UNIVERSITA’
DEGLI STUDI DI BERGAMO
POLITICHE MIGRATORIE
Prof. GIANROBERTO GNESOTTO
Sabato
24 ottobre 2020
Sintesi
Paolo Cugini
Ci rendiamo conto che la costruzione di una società
multiculturale dipende da alcune condizioni e una di questa è la qualità
dell’informazione. Scelta di determinati termini, discorsi che vanno declinati.
Occorre superare la logica del mero mercato. In quest’ottica della
comunicazione corretta nel caso italiano ha dei notevoli sbilanciamenti. Il
rapporto tra mass media e migrazione si rivela problematico. In TV
l’immigrato appare poche volte, non ha voce. Quando viene ascoltato viene fatto
in situazioni problematiche. L’immigrato ha quindi l’aspetto del disperato. Di
fronte all’immigrazione siamo dinanzi ad un problema. Rischio di un’incapacità
di guardare il problema del fenomeno migratorio in modo obiettivo.
Rilevazione
del 7o rapporto dell’associazione Carta di Roma che
analizza come gli immigrati vengono trattati dai mezzi di comunicazione. Assieme a questo aspetto e come conseguenza
c’è il fenomeno di un netto distacco tra il dato reale e il dato
immaginato. Ciò significa che il fenomeno migratorio viene sovrastimato
dai cittadini europei. Difronte ad un 7,2% di presenze il cittadino europeo ha
la percezione di un 16%. Il dato che riguarda l’Italia è ancora più
problematico: presenza reale è il 10% e la percezione immaginata è del 30%. Avere una sovrastima del dato significa avere
un peggioramento delle problematiche collegate. Anche la Spagna, il Portogallo
e l’Inghilterra hanno una percezione elevata delle stime sulle migrazioni. Il
primo aspetto sotto i nostri occhi va imputato alla comunicazione e alla scarsa
informazione, che alimentano i pregiudizi. La nostra
conoscenza è limitata. Il meccanismo più facile è quello della semplificazione
della realtà che si accumula attorno a determinati stereotipi. Lo stesso
meccanismo viene attuato dai mezzi di comunicazione.
Altro dato è che il mezzo
di comunicazione devono rispondere all’utenza. Ogni singolo mezzo di comunicazione
funziona come un’azienda, rispondendo ai propri fruitori in modo tale che
l’azienda non chiuda. Ciò dice delle condizioni in cui la notizia è veicolata.
C’è un tempo di produzione e gli spazi: tutto ciò va ad influire sull’informazione.
Occorre fare una selezione sul materiale ricevuto, oltre a tener conto alla
sensibilità dei lettori di uno specifico giornale. Spesso si mette l’accento su quanto colpisce
l’immaginario collettivo. Spesso la migrazione è collocata come problema più
che un fenomeno. Si potrebbe descrivere l’andamento del fenomeno migratorio in
Italia dal punto di vista dell’informazione nei mass media a partire dal 1973. È
questa la data che viene indicata come inizio delle migrazioni in Italia.
Circa 5 milioni sono gli
immigrati presenti in Italia e altri 5 milioni di italiani che sono attualmente
emigrati all’estero.
Ci sono questi due movimenti. C’è un’identificazione in Italia dell’immigrato
come marocchino. Qui si vede il processo di semplificazione e di
stereotipo. Più tardi viene indicato l’immigrato come vu cumprà. Poi è
stato suggerito un altro termine: extra-comunitario. Altro termine:
clandestino. Cittadino non appartenente alla comunità europea: è la dizione
corretta. Si passa ad una narrazione che genera allarmismo con alcuni termini:
invasione, onda nera che avanza, marea montante. Emblematico come narrazione e
scelta di termine prendere in considerazione su ciò che è avvenuto nel 1991
con lo sbarco degli albanesi in Italia, al porto di Bari. I discorsi,
le parole che vengono scelte all’interno di un vocabolario, le immagini
selezionate, il discorso che viene svolto, ha dirette conseguenze sulla
decostruzione di un contesto culturale. In questa costruzione della realtà che risultata
problematica, ad un certo punto interviene un documento che è la Carta di
Roma. È il protocollo deontologico concernente i richiedenti asilo,
rifugiasti, vittime della tratta, migranti. Siamo nel 2008. Si invitano i
direttori delle testate nazionali. Viene fatto un incontro a Roma per cui si
chiede che ci sia una funzione pedagogica per far si che questo fenomeno avesse
una valenza importante per la costruzione del contesto italiano. Dire ai
giornalisti che il loro compito è anche pedagogico è per il prof
una strategia perdente. Altro aspetto problematico: insegnare ai giornalisti il
loro lavoro chiedendo di dare notizie positive sul fenomeno migratorio.

Ci sono due eventi specifici che preparano la stesura
della Carta di Roma:
Strage
di Erba 2006. 4 persone tra cui un bambino di due anni
vengono uccisi a coltellate. Nelle prime ore viene dato come colpevole un
tunisino marito di una delle vittime e padre della donna uccisa. Viene detto: “se
non è lui è uno come lui”. “Chi fa queste cose non può essere uno di noi”.
C’è dunque il capro espiatorio designato: il marocchino.
2007:
omicidio Reggiani (Roma).
