lunedì 26 ottobre 2020

STANDARDIZZAZIONE E LIBERTA'

 


UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BERGAMO

GLOBALIZZAZZIONE E SCIENZE SOCIALI

Venerdì 23 ottobre 2020

 

Prof: Stefano Tomelleri

Sintesi: Paolo Cugini

 

 

Standardizzazione: standard è un format, un algoritmo che decide chi dobbiamo veder. Non abbiamo una logica del funzionamento dell’algoritmo, che però ha un’influenza sulla nostra vita. Lo standard ci crea un ambiente umanamente sostenibile. La tecnologia ha raggiunto un livello di sofisticazione tale che hanno prodotto delle antropologie implicite. Ciò significa che accettando gli standard proposti, si accoglie una particolare visione dell’uomo, un modo di essere. Dove c’è sicurezza e confort c’è anche perdita della libertà.

O siamo dentro allo standard o siamo fuori. Gli algoritmi selezionano le notizie, idee, e condizionano il nostro immaginario. La Cina ha necessità di controllare gli algoritmi. La dittatura teme le altre dittature. Qual è il ruolo delle agenzie che filtrano le notizie, le immagini che filtrano le notizie?

Coca cola ha fatto una campagna sul movimento. Per smaltire un litro di coca-cola ci vogliono 8 ore di attività fisica. Sono i paradossi dello standard.

La capacità dello Standard è quello di prevedere la realtà. Gli standard tolgono lo spazio di libertà, creando l’illusione della libertà. Ciò non significa che dobbiamo togliere lo standard, perché abbiamo bisogno di modelli capaci di prefigurare il futuro. Lo standard è stato pervertito in uno strumento di influenza sulle persone. Occorre capacità critica.

Delirio del non senso, l’arte della fuffa: “mandami un’email”. Questa è la riproduzione del modello che dobbiamo rendicontare. Chi è il responsabile dello standard? Scompare nel sistema della standardizzazione.



Mary Douglas, come pensano le istituzioni? (Bologna: Il mulino 1990). Pensano come sistemi organizzativi.

Uno dei grandi temi di Goethe è quello di rendere disponibile l’anima. Oggi si crea lo scalpore moralistico. Il punto: perché si ritiene che il tuo corpo diventi disponibile al commercio? È una dimensione culturale.

Marc Augé: c’è una sensazione di eterno presente, senza un futuro, nel senso che ad un certo punto scompare il pensiero sul futuro che aveva caratterizzato i grandi sistemi filosofici prodotti nella modernità.

Siamo sempre disponibili h 24. È assurdo. Si è creato il problema del flusso permanente: devi essere sempre connesso, se no sei fuori.

A questo punto del discorso il problema è: come possiamo riappropriarci del tempo? Abbiamo reso anche il futuro disponibile. Il passato non esiste più e quando neghi il passato neghi l’eredità, che è tutto ciò che portiamo dal passato e dice di un’identità.  L’idea della disponibilità assoluta è nociva alla performance. Porta all’esaurimento delle persone che sono in una organizzazione. Occorre fermarsi. Occorre spegnere il cellulare, dice Marc Augé.

L’immigrato arriva nel nostro flusso e ci arriva a piedi pari e rischia di essere travolto dal capitalismo, da un sistema economico e di pensiero che non gli appartiene.

Domanda: in questo contesto i legami sociali sono ancora possibili?

 

Nessun commento:

Posta un commento