Tre settimane di immersione nella realtà amazzonica,
tra incontri, difficoltà linguistiche, accoglienza e nuove consapevolezze
Otto
giovani di Reggio Emilia, accompagnati e preparati dal Centro Missionario
Diocesano, hanno vissuto tre settimane intense nel quartiere Compensa di
Manaus, presso la parrocchia di san Vincenzo di Paola guidata da don Paolo
Cugini, prete fidei donum della diocesi reggiana. Un’esperienza che si è
conclusa, il 28 agosto 2025, con una verifica collettiva fatta di emozioni,
interrogativi e proposte per il futuro.
Elena
sottolinea come questa esperienza sia stata una ricchissima occasione di
conoscenza, resa ancora più preziosa dall’ospitalità nelle famiglie locali.
Tuttavia, la barriera linguistica ha rappresentato una difficoltà concreta:
Elena suggerisce con convinzione la necessità di un minicorso di portoghese
prima della partenza e desidera che in futuro si possano vivere periodi più
lunghi nelle comunità riberinhas, dove il confronto con la realtà locale è
ancora più diretto. Una riflessione che la accompagna riguarda la fede profonda
degli abitanti, che però spesso si confronta con una povertà culturale dovuta
all’assenza di altri libri oltre la Bibbia.
Maya confida che l’impatto iniziale sia stato molto pesante, ma presto la
quotidianità condivisa con le famiglie ha permesso di cogliere la bellezza
della semplicità e dell’essenzialità. Nascono in lei sentimenti contrastanti:
senso di colpa per ciò che la storia europea ha lasciato su questa terra,
rabbia per la gestione locale, gratitudine per la libertà e il benessere
europeo. Maia riflette su quanto la libertà sia limitata nel quartiere e su
come sia necessario vivere questa realtà per comprenderne la profondità.
L’importanza di una guida durante l’esperienza viene evidenziata come
fondamentale.
Lucia
individua nella lingua la barriera maggiore, spesso aggravata dalla difficoltà
degli altri a comprendere cosa si cerca di comunicare. Lucia racconta di aver
incontrato persone dal passato difficile ma ricco, e nota una differenza di
apertura tra Compensa e le comunità riberinhas, dove si percepisce più dialogo.
Ciò che più la colpisce è la testimonianza viva della fede, che si concretizza
nella vita di tutti i giorni, e l’accoglienza ricevuta, che le insegna a vivere
con poco. Le case sulle rive del fiume sembrano lussuose in confronto a quelle
del quartiere; la consapevolezza che per molti quella non sia una parentesi ma
la vita di sempre la colpisce profondamente.
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I giovani con alcune delle famiglie ospitanti |
Federica
racconta di aver fatto molta fatica a inserirsi e si interroga sulla mancanza
di strumenti, nella gente, per porsi domande nuove. Tuttavia, la partecipazione
all’incontro dei gruppi giovanili in parrocchia le regala uno dei momenti più
intensi, grazie a un coinvolgimento affettivo forte e sentito.
Laura
ricorda la paura iniziale e la sensazione di pericolo diffuso, che nel corso
delle settimane lascia spazio a una visione più aperta e fiduciosa.
L’accoglienza calorosa delle famiglie contribuisce a scardinare molti
preconcetti, mentre la lingua resta un ostacolo importante. Laura considera
prezioso anche il sostegno della comunità intorno alla parrocchia.
Davide
viene colpito dalla sporcizia diffusa e dalla scarsa consapevolezza della
stessa da parte della popolazione. Ammira il lavoro del parroco che cerca di
rendere concreti gli insegnamenti evangelici nella vita quotidiana. Propone per
il futuro maggiore collaborazione pratica con la gente, anche in attività
semplici come la preparazione dei pasti.
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Visitando una delle zone più degradante del quaritere Compensa |
Giuseppe
descrive il clima come pesante e lascia l’Amazzonia con più domande che
risposte. Ammira la capacità della comunità di incarnare il Vangelo, che si fa
concreto nella solidarietà attorno alla parrocchia. Si interroga su quanto il
benessere possa invece rendere le persone diffidenti e distanti e riflette su
quanto sia difficile, per sé, abbandonare tutto come suggerisce il Vangelo,
meditato con le comunità.
Simone
evidenzia come la semplicità della vita e una diffusa ignoranza abbiano avuto
su di lui un impatto forte, ma sottolinea anche la grande accoglienza e la
differenza nel modo di vivere la fede, dalla messa alla preghiera.
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Sulla torre del MUSA dalla quale si vede la foresta amazzonica |
Domande,
prospettive e sfide future
L’esperienza
ha fatto emergere, in tutti i partecipanti, la necessità di una preparazione
linguistica più solida. L’incontro con la povertà materiale e culturale, ma
anche con la fede viva e la solidarietà concreta, ha lasciato segni profondi e
domande aperte: come vivere con meno, come mettere al centro la comunità, come
portare a casa uno sguardo nuovo sul benessere e la libertà. Il campo
missionario a Manaus si è rivelato un’esperienza trasformante per tutti. Ognuno
e ognuna dei giovani ha sperimentato i propri limiti, ha condiviso la vita
semplice e autentica della gente di Compensa, ha vissuto il Vangelo incarnato
nel quotidiano. E, tornando a casa, porta con sé non solo nuovi pensieri, ma la
consapevolezza che il mondo - e il proprio modo di abitarlo - può essere visto
con occhi diversi, più aperti e più grati.
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