Paolo Cugini
Siamo troppo abituati a volere subito ciò che
cerchiamo, ad esigerlo, per cui ci sembra assurdo aspettare. Siamo troppo
stimolati dalla nostra cultura ad identificare il bene con l’immediato, che
facciamo fatica a porci in un orizzonte di attesa. Siamo troppo abituati a
fuggire rapidi da noi stessi, che non possiamo permetterci il lusso di fermarci
per ascoltarci. E, così, con il tempo, si affastellano dentro di noi mucchi di
detriti esistenziali, che avrebbero richiesto un po' di attenzione e che, invece,
non avendo incontrato ascolto, giacciono dentro di noi pressionando la nostra
coscienza in cerca di risposte che non trovano.
Siamo abituati: è questo è il problema. Impariamo ad
adagiarci fin da piccoli, su ciò che troviamo comodo, e lo impariamo da altre
persone abituate, adagiate sui sofà della vita, persone che hanno imparato a
identificare la tranquillità con il senso della vita e lo hanno appreso da
altre persone tranquille, serene, che hanno appreso a vivere scansando i
problemi, evitando gli ostacoli. Eppure gli ostacoli ci sono apposta non per
scansarli, ma per affrontarli. È stato Lui, il Signore della vita ad inventarli
gli ostacoli, affinché chi li incontrasse potesse crescere imparando ad
affrontarli questi benedetti, anzi direi sacrosanti ostacoli. Perché è proprio così
carissimo amico, è proprio affrontando gli ostacoli che impariamo a vivere, perché
la vita non s’impara tra i banchi di scuola, ma affrontando i problemi ogni
giorno. La vita non è scritta nei libri, ma la scriviamo noi quando viviamo a
pieni polmoni, affrontando gli ostacoli che la vita ci mette dinanzi.
E ci sono mamme che si alzano presto alla mattina
per fare in modo che i loro piccoli trovino tutto pronto, che non debbano fare
alcun tipo di fatica, che abbiano il solo unico problema di affrontare la
giornata senza fatica, senza dover affrontare gli ostacoli perché a quelli ci
ha pensato già la mamma. E così, poi li trovi quei bambini a quarant’anni che,
nonostante i muscoli e la barba, sono rimasti dei bambini, incapaci ad
affrontare la vita, pieni di paure e di timori, perché invece di affrontare gli
ostacoli hanno sempre trovato una mamma che glieli toglieva prima ancora che li
vedessero. Poveri disgraziati! Che pena questi uomini senza un briciolo di
senno! Che pena questi smidollati, questi mammoni, continuamente in pretesa
dalla vita, sempre pronti a lamentarsi di tutto e di tutti. Perché, ormai lo
sappiamo, che chi si lamenta, chi si alza alla mattina e prima ancora di dire
buongiorno è già pronto a lamentarsi, viene da quel ceppo, proviene da quel
popolo di persone che hanno avuto una mamma viziata che li ha viziati e, in
questo modo, li ha resi insopportabili.
Senza dubbio Maria era una mamma di un'altra stoffa. Di sicuro Gesù, gli ostacoli è stato abituato ad affrontarli sin da bambino. Lo si capisce dal tipo di uomo che è diventato. Non sarebbe mai arrivato alla croce se non avesse imparato a dire la verità e a portare il peso delle conseguenze. Non sarebbe mai risorto se non fosse morte in croce per aver amato i suoi in modo gratuito e disinteressato sino alla fine. Che uomo Gesù! Che grande Mamma ha avuto!
Wow, una pillola di pedagoteologia d'assalto la tua.
RispondiEliminaCome non concordare?
Anche sulla modalità stenica, "d'assalto", che hai scelto per esporre il concetto.
Plaudo.
Grazie.
Fulvio.