
16 novembre si è svolta nella parrocchia San Vincenzo de Paoli, costituita da
sette comunità, più una in formazione, situata in una delle zone più calde
della città di Manaus. Zona calda perché dominata da quel Comando Vermelho (Comando
Rosso), fatto da trafficanti di droga che gestiscono il territorio e dove è
importante apprendere alla svelta come ci si deve muovere e in che orari. Solo
per fare un esempio. Per nove mesi mi è stato proibito di celebrare la messa e
anche di passare in una zono molto povera dove stiamo tentando di costituire
una comunità. Per celebrare la messa in quella zona devo chiedere l’autorizzazione
ai trafficanti locali e, per ben nove mesi, non me l’anno data. Altro esempio.
Nei primi mesi della mia permanenza nella Compensa – adoro essere il parroco di
questo territorio – verso le 23 stavo passando in una stradina del quartiere. Ad
un certo punto del cammino si sono avvicinanti due tizi che mi hanno chiesto: “dove
pensi di andare?” . La domanda e il tono in cui mi è tata posta mi ha fatto
intuire subito che si trattava di trafficanti della zona. Ho, quindi,
prontamente risposto che ero il nuovo parroco della Compensa e che stavo
tornando a casa. “Impari, allora, a dove mette i piedi. Qui siamo nella
Compensa”. Da quel giorno, non sono mai più passato alla sera tardi in quella
zona. Il messaggio mi era arrivato forte e chiaro.
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| Uno squarcio di Compensa |
Che
cosa significa annunciare il Vangelo in questo territorio? Che strategie
pastorali mettere in atto? È stata questa la domanda che ha accompagnato l’annuale
assemblea delle comunità. Più di cento persone si sono fatte presenti. Ormai
sono abituati a convivere in questa situazione. Alle 20,30 le attività nelle
comunità devono terminare: bisogna tornare a casa sani e salvi. Non c’è famiglia
che non abbia da raccontare situazioni drammatiche vissute in questi anni. Non
potendo affrontare il problema droga e traffico in modo diretto, cerchiamo di
aggirarlo moltiplicando i progetti di prevenzione. Negli ultimi due anni si è
sviluppato un grande lavoro di pastorale giovanile, che ingloba anche il
progetto di Capoeira. Attraverso il progetto sociale Margens
stiamo entrando nelle stradine del quartiere – in alcuni punti una vera
ragnatela- per coinvolgere i bambini con proposta gratuite (musica, teatro,
lezioni di inglese e altro). Ciò che mi colpisce di più negli operatori
pastorali è la creatività. Ne inventano di tutti i colori. Ogni sabato preparo
il calendario pastorale della settimana successiva: più di ottanta eventi di
tipo religioso, sociale, ludico avvengono nelle comunità. Il parroco, che sono
io, è presente nelle messe e nello studio biblico. Interessante è che non mi
chiedono nemmeno di essere presente, che era uno dei motivi che mi stressavano
di più quando ero in Italia. Se non ci sono sanno il perché.
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| I giovani della parrocchia che hanno partecipato al Giubileo dei giovani svoltosi nel mese di ottobre |
Nella
seconda parte dell’Assemblea sono state presentate le nuove coordinazioni
pastorali delle comunità. Ogni comunità, infatti, è gestita da una
coordinatrice pastorale, un amministrativo e un responsabile per ogni settore
della pastorale (catechesi, liturgia, decima, salute, giovani, ecc.). Ogni due
anni vengono rinnovate le coordinazioni. Una persona può decidere di rinnovare
il mandato per una volta, poi deve consegnare il mandato. Questo modo di gestire
la comunità è scritto nel direttorio arcidiocesano, frutto di un lavoro
sinodale durato due anni. Quando nel luglio di due anni fa sono arrivato a
Manaus, il Cardinale Leonardo mi ha consegnato il direttorio pastorale e quello
amministrativo e mi ha detto: “studiali. Dovrai lavorare sulle linee pastorali
indicate su questi due testi”. Sono rimasto favorevolmente colpito da queste
parole, perché volevano dire che un prete quando entra in una parrocchia di
questa diocesi non fa quello che vuole: c’è un progetto pastorale da servire.
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| Volontari Caritas di una delle comunità |
Abbiamo,
infine deciso una data in gennaio per dare l’invio ecclesiale a circa 150 tra giovani
e adulti che faranno di tutto nei prossimi due anni per pensare come rendere
possibile la proposta del Vangelo nelle comunità della Compensa. Tra di loro tantissime donne che, non solo celebrano la Parola di Dio alla Domenica, ma si fanno in quattro per visitare gli ammalati, gli anziani, per preparare i pasti per i poveri e tenere dietro al parroco che ogni tanto ne combina qualcuna.




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