Riflessioni, pratiche e sfide del pensiero teologico
che nasce dalla periferia
Nell’ambito
del pensiero contemporaneo, la teologia dal basso si distingue per il suo
approccio radicale e inclusivo. Essa nasce dall’ascolto delle voci che spesso
vengono ignorate, dimenticate o volutamente escluse dalle grandi narrazioni
religiose: le persone emarginate, i poveri, i migranti, chi vive ai margini
economici e sociali. Più che una disciplina accademica, la teologia dal basso è
un movimento, una pratica comunitaria che pone al centro dell'indagine
teologica le esperienze concrete e sofferte degli ultimi, degli oppressi e
degli esclusi. È una teologia dell’ascolto, che pone al centro coro che di
solito sono ai margini e si pone in cammino con loro. È importante sottolineare
questo approccio esistenziale e relazionale richiede tempo, a volte molto tempo
e non è detto che abbia esito. Si tratta, infatti, di avvicinare persone che
solitamente non vengono considerate e, per questo, hanno prodotto dinamiche
difensive, che ostacolano il dialogo immediato.
La
Chiesa cattolica e altre confessioni cristiane hanno iniziato, seppure tra
resistenze e contraddizioni, a riconoscere il valore di questa prospettiva. Si
è dovuto, infatti, abbattere quelle resistenze sorte da una relazione conflittuale,
dovuto alle dinamiche colonizzatrici messe in atto nel tempo, soprattutto nei
paesi in via di sviluppo. Creare relazioni di uguaglianza, rompendo il clima di
sfiducia che si respira, è il primo passo importante per una relazione che
possa produrre una riflessine teologica a partire dagli ultimi. Papa Francesco,
con la sua attenzione ai poveri, ai migranti e agli esclusi, rappresenta un
esempio di apertura verso una teologia che nasce dalla periferia. Le sue parole
invitano a “una Chiesa povera per i poveri”, capace di ascoltare il grido degli
oppressi e di agire concretamente contro l’ingiustizia.
È
importante segnalare che, in molti contesti, parroci e religiose portano avanti
progetti di inclusione, scuole popolari, mense sociali, case di accoglienza,
laboratori di formazione. Tuttavia, il cammino è ancora lungo: persistono forti
resistenze, discriminazioni, chiusure identitarie. La teologia dal basso
rappresenta una sfida costante a non dimenticare il volto di chi soffre. È il
cammino, del resto, che lo stesso Gesù ha percorso, il cammino dello
svuotamento delle proprie categorie culturali che, per noi occidentali, sono di
supremazia sugli altri. Svuotamento che ha come conseguenza immediata il farsi
piccolo, servo per creare quella relazione paritaria che è l’unica capace di
creare ascolto, attenzione autentica.
Questa
prospettiva non è esente da critiche. Alcuni teologi e teologhe temono che il
messaggio religioso venga ridotto a semplice azione politica o sociale,
perdendo la sua dimensione spirituale e trascendente. Altri contestano la
radicalità di alcune posizioni, che possono mettere in discussione dogmi e
tradizioni consolidate. La sfida della teologia dal basso è mantenere un
equilibrio tra la fedeltà al messaggio evangelico e la capacità di innovare, di
reinterpretare la fede alla luce dei nuovi bisogni e delle nuove sofferenze.
Serve dialogo, apertura, capacità di ascolto e discernimento. La teologia dal
basso invita a ripensare profondamente il senso della spiritualità. Non una
spiritualità individualista e ripiegata su sé stessa, ma una spiritualità
incarnata, vissuta nella lotta quotidiana per la giustizia, la pace, la
dignità. La fede diventa cammino, relazione, incontro: la preghiera si fa gesto
concreto, la liturgia si trasforma in azione solidale. In questo senso, la
teologia dal basso propone una nuova visione di Dio: non il Dio distante e
giudicante, ma il Dio che abita le ferite del mondo, che si fa prossimo agli
esclusi, che cammina con chi lotta per la vita, che si fa voce dei senza voce.
La
teologia dal basso è molto più di una corrente teologica: è un appello alla
responsabilità etica e sociale, una chiamata a trasformare il mondo a partire
dalle sue periferie. Essa ci ricorda che la fede autentica si misura sulla
capacità di riconoscere e amare il volto degli esclusi ed emarginati, di
lottare per la giustizia e di costruire comunità accoglienti. In un’epoca
segnata da crisi e disuguaglianze, la teologia dal basso invita a non voltarsi
dall’altra parte, a raccogliere il grido degli oppressi e a camminare insieme,
con coraggio e speranza, verso un mondo più umano e più giusto.
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