CORSO CARITAS PER OPERATORI DI CENTRO D’ASCOTO
Paolo Cugini
Il cammino di Chiesa intrapreso delle
Unità Pastorali coinvolge anche il modo di vivere la carità. Ci siamo
interrogati su questo tema lo scorso anno, dopo un anno di cammino. Abbiamo
compreso che lo sforzo di camminare insieme doveva passare necessariamente
anche dal modo nel quale ci avviciniamo agli ultimi. Uscire da un modo di fare
assistenzialista, che tende a mantenere i poveri nel loro stato di povertà,
coinvolgendo le persone al puro livello di contribuzione materiale, per
camminare verso quello stile nel quale la Caritas diocesana da anni si sta
muovendo. Ciò comporta una disponibilità all’ascolto, al farsi carico delle
sofferenze dei fratelli e delle sorelle, soprattutto stranieri, che vengono a
bussare alle porte delle nostre parrocchie. La chiesa povera di cui tanto parla
papa Francesco rischia di rimanere sul piano della pura demagogia se non esce
dal modello assistenzialista per incamminarsi verso un atteggiamento più
responsabilizzante.
E’ dall’ascolto che possono iniziare
cammini di liberazione degli stessi poveri. A volte è anche il sistema di aiuti
che non permette ai poveri di uscire da una situazione d’indigenza per
rimettersi in piedi e camminare con le proprie gambe. Gesù ci ha insegnato
questo modello nella parabola del buon samaritano. Non si può pensare di fare
la carità per il semplice fatto che si danno delle cose. Interessarsi della
vita dei poveri, aiutarli a rialzarsi, rimettersi in cammino: è questo che la
Caritas diocesana tenta di fare da anni. Un centro d’ascolto è senza dubbio una
proposta in questa direzione, perché dall’ascolto delle persone in difficoltà
si tenta di mettere in rete le risorse ecclesiali e sociali per elaborare una
proposta, un cammino che si spera il più possibile propositivo.
L’ascolto dell’altro richiede
un’attenzione particolare, richiede capacità di leggere tra le righe. Richiede
anche la pazienza di andare al di là delle resistenze culturali che si
frappongono nel dialogo con chi proviene da altre culture e che non permettono
di cogliere la profondità della richiesta, che va al di la del dato materiale,
anche se necessario. Per questo motivo, il percorso formativo proposto dalla
Caritas diocesana prevede non solo dei momenti di recezione di contenuti, ma
anche un momento di tirocinio nelle strutture che da anni lavorano sul territorio.
L’ascolto delle povertà non consiste solamente in un’audizione passiva di
richieste, ma anche e soprattutto l’elaborazione di una proposta, di un
progetto che esige di essere continuamente verificato, aggiornato, modificato.
La proposta che presentiamo qui di
seguito è sorta da un confronto tra il cammino realizzato in questi ultimi anni
dalla Caritas dell’Unità Pastorale di Regina Pacis con la Caritas diocesana.
Per questo motivo, la proposta che doveva all’inizio riguardare esclusivamente
la succitata Unità Pastorale è rivolta a tutte le Caritas della diocesi che intendono
aprire un centro d’ascolto. Per poter far parte di un centro d’ascolto si
richiedono alcune capacità umane e cristiane unite ad un minimo di competenze.
Saranno proprio queste ultime ad essere fornite dal corso che la Caritas
propone.
Corso:
1.
Orientamenti
biblici spirituali 16 gennaio
2.
Che cos’è un
centro d’ascolto parrocchiale? 30 gennaio
3.
Approfondimento
con le collaborazioni con le istituzioni – 13 febbraio
4.
Tecniche di
ascolto 27 febbraio
Tirocinio
1.
Presenza
affiancando l’accoglienza
2.
Affiancamento ai
colloqui
3.
Partecipazione ad
un’equipe settimanale
·
Il
corso si terrà nei locali dell’Oratorio di Regina Pacis.
·
Le
iscrizioni si raccolgono presso la Caritas Diocesana.
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