Carta di Roma 2008: osservare la massima
attenzione nel trattamento delle informazioni concernenti i richiedenti asilo,
i rifugiati, le vittime della tratta ed i migranti nel territorio della
Repubblica Italiana ed altrove.Questo tema viene specificato con quattro
corollari:
a. Adottare termini
giuridicamente appropriati sempre al fine di restituire al lettore ed
all’utente la massima aderenza alla realtà dei fatti, evitando l’uso di termini
impropri;
b. Evitare la diffusione di
informazioni imprecise, sommarie o distorte riguardo a richiedenti asilo,
rifugiati, vittime della tratta e migranti. CNOG e FNSI richiamano l’attenzione
di tutti i colleghi, e dei responsabili di redazione in particolare, sul danno
che può essere arrecato da comportamenti superficiali e non corretti, che
possano suscitare allarmi ingiustificati, anche attraverso improprie
associazioni di notizie, alle persone oggetto di notizia e servizio; e di
riflesso alla credibilità della intera categoria dei giornalisti;
c. Tutelare i richiedenti asilo, i rifugiati,
le vittime della tratta ed i migranti che scelgono di parlare con i
giornalisti, adottando quelle accortezze in merito all’identità ed all’immagine
che non consentano l’identificazione della persona, onde evitare di esporla a
ritorsioni contro la stessa e i familiari, tanto da parte di autorità del paese
di origine, che di entità non statali o di organizzazioni criminali. Inoltre,
va tenuto presente che chi proviene da contesti socioculturali diversi, nei
quali il ruolo dei mezzi di informazione è limitato e circoscritto, può non
conoscere le dinamiche mediatiche e non essere quindi in grado di valutare
tutte le conseguenze dell’esposizione attraverso i media;
d. Interpellare, quando ciò sia
possibile, esperti ed organizzazioni specializzate in materia, per poter
fornire al pubblico l’informazione in un contesto chiaro e completo, che guardi
anche alle cause dei fenomeni.
Il codice deontologico viene
diretto all’ordine dei giornalisti, che hanno una ventina di protocolli
deontologici. C’è anche la Carta di Treviso, di Perugia che riguarda il settore
della trattazione di notizie per soggetti che riguardano la sanità. Poi la
carta di Firenze, ecc.
La questione della carta
protocollo deontologico di natura giuridica, per cui i codici deontologico sono
norme giuridiche obbligatorie per gli iscritti all’ordine. Nel 2016 tutte le
carte sono confluite in un compendio dei doveri del giornalista. Per quanto
riguarda la carta di Roma nel compendio è entrato il glossario.
Carta di Roma,
introduzione:
PROTOCOLLO DEONTOLOGICO
CONCERNENTE RICHIEDENTI ASILO, RIFUGIATI, VITTIME DELLA TRATTA E MIGRAN Il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e la Federazione Nazionale
della Stampa Italiana, condividendo le preoccupazioni dell’Alto Commissariato
delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) circa l’informazione concernente
rifugiati, richiedenti asilo, vittime della tratta e migranti, richiamandosi ai
dettati deontologici presenti nella Carta dei Doveri del giornalista - con
particolare riguardo al dovere fondamentale di rispettare la persona e la sua
dignità e di non discriminare nessuno per la razza, la religione, il sesso, le
condizioni fisiche e mentali e le opinioni politiche - ed ai princìpi contenuti
nelle norme nazionali ed internazionali sul tema; riconfermando la particolare
tutela nei confronti dei minori così come stabilito dalla Convenzione delle
Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dai dettati deontologici della Carta
di Treviso e del Vademecum aggiuntivo, invitano, in base al criterio
deontologico fondamentale ‘del rispetto della verità sostanziale dei fatti
osservati’ contenuto nell’articolo 2 della Legge istitutiva dell’Ordine, i
giornalisti italiani
È un paragrafo troppo lungo come introduzione. Qui c’è qualcosa di particolare. Nella
sequenza di questa citazione sarebbe stato opportuno mettere in primo luogo
migranti. Viene messo alla fine dando priorità ad altre categorie, perché
l’alto commissariato dei rifugiati ha voluto marcare il terreno su questo.
Ci sono parole da mettere al bando: extra-comunitario,
clandestino, straniero, persona di colore, minoranze, zingaro. Vanno criticate
e messe al bando.
Extracomunitario:
non va utilizzata perché è scorretta. Cittadino non appartenente all’unione
europea. Extra: indica esclusione, un estraneo, fuori dalla comunità. Ha a che
vedere con una persona fuori dal consorzio di persone conosciute e si convive.
E ‘ un termine superato dai fatti. C’è stata una commistione tra africano,
gente di colore e extra comunitario. Svizzeri e americani di fatto non vengono
mai apostrofati con questa terminologia che diviene discriminatorio.
Clandestino: non
ha aggancio nei testi giuridici. Porta con sé delle presunzioni, che evita
segretezza, legami con la criminalità, nulla a che vedere con persone che non
possono avere accesso ai documenti.
Straniero: è
all’esterno rispetto ad uno che sta dentro. Straniero è l’estraneo rispetto
alla terra, al territorio, non è il cittadino e per questo è l’inquietante.
Minoranze:
capitolo 2 di fratelli tutti. Capitolo 4. Numero 131 viene criticato il termine
minoranze: uso discriminatorio.
Uomo di colore: c'è una poesia di Léopold Sédar Senghor che mette in ridicolo questa espressione.
Zingaro: è
termine eteronimo. È usato nel linguaggio popolare in modo dispregiativo,
negativo e discriminatorio.
Nomadi: di circa
170 mila presenza di Rom e Sinti e in Italia sono il 20% vive in campi Rom.